1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è liberare la mente, rimettere ordine nelle idee. Quando scrivo mi isolo dal mondo esterno, entro in un mondo parallelo in cui le creature mi parlano e vivo con loro le avventure. Per me scrivere è come guardare un film, le scene si creano e io le descrivo; con i personaggi rido, piango, ho paura e così via. E mi arrabbio spesso perché i personaggi non fanno ciò che gli dico! Devo rispettare il loro carattere e se non lo faccio si ribellano, e quando rileggo il testo, ammesso che sia riuscita a scriverlo, le parole sono vuote e dissonanti e quindi ricomincio ascoltando quello che dicono loro e tutto scorre.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Nel libro la mia vita reale si rispecchia nel carattere dei personaggi, quasi tutti sono reali o comunque ispirati a persone reali, che mi hanno insegnato qualcosa, persone con cui ho condiviso avventure, giochi, discussioni.
Poi ci sono le mie emozioni, alcuni passi del libro li ho vissuti realmente, li ho sperimentati su di me, e questo mi ha permesso di scriverli, di riviverli e di guarire quelle ferite. Ora rimangono le cicatrici, ma non fanno più male.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questa avventura è stato un viaggio, una battaglia e alle volte mi ha estenuato. Ho cominciato per scherzo, non credevo che sarei riuscita a scrivere neanche due pagine, ma la penna scorreva, e quando rileggevo le parole erano fluide. È stato un processo lento per riprendere la mia libertà di sognare e fantasticare. E gli amici sono stati fondamentali, sono loro che mi hanno spinto a continuare, uno in particolare che mi ha lanciato una sfida, mi disse: "Non credo che avresti il coraggio di pubblicarlo", in quel momento aveva ragione, per cui testarda e orgogliosa come sono ho continuato, ci sono voluti anni, ma ho vinto la sfida.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata la parte facile, si è creato da solo mentre scrivevo il testo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Più che un libro vorrei un personaggio di un libro, e possibilmente il suo assistente: Sherlock Holmes e il Dr. Watson. Sono certa che troverebbero un modo per tornare a casa, e se non ci riuscissero potrei passare il tempo con i racconti delle loro avventure, e i loro segreti. Se devo accontentarmi Sir Arthur Conan Doyle andrà ugualmente bene.
6. Ebook o cartaceo?
Amo la carta. Amerò sempre la carta. Il profumo della carta dell'inchiostro, il piacere di sentire quello scricchiolio delle pagine che si aprono per la prima volta e il fruscio di queste quando le sfoglio, è unico.
Devo però ammettere che gli ebook hanno i loro vantaggi, puoi averli sempre con te, e non occupano spazio in casa, una cara amica, mangiatrice di libri, ha optato per gli e-book proprio per questo, la conosco dalle scuole medie, e non l'ho mai vista senza un libro a portata di mano.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Questa è una risposta che non ho. Non c'è stato un evento scatenante o un momento particolare, un giorno ho cominciato a scrivere, il testo mi piaceva e così via.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo libro nasce dalle sessioni di giochi di ruolo con gli amici, mentre il master o i miei compagni raccontavano le azioni dei personaggi, io immaginavo le scene e spesso ridevo da sola, quando raccontavo cosa vedevo gli amici mi prendevano per pazza e ridevano a loro volta, non ricordo che scena avessi descritto l'ultima volta, ma uno di loro mi ha detto di scrivere, la mia fantasia era perfetta per creare nuove storie da giocare. presi un foglio, scelsi una penna e tutto ebbe inizio.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Credo di aver pianto per tre giorni, prima di gioia poi di paura poi di nuovo di gioia e così via! Tendenzialmente sono una persona riservata e non amo stare in pubblico e vedere il libro pubblicato voleva dire scoprirsi, altra difficoltà da affrontare, insieme ai giudizi e alle interviste. Dall'altra parte ero stata ripagata di lunghi anni di lavoro e fatica, finalmente potevo rilassarmi.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Le prime versioni del libro sono state lette da tre o quattro amici, la versione definitiva da una cara amica di Milano che mi ha spinto con tutti i mezzi che aveva a pubblicare il libro. Mi ricordo la gentilezza con cui mi ha chiesto di leggerlo e la gioia nei suoi occhi quando lo ha finito, se ne era innamorata. E non mi avrebbe dato pace se non avessi trovato il modo di pubblicarlo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che se sbagliate la pronuncia dei nomi mi potrei alterare! Scherzi a parte (ho provveduto a scrivere un elenco dei nomi con le relative pronunce) credo sia bellissimo che i personaggi prendano voci reali, in fondo fin da piccoli le mamme e i papà ci leggono le favole, allora perché da grandi non possiamo avere i nostri bardi o cantastorie? Mi piace.