1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Piacenza nell'ormai lontano 1951. In città ho seguito le scuole fino al termine del liceo classico. Ho quindi vissuto in prima persona (sia pur da moderato) il periodo - ormai storico - del '68. Successivamente mi sono iscritto alla facoltà di medicina e chirurgia a Parma... ma non era la mia strada: alla fine mi bastava la vista del sangue per stare male! Così, per 5 anni ho diretto l'azienda agricola di famiglia e poi sono stato assunto alla Banca di Piacenza, dove pensavo di restare fino al raggiungimento del minimo della pensione per poi riprendere l'attività di imprenditore agricolo. Purtroppo, ogni volta che si avvicinava, il termine per poter andare in pensione veniva via via procrastinato, finché non fu completamente eliminato.
Quando la Banca, in modo imprevisto, decise per un piano esuberi, penso di essere stato il primo ad aderirvi. Mi sentivo molto esuberante! Nel frattempo, però, non mi sono limitato al lavoro, ma ho coltivato vari interessi: la Storia, l'Arte e la scrittura (che ho sempre amato). Quindi, oltre i viaggi e gli studi di storia, nel 1995 sono stato tra gli organizzatori della mostra "Templari a Piacenza - le tracce di un mito" e dei due convegni internazionali abbinati che si sono tenuti nello stesso anno a Chiaravalle della Colomba. Poi ho collaborato all'organizzazione della mostra dedicata alla Via Francigena e al successivo convegno sul problema dell'attraversamento dei fiumi nel medioevo. Nel '98 ho pubblicato, per i tipi de "La Pilotta" di Parma, il volume "L'altare e la polvere" dedicato alla storia dell'Ordine del Tempio. Dal '95 sono direttore responsabile della rivista "Panorama Musei" che, pur trattando argomenti diversi, si occupa principalmente dell'attività dei musei di Piacenza e provincia. Col tempo libero finalmente a disposizione ho potuto dedicarmi con maggior impegno alla scrittura, fino ad allora limitata agli articoli per la rivista.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In genere alla sera, nel silenzio, con la televisione spenta e senza distrazioni intorno.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Indicare un solo autore è problematico. Dovendo scegliere, per quanto riguarda la narrativa, direi James Rollins. Ma mi piacciono anche Ken Follett e Wilbur Smith. Tra gli italiani Valerio Massimo Manfredi e Marco Buticchi. Sempre piacevoli - dal punto di vista strettamente storico - anche le opere di Franco Cardini e Simonetta Cerrini.
4. Perché è nata la sua opera?
Dopo aver letto i miei primi romanzi, molti amici, che si erano appassionati alle mie letture, mi hanno spronato a scrivere ancora. Come dicevo poco fa, ho sempre amato la storia. Anche se il mio periodo preferito è quello che viene solitamente definito "medioevo", ho voluto qui affrontare un altro periodo altrettanto ricco e intrigante: l'ultimo decennio del XVIII secolo, con le nuove idee che nascevano e si sviluppavano, la Rivoluzione francese e l'arrivo fulminante di Napoleone. Ma questo non mi bastava: ho voluto confrontare questo periodo di sconvolgimenti in Europa e in occidente con quello che era l'impero cinese di allora. Mi intrigava approfondire il contrasto tra occidente (in evoluzione anche rivoluzionaria) e l'oriente (immobile nella sua tradizione). Così, pur cercando di rimanere aderente al massimo alla realtà storica, sono "nati" i protagonisti di questo racconto.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso che tutto il contesto in cui si vive e si cresce, anche se inconsciamente, influisca sullo sviluppo di ognuno di noi. A questo si aggiungano le letture, gli studi e gli interessi personali. Indubbiamente le letture (siano queste studi, romanzi o articoli) influiscono molto sul proprio modo di pensare e di scrivere. Riconosco anche di aver avuto la fortuna, a scuola, di aver avuto dei validissimi insegnanti (non tutti) che amavano e mi hanno fatto amare le loro materie. Più difficile stabilire "quanto" e in che parti tutto questo abbia influito.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Bella domanda! Scrivendo - anche senza volerlo - si parla di proprie personali esperienze, e quindi si resta nella "realtà"; indubbiamente però, quando si scrive (soprattutto se si parla di romanzi) la fantasia diventa padrona a tal punto che il racconto acquista quasi una vita propria e - spesso - la conclusione non è quella che immaginavi quando hai cominciato a scrivere. Alla fine i personaggi acquistano quasi una vita propria e tu stesso, che li hai "creati", ti accorgi di non gestirli più. Mentre scrivi, è quasi come se tu stessi leggendo qualcosa che non sai e non immagini dove possa condurre. Addirittura la scrittura diventa tanto veloce e diretta che, poi, alla rilettura, ti accorgi di aver saltato delle parole, tanto la mente era più veloce delle dita.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Qualcosa, sì. Peno sia impossibile inventare un personaggio senza inserire qualcosa di sé. Idee, esperienze, conoscenze... qualcosa di te, comunque, salta fuori. Magari cercando di sminuire difetti e vizi (tanti), mentre cerchi di mettere in rilievo soprattutto le (scarse) virtù.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi i miei studi e i miei viaggi. Non riesco ad individuare una persona in particolare. Forse mio padre, che mi ha ispirato alcuni atteggiamenti del "vecchio conte Carlo Felice".
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie: è la mia prima cavia e la mia critica più severa. Ma con le sue critiche mi aiuta a integrare il racconto con particolari che a me sfuggono. In più, lei legge molti più romanzi e molto più in fretta di me, quindi direi che ha più esperienza. In più odia la Storia e, essendo i miei soprattutto romanzi storici, mi segnala i pezzi da tagliare o da alleggerire.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse anche a causa della mia età, io mi sento ancora molto legato "alla carta". Riconosco comunque l'incontestabile comodità dell'e-book, soprattutto se si legge in vacanza o in occasione di viaggi.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ammetto che per me è ancora un mondo sconosciuto. Sicuramente utile se rivolto ad un pubblico ipovedente.