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BookSprint Edizioni Blog

03 Mar
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Intervista all'autore - Giovanni Romano

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Napoli 53 anni fa. A 26 anni per motivi di lavoro mi sono trasferito a Cagliari, città che ancora oggi a distanza di 15 anni porto nel cuore. Non solo perché, come tutta la Sardegna è una terra fantastica, ma anche per motivi affettivi. Durante la permanenza in Sardegna ho gettato le basi per la mia vita professionale e personale. Basti pensare che i miei tre figli sono nati tutti a Cagliari. Come e quando ho deciso di diventare scrittore?... Forse lo sono sempre stato. Sin da ragazzo mi è sempre piaciuto scrivere. Chi mi conosce ha sempre detto che ho molta fantasia. Scherzo… Non mi sento affatto uno scrittore. Credo che sia più giusto dire, che ho solo avvertito il bisogno di trasferire su un foglio ciò che sentivo dentro e condividerlo. Scrivere è quel momento della giornata in cui mi gusto la libertà di poter decidere il destino, mentre ciò che mi circonda resta intrappolato nella realtà.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Purtroppo solo la sera!
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono vari gli autori che prediligo a secondo del genere che ho voglia di leggere. Giusto per fare qualche nome dei più recenti posso citare Nicolas Sparks, Elena Ferrante. Scrittori molto diversi tra loro per genere, ma entrambi hanno catturato la mia attenzione.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Come ho detto prima, sentivo il bisogno di veder concretizzate le mie fantasie, ma anche perché ad un certo punto della mia vita, ho avvertito il bisogno di lasciare qualcosa di tangibile a mia moglie ed ai miei figli.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto. In particolare mi ha stimolato un professore di italiano delle scuole medie. Credo che per l’epoca fosse una persona innovativa. Con ogni probabilità devo a lui la passione per la scrittura. Ancora ricordo un esercizio che spesso facevamo. Chiamava due alunni e ad ognuno chiedeva di scrivere una parola senza conoscere cosa stesse scrivendo l’altro. Con queste due parole dovevamo scrivere “un tema”. Anche se eravamo liberi di esprimere ciò che volevamo, spesso era molto difficile.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Secondo il mio modesto parere può essere entrambi. Entrare nel dettaglio, diventa un po' complicato. Si può avvertire il bisogno di scrivere per tanti motivi. Credo che molto dipende da ciò che ti circonda, dal tuo stato d'animo, da quello che vuoi comunicare e condividere.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C’è tanto di me. Nel libro parlo di amicizia, di amore. Amore in tutte le sue forme. Credo tanto in questi due sentimenti. Penso che siano entrambi l’essenza della vita, non riesco a pensare ad un’esistenza senza amicizia e senza amore. E poi tra l’altro hanno come collante un valore per me fondamentale, la fedeltà. Forse sarò un sentimentale? Non lo so, ma solo pronunciare la parola amore o amicizia mi commuove.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si. La mia famiglia.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La mia prima lettrice è stata mia figlia. Sebbene sia stata molto critica, mi ha aiutato tantissimo, ma non sono sicuro che sia la mia prima fan, nonostante continui ad essermi vicino nella stesura del secondo romanzo.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo di sì. Anche se da romantico amo il cartaceo, non sono contro l’ebook. L’importante è leggere, perché è fondamentale per la formazione caratteriale e culturale.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come ho detto prima, a tutto ciò che ci avvicina ad un libro sono favorevole.
 
 

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Martedì, 03 Marzo 2020 | di @BookSprint Edizioni

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