1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è una necessità, un modo per comunicare con gli altri con la possibilità di riflettere su ciò che si dice conservando la spontaneità e la sincerità in quel che si pensa senza alcuna riserva.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
È innegabile che nel racconto, in particolare in qualche segmento narrativo, ci sia qualche aspetto legato alla mia vita, al mio vissuto, alle emozioni provate e mai sopite, al bagaglio di esperienze dirette rivisitate senza i filtri di un opportunismo pur sempre presente o imposto da stati di necessità della vita. La libertà di espressione è un dono che può essere esternato solo in una società davvero libera, priva di preconcetti e apriorismi che condizionano le valutazioni o i giudizi che gli uomini comunque esprimono in modo esplicito o implicito sul conto dei propri simili.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Non sono uno scrittore navigato, per me è stata la prima esperienza che senz'alcun dubbio ripeterei. In ogni caso se dovessi dire che cosa significhi per me scrivere un’opera, direi: è come comporre un mosaico su cui sono trascritti i pensieri, le emozioni, cuciti da una trama autentica con spunti originali, al di là del senso comune o degli orientamenti dei lettori condizionati inevitabilmente dai mass media.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Assolutamente semplice, non poteva essere che: "La ragazza e il monaco", in quanto protagonisti della storia narrata, con una innegabile centralità della donna.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Thomas Mann è il mio scrittore preferito fin dall'adolescenza. Sono tante le motivazioni per cui sono affascinato da questo grande narratore, se volessi elencarle qualcuna direi: per come scriveva, per la sintassi, per la tecnica narrativa, per la profondità dei personaggi descritti nei sui libri. Un particolare ricordo nutro ancora oggi per un suo racconto che mi ha sempre tanto emozionato, letto e riletto più volte: “La morte a Venezia”. Poi perché è un grande scrittore di talento.
6. Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo, voglio sentire la parola, la frase, il pensiero dell'autore toccando con mano il supporto cartaceo su cui è scritta l'opera. Con il libro su un supporto cartaceo è come se si instaurasse una empatia tra il lettore e l'autore.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Quando? Nella piena maturità. Perché: per un bisogno di scrivere che ho sempre nutrito, assopito e a volte cancellato dalle circostanze della vita legate prevalentemente alla mia attività lavorativa di ricercatore e poi di insegnante.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Sintetizzo con una risposta immediata : mi piace credere ad un sogno : la speranza di vedere un domani migliore dell'oggi, in un mondo dove la comunicazione diretta, ormai eclissata e sostituita in gran parte dal virtuale, fagocitata da una web economy, si regga sulla volontà degli uomini di non smettere mai di sognare.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
In semplicità, credo che sia per me una di quelle cose foriere di un significato.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Più persone che mi hanno incoraggiato a continuare.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che sia un buon sistema di diffusione della lettura cosi limitata nel nostro paese. È noto a tutti che in Italia purtroppo si legge poco rispetto ad altri paesi. Tra l'altro, la voce narrante può essere accattivante in generale per un ipotetico lettore, in particolare va a coinvolgere poi quei lettori di grande sensibilità che riescono a vedere non attraverso la vista ordinaria ma per mezzo di altri sensi molto più sviluppati rispetto ai cosiddetti normo dotati.