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05 Giu
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Intervista all'autore - Michela Carlotti

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un modo per fare cultura. È un impegno alla precisione, perché ogni parola deve rappresentare esattamente il significato prescelto.
Provo un generale fastidio verso l'approssimazione del linguaggio: io stessa mi sopporto poco quando parlo.
La scrittura presuppone conoscenza di cui ne è l'esigente banco di prova.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ci sono i miei pensieri e le mie convinzioni. Gli ideali sociali, politici e di vita.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Questo saggio getta le fondamenta di un pensiero che, se avrò voglia ed energie di approfondire, svilupperò in infinite altre digressioni successive.
È una traccia importante entro la quale possono essere aperte mille altre parentesi altrettanto impegnative.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata una scelta spontanea: un titolo pensato di getto, che esprime ciò che credo sia lo scrivere. Una sorta di sorgente di idee.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei Platone, "L'Apologia di Socrate" per leggere in silenzio e lontano dal mondo e dalla sua fretta, l'insegnamento più incredibile dell'umanità e che purtroppo non si è radicato a sufficienza nella nostra cultura: conosci te stesso, i tuoi limiti e con questa misura stai al mondo.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Qualche mese fa, perché penso molto. Ho un cervello che non riposa mai e credo che alcune idee siano anche interessanti. Forse.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo libro è semplicemente una raccolta estemporanea di pensieri e riflessioni che ogni giorno faccio ed ai quali ho pensato di dare forma.
Credo ci siano spunti di riflessione interessanti sulla fenomenologia di un cambiamento in corso che è talmente veloce da impedire di dar forma e classificazione alla civiltà odierna.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un'emozione strana, bipolare direi: da una parte soddisfazione, dall'altra vergogna.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia figlia.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Interessante e pratico. Adeguato,  giusto e a passo con i tempi.
 
 
 
 
 

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Lunedì, 08 Giugno 2020 | di @BookSprint Edizioni

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