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BookSprint Edizioni Blog

04 Apr
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Intervista all'autore - Duilio Carpitella

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono arrivato a Roma dalla Sicilia con la mia famiglia d’origine quando avevo dieci anni. Diciassettenne, dopo aver frequentato il Liceo Artistico, mi sono iscritto alla Facoltà di Architettura, coltivando però anche la pittura. Mi sono appassionato già prima della laurea a certi studi di geometria che m’avrebbero poi impegnato per anni. Successivamente mi sono anche occupato di grafica e illustrazione, partecipando nel frattempo ad alcune mostre nei settori della divulgazione matematica e dell’artigianato ceramico.
Ho quindi esercitato la professione di architetto nel campo dell’arredamento. In seguito mi sono dedicato all’invenzione di giochi topologici e strategici in scatola. Solo recentemente, incoraggiato dai miei familiari, ho preso in considerazione l’attività di narratore anche al fine di superare, con approccio autoironico, un particolare periodo della mia vita.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
L’attitudine alla scrittura mi si presenta in modo saltuario ed imprevedibile, senza alcuna regola apparente.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Italo Calvino. Ad una delle sue “Città Invisibili” ho anche ispirato uno dei miei più riusciti giochi di strategia.
 
4. Perché è nata la sua opera?
All’inizio l’idea di scrivere un libro m’era del tutto estranea. Tutto è nato infatti da una serie di autoscatti eseguiti per gioco e inviati scherzosamente a parenti ed amici dopo averli corredati con didascalie improvvisate. Però, man mano che la sequenza proliferava, è emersa la propensione spontanea a concatenare il tutto in un coerente sviluppo narrativo. Solo più tardi è nata la decisione di elaborare qualcosa di più impegnativo e coinvolgente come un vero e proprio racconto; si è trattato di un’esigenza legata al clima emotivo che caratterizzava quel mio momento.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il mio nonno materno gestiva una libreria e mio padre insegnava matematica e fisica. Io da ragazzo sfogliavo di nascosto dei volumi che i miei genitori conservavano gelosamente sotto chiave. In realtà si trattava perlopiù di testi riguardanti le Belle Arti. La mia formazione culturale s’è infatti sempre orientata di preferenza verso le Arti Visive. Un analogo sviluppo ha avuto anche la mia cultura musicale.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Il mio racconto ha un carattere autobiografico, ma solo in forma metaforica: infatti, nel complesso, gli sviluppi della vicenda narrata assomigliano in senso traslato alla visione retrospettiva che ho del mio vissuto. Si può dire che il mio libro sublimi in chiave fantastica le vicende reali del mio passato.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Certamente c’è fortemente la traccia del disagio, da me tante volte vissuto in passato, per situazioni che percepivo come a me non congeniali. Alcune descrizioni presenti nel libro s’ispirano poi a sensazioni fisiche da me realmente provate, talvolta molto tempo fa: ricordo in particolare certe alterazioni percettive su di me prodotte dalle anestesie subite presso uno studio dentistico o dai cali di pressione conseguenti ai prelievi di sangue. In altri casi c’è invece soltanto la memoria di circostanze effettivamente esperite in sogno o nel dormiveglia.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
A parte le ripetute sollecitazioni alla scrittura da parte dei miei familiari, l’elaborazione del testo e delle immagini che lo integrano è avvenuta in modo del tutto autonomo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alle due persone con cui vivo: mia moglie e mia suocera. Devo confessare che m’hanno indotto loro a pubblicare il mio racconto.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Penso che le esigenze e gli orientamenti differenziati del pubblico andrebbero assecondati con l’offerta variegata dei canali disponibili, perlomeno fino a quando non dovesse nettamente emergere una preferenza di fruizione.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ritengo che, seppure in espansione, sia un fenomeno destinato a rimanere di nicchia, legato a quelle persone che per le loro limitazioni fisiche o per l’esiguità del loro tempo libero possono affidare la propria fruizione solo o prevalentemente a un canale acustico.
 
 
 
 
 

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Sabato, 04 Aprile 2020 | di @BookSprint Edizioni

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