1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Mi è sempre piaciuto scrivere fin dai tempi della scuola; in italiano scrivevo bene, delle belle storie, ma sempre con un problema: andavo fuori tema!
Ho continuato con il piacere di scrivere anche quando sono diventato architetto perché, insieme a schizzi e foto, gli appunti mi aiutavano nei progetti.
Diventato giornalista pubblicista ho iniziato a vedere la scrittura in maniera professionale, a strutturare i miei articoli in maniera diversa quando parlavo di architettura e quando di viaggi e itinerari.
Questo percorso mi ha portato a scrivere i primi libri fino a questo romanzo permettendomi di provare nuove emozioni: la possibilità di concentrarmi e isolarmi in un mondo mio all’inizio per poi, alla fine del libro, raggiungere la vita degli altri con la speranza che la lettura dei miei pensieri e messaggi li aiuti ad arricchirsi di nuovi punti di vista.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Questo libro nasce proprio da storie legate a luoghi e persone della mia vita che intrecciate alla fantasia e sogni diventano il romanzo Binari.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho iniziato a scrivere quest’opera un po’ per scherzo, un po’ per caso e quando ho capito che stava diventando qualcosa di serio è nato lo stimolo a continuare: a quel punto mi ci sono appassionato e al divertimento si è affiancato l’impegno e la concentrazione. Nonostante ciò ad un certo punto ho avuto un blocco che non pensavo di superare: sono arrivato poi alla fine è questa è stata una grande soddisfazione. È passato poi molto tempo per arrivare alla pubblicazione, ma questo lungo percorso è servito a darmi forza e rinnovare la convinzione che se vuoi, puoi.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Inizialmente sono stato deciso nel scegliere il titolo “Binari”; dopo aver fatto tradurre il romanzo in francese per farlo leggere allo scrittore Levy con un titolo che era “Le biplan, la lune et autres histoires” , ho pensato di dare questo titolo “Il biplano, la luna e altre storie”. Alla fine sono tornato al titolo originale.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei il libro “Siddartha” di Hermann Hesse perché l’ho letto per la prima volta a sedici anni e varie volte a distanza di anni lo rileggo: è sempre diverso, ma attuale.
Uno scrittore che vorrei con me è Andrea De Carlo.
6. Ebook o cartaceo?
Assolutamente cartaceo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non c’è un momento preciso e non considero quella dello scrittore una carriera, quanto meno per me. Vivo lo scrivere come una passione, una missione, un piacere, qualcosa che fa parte di me e del mio vivere.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nasce da un desiderio di trasformare in realtà dei miei desideri e sogni, dall’incontro di alcune persone, dalla casualità di leggere i romanzi di Marc Levy e scoprire delle vite parallele, sia nei suoi libri che nelle nostre storie personali.
Nasce dalla voglia di lanciare un messaggio di ottimismo e di ricerca di valori andati un po’ persi.
Il mio romanzo inizia Marsiglia città che conosco per aver realizzato lì e nei dintorni alcuni progetti di designer: l’incontro con Marc Levy viene fissato da lui in una libreria di Marsiglia dove deve presentare il suo ultimo libro...... quindi casualità, destino....quindi binari che corrono in direzioni diverse oppure paralleli o verso la stessa destinazione.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un “piccolo parto” : come avviene parallelamente nella mia vita di architetto e designer quando vedo crescere un progetto fino alla realizzazione.
Le stesse emozioni di vedere un bimbo nascere e seguirlo nella sua crescita.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ho fatto leggere il libro ad una carissima amica che mi conosce profondamente, senza essere un genitore o parente o la moglie o la compagna o la fidanzata.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come uno smartphone è uno strumento utile, sicuramente d’aiuto nel lavoro, ma nella lettura di un libro che leggo per piacere preferisco leggerlo io e non sentire qualcun’altra che lo legge per me.