1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Amo raccontare le emozioni, le sensazioni, le situazioni che mi hanno commosso, reso felice e procurato reazioni intense, belle e purtroppo anche tristi. Scrivere un romanzo per me è la possibilità di raccogliere un pensiero scaturito all’improvviso, un’intuizione, una percezione come un sogno che si ricorda per pochi minuti al risveglio e si dimentica rapidamente.
Queste emozioni scaturiscono in modo imprevisto, immediato e nelle più svariate condizioni esterne... devo trascriverle immediatamente poiché sono estremamente volatili, fugaci come se fossero scritte su di una morbida spiaggia dove le onde lentamente ma inesorabilmente le cancellassero con il loro passaggio.
Conservo ancora una tovaglietta-menu di carta di una pizzeria che rovesciai sul tavolo scrivendo sul retro quanto mi era improvvisamente venuto alla mente: la pizza si raffreddò ma la sensazione che trascrissi mantenne tutto il suo calore del primo momento...
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ho trasferito nel romanzo tanta parte delle mie esperienze di vita: l’amicizia con gli scienziati responsabili del Centro di Radioastronomia creato a Medicina in provincia di Bologna con i quali ho anche condiviso la stesura della sceneggiatura di lavori multimediali rivolti a studiosi, appassionati ma in particolare ai giovani nel tentativo di aiutarli a “sollevare” lo sguardo su orizzonti più ampi di quelli che li ammaliano sin dalla giovane età.
Poi le esperienze di tanti anni quale responsabile dell'ufficio titoli e consulenza della sede di Bologna di una Banca di rilievo nazionale, assieme a stage di perfezionamento a New York e a Dublino, che mi hanno portato a vivere in prima persona, nei colloqui giornalieri con il pubblico, la conflittualità tra le oneste aspettative delle famiglie e le pressioni di un sistema Paese in crescente perdita di valori; in tale ruolo ho anche potuto seguire le complesse vicende italiane degli ultimi decenni con il supporto di informazioni riservate e “non depurate“ provenienti dalle “stanze finanziarie dei bottoni“ italiane ma anche da quelle estere con le quali ho potuto mantenere per anni uno scambio informativo riservato e giornaliero.
Poi le passioni hanno sempre occupato tutti gli spazi liberi della mia vita: l’amore per il mare, vissuto anche con la fotografia subacquea; la video-fotografia che ho recentemente anche sviluppato con lunghi tour in fuoristrada acquisendo a tal fine il primo ed il secondo livello di brevetto della Federazione Italiana Fuoristrada. Ho potuto così allargare gli orizzonti raggiungendo luoghi in Italia ed in altri Paesi nei quali lo splendore della natura mi ha consentito di estendere il campo dei miei sogni.
Infine purtroppo anche le diverse esperienze ospedaliere, per interventi molto gravi, che hanno contrassegnato la mia vita con lunghi periodi d’angoscia alternati a flash di speranza: fortunatamente, con le cure subite e con la vicinanza e forte sostegno di mia moglie e della mia famiglia, ho ottenuto un recupero completo arricchito anche da una maggiore consapevolezza dei veri valori della vita e rafforzato da un nuovo riposizionamento delle priorità.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Il mio romanzo è stato definito dai miei lettori come un avvincente techno-thriller che poggia apparentemente su studi e sogni di un possibile futuro ma che ha però la finalità precisa di trasferire la sintesi di un'intera vita impegnata in finanza internazionale e su fronti diversi ma con un filo conduttore comune costituito dalla passione per i valori della vita e del vivere sociale.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non è stata semplice per i tanti argomenti che vado ad affrontare con il filo conduttore dell’analisi delle radici profonde della psiche umana: ho deciso infine di sostenere un messaggio di speranza sia con la parola Genesi sia con il nome di Hemera che era un personaggio della mitologia greca, una divinità primordiale, che rappresentava il giorno quindi la vita, la speranza dopo la notte.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Le opere di Arthur C. Clarke, l’autore dei romanzi più belli di fantascienza noti anche per l'attenzione alla verosimiglianza scientifica nelle sue immaginifiche visioni futuribili: da ricordare in particolare il suo romanzo “2001: Odissea nello spazio” ispirato al suo racconto “La sentinella”.
Porterei inoltre le sceneggiature scritte per l’intera serie dei film di Stanley Kubrick e se potessi immaginare di potermi portare un pad porterei anche i suoi film, per l’incredibile ed ampia analisi delle diverse sfaccettature della psiche umana.
6. Ebook o cartaceo?
Personalmente sono un assiduo utilizzatore di libri in formato digitale in particolare per la grande comodità di poter avere a disposizione un grande numero di opere in vacanza o in lunghi viaggi ma devo dire che se un romanzo mi ha particolarmente colpito lo andrò poi a comperare anche in formato cartaceo per il piacere fisico di ammiralo tra le mani e poterlo annoverare nella mia libreria. Mi fa piacere riportare un aneddoto raccontatomi da una mia parente: “Non avevo resistito ed avevo acquistato in formato cartaceo un’opera di oltre 1.200 pagine pur sapendo che avrei avuto grandi difficoltà nel gestirlo per il peso durante la lettura: infatti così fu e decisi allora di acquistarne un’altra copia per soli 3 euro in una bancarella di libri usati al fine di sacrificarlo tagliandolo in due parti da oltre 600 pagine per una più facile lettura. Alla fine però accadde un fatto imprevisto: non trovai il coraggio di gettare il libro sacrificato: mi ci ero affezionata... Così ora fa bella mostra di sé nella mia libreria anche il libro spezzato, con un vistoso riassemblaggio sul dorso fatto con nastro telato, a fianco dell’altra copia quasi inutilizzata”.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho sempre amato scrivere, nell’ambito delle mie attività e passioni: ad esempio ho scritto tante e lunghe recensioni di film che mi avevano molto coinvolto ed alcune di queste sono state fornite e diffuse su pubblicazioni di cultura cinematografica. Ho scritto anche racconti gialli che dovrei però completare per proporli alla pubblicazione.
Ma il desiderio di scrivere correva a fianco del mio principale lavoro di analisi finanziaria così da anni, anzi da decenni, ho raccolto dati e scritto appunti nella convinzione di poterle utilizzare nel futuro nelle mie opere. Conferme che maturavo nel tempo a seguito di orrende guerre fatte esplodere per la conquista di nuove ricchezze, genocidi sostenuti da fanatismi ideologici, leader eletti al solo fine di proteggere e favorire classi prevalenti... Eventi che hanno portato la razza umana a distruggersi nei valori, con atteggiamenti agnostici.
Così è cresciuto in me il desiderio e l’ansia di descrivere la visione sulla cecità della politica mondiale e sull’arroganza delle potenze economiche che l’hanno influenzata e manipolata con un fanatismo collettivo e contagioso, simile ad un virus… Un’ideologia di puro egoismo ed utilitarismo finanziario che ha distrutto i cardini sociali delle popolazioni occidentali, sacrificandoli sull’altare del dio pagano della “produzione”, della “crescita” per una sempre maggiore ricchezza in mano ai soli eletti e l’abbandono al loro destino dei deboli, degli anziani, dei cosiddetti “improduttivi”.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Per anni ho accarezzato l'idea di comporre un romanzo che racchiudesse i miei pensieri e le mie passioni al fine di pubblicarlo: la scintilla che mi ha dato lo spunto e la forza iniziale per superare l'abbrivio si è accesa in una calda e luminosa giornata nell'estate del 2002.
Ebbi la fortuna di poter seguire mia moglie Maria Cristina, nella sua attività di grafica e videoproduzione di documentari, all'incontro e colloquio che avvenne a porte chiuse all'interno dell’antica libreria della Specola Vaticana di Castel Gandolfo: fu un dialogo di alto livello tra Monsignor George Coyne e l’Ing. Stelio Montebugnoli.
George Coyne in quei giorni era direttore del Dipartimento di Astronomia dell’università di Tucson e contemporaneamente Direttore della Specola vaticana a Castel Gandolfo nel difficilissimo ruolo di “ponte“ tra la scienza e la religione, con frequenti incontri con Cardinali e Vescovi: un gravoso impegno per aprire le menti “ortodosse“ alle sconvolgenti scoperte riguardanti l'Universo che potevano minare alle radici i dogmi della religione in mancanza di comprensione ed accettazione.
Divideva la sua vita tra gli studi nel grande telescopio posto sul monte Graham in Arizona ad oltre 3.000 metri di altitudine, tra la docenza universitaria e tra gli incontri in Vaticano e nella Specola vaticana. Fu Papa Luciani, Giovanni Paolo I a nominarlo, uno dei pochissimi atti compiuti durante il suo brevissimo pontificato. Divenne poi consigliere di fiducia ed uomo di scienza di Giovanni Paolo II per tutto il suo pontificato di 30 anni; fece anche riabilitare dalla Chiesa l’astronomo Galileo Galilei che aveva osato affermare, nei primi anni del 1600, che la Terra non fosse al centro del sistema solare.
Ricordo ancora oggi parola per parola quel dialogo: una frase in particolare mi colpì per la grande intelligenza e lungimiranza sul grande quesito della vita in altri pianeti:
"Con quale presunzione ed arroganza possiamo pensare che Dio abbia creato tutto questo immenso Universo solo per noi sulla Terra in mezzo a miliardi di altre stelle e pianeti?"
Una frase che ho ripetuto per anni nella mia mente ogniqualvolta ho alzato lo sguardo al cielo osservando le stelle per poi decidere infine d'inserirla nel frontespizio del mio libro con la volontà anche ora di cercare di tramandarla dopo la sua morte recentemente avvenuta all’età di 87 anni.
Grazie Monsignor Coyne!
Ringrazio ancora l’Ing. Stelio Montebugnoli, allora Direttore del Centro di Radioastronomia di Medicina (Bologna) dell’I.N.A.F., per l'opportunità che ci offrì.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sicuramente una grande emozione! Nel mio caso l’ho prima costruito mattone per mattone trascrivendo dati reali, idee e pensieri poi sono passato alla stesura che mi ha impegnato per quasi due anni. Poi la decisione di offrirlo per la lettura, con trepidazione. Ed è in questa fase che ho provato le emozioni più intense con i primi commenti: inizialmente stampato con la mia laser e consegnato da leggere a mia moglie poi ad un paio di amici, poi rincuorato dal sostegno, a persone che stimo molto per la loro attività culturale ed artistica consegnandolo rigorosamente a mano anche se lontani… non si sa mai. Infine sull’onda dei commenti che mi hanno entusiasmato (inseriti senza eccezioni nel mio sito web) ho affrontato il variegato mondo dell’Editoria. Un lavoro impegnativo, facendo anche scoperte sorprendenti, che mi hanno portato a conoscere chi mi ha dato fiducia, la BookSprint Edizioni, che mi ha aiutato nella fase di rifinitura con il grande supporto fornitomi dai suoi professionisti molto bravi. Ed eccolo infine concreto, da poter toccare, come lo si era sognato!
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie Maria Cristina che ha vissuto con me tutte le esperienze belle ma anche tristi in oltre quaranta anni di matrimonio e che ha sempre rappresentato per me un sicuro riferimento per ogni valutazione e decisione a volte frenando saggiamente alcuni miei avventurosi desideri.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente amo gli audiolibri per il settore della narrativa, diversamente però per il ramo dei libri tecnici, storici o scientifici per i quali ritengo, a mio parere, che sia fondamentale un supporto fisico.
L’audiolibro potrebbe anche essere definito come un ponte, una soluzione intermedia, tra un romanzo ed un film realizzato su quella trama ma penso che possa avere, se ben realizzato con una valida regia di supporto, un valore culturale ed emozionale molto superiore; una creazione affrettata dell’audiolibro può invece svilire profondamente l’opera.
Un film per essere realizzato deve passare tra le mani di uno sceneggiatore che ha il difficilissimo compito di trasformare la parte, spesso preponderante, di narrazione “fuori campo” dei pensieri, delle emozioni dei personaggi oltre alla descrizione dei luoghi, raffigurazione delle comparse collaterali alla trama, dei loro flash-back e delle loro storie parallele. Un lavoro spesso impossibile a realizzarsi anche con l’aiuto di un bravissimo regista che ne completa l’opera di trasformazione in immagini e dialoghi. Il tutto quasi sempre si traduce in riduzioni e tagli che deludono il lettore alla vista del film.
L’audiolibro invece non toglie nulla all’opera scritta ed inoltre lo arricchisce con quello che considero sia il suo vero valore aggiunto: quello di far vedere e sognare con la propria fantasia un film.