Mi chiamo Ottavio Dantelli.
La mia vita è stata alquanto complicata. Sono nato in Sicilia e vivo attualmente a Torino.
Scrittori si nasce, non si decide.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Alcuni racconti, li ho scritti durante i turni di notte nelle camere mortuarie.
Ad ogni modo, per me, non esiste un luogo di ispirazione, ma non mi devono mai mancare;
il caffè, la sigaretta e lo spinello, poi, posso scrivere ovunque. Anche sulla tazza del cesso.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Lawrence Ferlinghetti, John Fante, Ezra Pound, Edgar Allan Poe, Pirandello, Thomas Mann.
Ma uno su tutti, Charles Bukowski.
4. Perché è nata la sua opera?
Non c’è un perché. Scrivo per pura gioia.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non c’è un contesto sociale, ho sempre pensato, che la vita è come un puzzle, passiamo il tempo a cercare pezzi di noi stessi sparsi qua e là.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi, ma preferisco raccontare la realtà della verità. La vita è piena di furore e rumore. Scrivere per me è il tentativo di mettere in ordine il mondo che sento come un manicomio.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In questo libro io faccio solo da contorno, anche se, mi trovo sempre nel ruolo del protagonista.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno in particolare. Ho fatto tutto da solo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Un libro cartaceo si mastica meglio e lo digerisci subito, sentire scorrere fra le tue dita le pagine dove le parole sono tutto ciò che hai. La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro… ad ogni modo, viva il futuro.
11 Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Se di audiolibro, si intende per i non udenti, beh, che dire, trovo tutto ciò meraviglioso.