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BookSprint Edizioni Blog

28 Gen
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Intervista all'autore - Vittorio Benini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato ad Arborea, in Sardegna, il 30 Dicembre del 1952 ed ho vissuto nella terra dei nuraghi sino all’età di quattordici anni. Dal ’67 a Cesena, in Romagna, città natale dei genitori Lucio e Marisa, dove ho frequentato l’I.T.I. e conseguito il diploma in Telecomunicazioni.
Dopo il servizio militare, presso il corpo dei paracadutisti della Folgore, mi sono iscritto all’I.S.E.F e divenuto insegnante di Scienze Motorie, sino al pensionamento avvenuto tre anni fa. La pallavolo è stata mia compagna di vita, amante non segreta, prima come giocatore, poi come allenatore. Seguendo una passione, sono stato giornalista sportivo per diversi anni. Pratico tutt’ora fotografia naturalistica in generale, Birdwatching in particolare. Sposato a Ombretta, dalla nostra unione sono nati Carlotta e Francesco. Non ho mai deciso di diventare scrittore, anzi da studente non amavo assolutamente scrivere e neppure leggere. Poi un giorno, nel 1976, mi sono trovato a scrivere la prima poesia, cui hanno fatto seguito prose e relative pubblicazioni editoriali: “Oltre le apparenze”, “Pescatore di sogni”, “Le ali della vita”, “Cuore D’Aquila”, “Vixi – Il viaggio di un’anima”, “Le qualità del Cuore – Suggerimenti di Luce a Uno Qualunque”, “L’anima silenziosa di Cesena”.

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho momenti particolari che dedico alla scrittura, non programmo mai il tempo da dedicarle; scrivo quando sento che dalla mente nascono pensieri a completamento di opere iniziate o nuove idee da tradurre in libro. Normalmente non cerco l’ispirazione, ne approfitto quando viene.

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Le mie letture hanno un indirizzo spirituale, nulla ha a che vedere con le religioni ma con la spiritualità. Credo nelle incarnazioni e nell’appartenenza ad un progetto dello Spirito Creatore, dove nulla è disgregato, a sé stante, ma tutte le cose sono unite tra loro grazie a cordoni energetici invisibili, nell’appartenenza al Tutt’Uno, Universo quantico nel quale respirano le leggi della fratellanza cosmica. I libri che più ho letto - ne ho una buona biblioteca - che maggiormente hanno inciso nella mia mente e nel modo di pensare, sono di Osho Rajneesh, o semplicemente Osho, mistico e maestro spirituale indiano, la cui conoscenza è avvenuta per caso.

4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata da una storia narrata nel libro, doveroso riconoscimento al popolo Indo Americano, dal quale ho ricevuto tanto. Mio desiderio è portare un contributo alla conoscenza della loro vita, nata nei vasti territori che consegnò loro il Grande Spirito, finita in riserve di terra consegnategli dal più grande massacro umano che la storia non ricorda, se non con piccoli accenni e in pochi libri di scuola. Il mio intento è approfondirne la conoscenza, o almeno fare nascere nel lettore ignaro la curiosità di potersi avvicinare alla loro spiritualità, saggezza, amore e rispetto per la Natura. 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non ho avuto formazioni letterarie mirate. Tutto è nato all’improvviso quando, dal balcone di casa, osservando il volo di rondini all’imbrunire, con accanto mia figlia sul seggiolone, sentii un silenzioso richiamo che mi portò a scrivere la mia prima poesia. Da allora, ogni tanto sento la necessità di doverlo fare. Nella mia mente nascono dei pensieri e mi ritrovo a riversare parole su un foglio, come ascoltando un misterioso dettato: un compito fuori orari che segue un tempo tutto suo.

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Si può scrivere per immortalare o semplicemente testimoniare una realtà, ma anche per spaziare oltre il palpabile con la fantasia, incontro ad un universo emotivo aperto a tutte le direzioni. L’essere umano è costituito da corpo, mente e spirito e i tre elementi comunicano altrettante esigenze che riverso in una sorta di diario personale della mia esistenza. Scrivere una realtà a volte corrisponde ad evadere dalla stessa.

7. Quanto di Lei c’è in ciò che ha scritto?
Da piccolo giocavo a piedi nudi nei campi aperti alle direzioni, incontro al vento o ad inseguirlo; ero ammirato dal volo degli uccelli, dal colore dei fiori, dalla musica del mare e dei torrenti; col filo dell’aquilone mi sentivo aggrappato al cielo; ogni più piccolo volto di Madre Natura suscitava in me ammirazione e contemplazione. Ero considerato un ribelle perché fuggivo alle leggi delle convenzioni, della religione, ai doveri di moralità che non sentivo appartenermi. L’avanzare dell’età, non ha zittito in me quel bambino che amava la libertà nel rispetto di tutto quanto lo circondasse e l’Amore per Madre Terra fa tutt’ora parte del mio respiro. La storia che narro nel romanzo, appartiene agli Indiani D’America, nei quali mi riconosco, quindi dicendo di loro e come se raccontassi la parte spirituale del mio essere.  

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia amica Tina, ora tornata nella ‘casa’ dalla quale le anime vanno e vengono per fare esperienze per lo Spirito, nelle varie dimensioni energetiche. Tina comunicava con gli esseri di Luce. La conobbi dopo un incidente che cambiò la mia vita. In uno dei primi incontri, dicendomi delle incarnazioni, mi riferì di alcune mie vite precedenti, in particolare due: indiano Mohawk del Canada e Navajo dell’Arizona. Cominciai così a comprare libri sui Figli Del Vento, ad addentrarmi nella loro storia. Più venivo a conoscenza della loro religiosità e saggezza, della loro vita sociale, della devozione per Madre Terra e Padre Cielo, più ne avvertivo un’appartenenza. Non ero più il ribelle fuori dalle regole, il diverso, e mi onorava il pensiero che i miei comportamenti e il mio modo di interpretare l’esistenza non fossero nati dal nulla, ma venivano da un tempo molto lontano, eppure tanto vicino.  

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie Ombretta, che con me ha condiviso esperienze nelle riserve indiane in Canada, Arizona, California e Utah.

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Per quanto mi riguarda, nulla potrà mai sostituire le pagine ingiallite dal tempo, l’odore della carta, la palpabilità dello sfogliare, la matita che segna dei passaggi, che scrive degli appunti, le orecchiette per segnare una pagina particolare… Adoro la polvere sui libri abbandonati al tempo, non dimenticati, sulla quale lasciare le impronte di un desiderio di lettura.

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io e il libro siamo una cosa sola. Sono io che detto i tempi della lettura, le pause, che interpreto i toni, che trasformo le frasi in immagini. Decide la mia sensibilità se proseguire nella lettura o tornare indietro a rivedere dei passaggi. Tra le altre cose, v’è maggiore memorizzazione nella lettura diretta (vedo e ascolto) che nel solo ascolto di una voce che non sia la mia.
 

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Martedì, 28 Gennaio 2020 | di @BookSprint Edizioni

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