1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata a Roma e sono cresciuta a Fiumicino, che poi è il luogo dove io mi sono formata e dove continuo a godere di spazi che fanno parte, tra l’altro, del mio vissuto, come l’irrinunciabile vista del mare. E in questo luogo, in cui hanno sede metà delle mie radici, io trovo la quiete e la pace.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
L’invito o il suggerimento della lettura di un libro agli adolescenti è una condizione in cui mi trovo spesso, essendo io insegnante. Consiglierei sicuramente “L’Alchimista”, “Una barca nel Bosco”, “Cose che nessuno sa”, “L’arte di essere fragili”, “Con parole precise”, “Psicologia web mediata”, “L’ospite inquietante”, “Uno psicologo nei lager”. E potrei andare avanti all’infinito perché c’è un bisogno immenso di lettura in questa società, come esperienza culturale e umana, e nella vita di ogni essere umano per scoprire noi stessi e gli altri, e devo dire che i ragazzi, anche se talvolta a fatica, apprezzano.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Sebbene il contesto ci obblighi a una maggiore praticità e in tal senso la tecnologia ci suggerisce un alleggerimento da qualsiasi punto di vista, la cosiddetta società smart, io rimango una inguaribile nostalgica per quello che è il profumo della carta o l’inebriante sensazione che si prova quando si toccano le pagine di un libro oppure il mirabolante orizzonte che si apre ogni volta che si gira un foglio e, quindi, un nuovo avvenire, una nuova storia, una nuova avventura che si dipana e ci attende. Ecco, io faccio molta fatica ad allontanarmi da questo rituale. Non ci voglio rinunciare e per adesso non ci rinuncio.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Scrittura e lettura sicuramente rappresentano due passioni infantili che mi hanno folgorato nel momento in cui le ho scoperte e in cui mi sono appropriata di questi miracoli. Poi nel tempo sono diventate una modalità più ragionata, più equilibrata, più armonica ma comunque una costante, un luogo in cui ci si poteva rifugiare, raccontare, ritrovare, in cui era normale fantasticare e nello stesso tempo elaborare in modo logico o emotivamente immediato degli stati del cuore e dell’anima, cioè tutto ciò che poi in ognuno di noi, si poteva in qualche modo nascondere. La scrittura mi aiutava a uscir fuori e diventava un’arte catartica e liberatoria.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Per quanto sopra detto, non c’è stata un’idea perché inizialmente è stata proprio l’esigenza immediata di trasferire su carta degli stati d’animo o meglio sul computer perché tutto ciò che è stato scritto è stato elaborato sul mio telefono e talvolta condiviso su facebook. Quindi tutto nasce inizialmente come un diario di bordo. Solo da un certo momento in poi, in qualche modo, ho assistito alla trasformazione di questa situazione un po’ disorganizzata nella volontà, invece, di condividere in maniera più regolare, più compiuta e più completa quanto negli anni avevo in qualche modo espresso.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
È certo che chi scrive anche quando sacrosantemente non ha strade da indicare e non ha certezze da condividere, vuole sicuramente comunicare. Ed è quello che ho fatto io e che faccio ogni volta che scrivo. Scrittura è comunicazione, anche quando pensiamo di scrivere un diario personale. Quindi più che un messaggio c’è, a un certo punto, la volontà, questa sì, di scrivere non solo per se stessi ossia di avere in qualche modo la recondita speranza nonché la percepita sensazione che questa non è la mia storia ma è una storia che riguarda molte donne. Noi donne che siamo appunto donne, madri, sorelle, figlie, compagne e che silenziosamente spesso digeriamo, affrontiamo, comprendiamo, anche con una punta di dolore, ma mai di sconfitta, quello che ogni giorno ci viene posto di fronte.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non lo so se era un sogno nel cassetto. Però, insomma, senza la volontà di ripetermi, ma in realtà è quello che sto facendo, scrivere è qualcosa che mi ha sempre accompagnato. Poi è chiaro che tutti quelli che amano scrivere vorrebbero esser letti, anche se, specie nel mondo della poesia, e qui contravvengo al mio autore di riferimento, benché gli ami tutti, benché nutra una passione per tutti i protagonisti della letteratura, perché chi insegna italiano non può non amare tutta la letteratura, però insomma il mio Montale, passatemi questo possessivo, nel discorso che pronunciò al conferimento del Nobel disse “questa è un’epoca in cui tutti scrivono poesie e pochi leggono poesie”. Quindi, ecco, il sogno nel cassetto di scrivere un libro di poesie non c’è l’ho mai avuto, forse sognavo di scrivere qualche altra cosa anche se poi, per una mia caratteristica personale, non mi sono mai sentita all’altezza, anche se ho sempre scritto. Comunicare, scrivere lettere mi è sempre piaciuto. Nel momento attuale, in cui si sta verificando questa situazione, certo per me una grande gioia c’è. È la gioia di lasciare qualcosa di me.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
I piaceri che accompagnano la scrittura di queste composizioni sono legati ai momenti in cui quando capitava di condividere su facebook dei testi, qualcuno scriveva la sento mia. Quello era un po’ il raggiungere l’obiettivo di una comunicazione che riusciva a dire e a percepire qualcosa che non fosse solo mio ma degli altri, in cui gli altri potessero rivivere perché la lettura è ritrovarsi nelle cose che si leggono.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non ho mai pensato di portare a termine questa raccolta perché non ho mai pensato che potesse diventare qualcosa di definito. Solo da un certo punto in poi, negli ultimi mesi, ho desiderato condividerlo e ne ho sottoposto la lettura ad alcune Case Editrici. Fino a quel momento era rimasto un diario di bordo, condiviso, talvolta, con chi in quel momento si trovava a leggerlo. Quindi non c’erano paure perché non c’era il dramma della pagina bianca poiché quando aprivo una pagina bianca era perché necessitavo di comunicare qualcosa a quella pagina e non solo ad essa.
10. Il suo autore del passato preferito?
Per quanto riguarda gli autori del passato se ci fossero qui i miei allievi, direbbero tutti!!! L’ho appena detto. Tutti!!! Dante, Leopardi, Petrarca ed ancora Ovidio, Virgilio; tutta la letteratura ha un suo fascino, però certo Montale per me è un riferimento, un riferimento etico perché di lui ho dentro una sua affermazione, quella di dire di non chiederci perché non abbiamo risposte, noi possiamo dirti soltanto ciò che non siamo e ciò che non vogliamo e questo è un po’ il mio modo di vivere. La mia modalità un po’ partigiana non sopporta chi non si schiera, per me prendere una posizione è fondamentale e quindi Montale è un autore che pur non prendendo posizioni dirette sapeva da che parte non sarebbe mai stato. E questo in un mondo in cui non è facile avere certezze, avere almeno quella di non voler essere mai in un certo modo è qualcosa che mi ruba l’anima e mi rimane dentro ed è una cifra del mio esistere.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ha una sua utilità. L'importante è leggere e quindi in qualsiasi modo questo avvenga, è ben accolto. Io stessa leggo per i miei ragazzi, inviando loro degli audio. L'ho fatto anche in questo periodo di quarantena, ho letto due libri e ogni sera mandavo qualche minuto di lettura. Quindi sono fiduciosa.