1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato nel 91' in provincia di Bologna e sono cresciuto in una villa di campagna. Durante la mia infanzia passavo spesso le giornate giocando con i miei cani nella natura. Nella mia adolescenza mi sono concentrato soprattutto sullo sport, in particolare avrei voluto fare dell'atletica leggera un lavoro. Poi un brutto infortunio ha spostato le mie energie fisiche e mentali verso lo studio. Se prima dedicavo la mia vita agli allenamenti, dopo ho iniziato a passare le giornate sui libri e nel 2016 mi sono laureato in International Management a pieni voti. Così è iniziato il mio percorso professionale prima in Ducati, e poi nel mondo dell'e-commerce.
Non penso di essere uno scrittore, ma semplicemente una persona che riflette molto sul mondo che la circonda e si "autoanalizza" quotidianamente per diventare una persona migliore. Scrivere per me non è altro che la manifestazione di questo percorso di crescita, nel tentativo di diventare un uomo che si possa definire tale. Una cosa sempre più rara, a mio avviso, in questo mondo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo nei periodi in cui il mio lavoro principale mi lascia un po' di tempo per respirare. Nei momenti più tranquilli, qualsiasi ora della giornata è buona per scrivere.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sinceramente non leggo molti libri. Vivo però con la musica nelle orecchie, quindi rispondo con un artista: Kendrick Lamar.
4. Perché è nata la sua opera?
Come anticipato, il libro si è quasi scritto da solo come conseguenza dei pensieri, tutto qua. Forse ad un certo punto ho avuto la curiosità di sapere cosa ne avrebbero pensato altre persone. Forse ad un certo punto è nata anche la voglia di condividere certe esperienze.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso che mi abbia influenzato per un 50%. Ognuno di noi gira con una borsa di strumenti e risorse che nascono proprio dalle esperienze che abbiamo vissuto, dalle difficoltà che il contesto in cui siamo cresciuti (e viviamo) ci ha messo davanti.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Direi un modo per raccontare la propria realtà. Non esiste una realtà oggettiva e universale, ognuno di noi vede attraverso occhi diversi quello che succede in questo mondo.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il mio libro sarebbe molto più amplio, ma non voglio che persone che non conosco leggano proprio tutto. Soprattutto ho escluso qualsiasi riferimento a religione ed altri argomenti delicati, per evitare di esplicitare contenuti potenzialmente offensivi. Nel mio libro c'è la parte di me che vorrei far conoscere ad una persona che incontro per strada, e non ho mai visto prima.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La persona che ancora non conosco, ma che presto diventerò.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia sorella, mia madre e la mia compagna.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sono una persona un po' "vecchia" dentro, diciamo così. Lavoro nell'e-commerce e non comprerei quasi nulla online. Non uso Social Media a parte LinkedIn (penso che il loro utilizzo stia facendo degenerare la mente delle persone). Sono convinto che un bel libro tra le mani, con quel buon profumo di carta, sia sempre molto meglio di un e-book. Fino a quando non saremo solo coscienze dentro a corpi umani, ma ancora persone vere e proprie, preferirò sempre avere tra le mani un libro. Però sarebbe moto importante sapere da dove arriva la carta di quel libro, come e dove è stato prodotto, ma qui passiamo a tutto un altro discorso...
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Vale lo stesso discorso dell'e-book. Posso aggiungere che far interpretare ciò che leggo da una voce che non conosco non mi piace molto. Preferisco leggere con la mia voce, anche se solo dentro alla testa.