1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Il mio nome è Damiana.
Da qualche mese ho raggiunto la maggiore età.
Sono nata a Roma, città che amo e nella quale vivo ancor oggi.
Frequento l’ultimo anno del Liceo Classico.
Mi piace molto studiare.
Sono appassionata di letteratura, italiana ed estera e, altresì, di storia dell’arte.
Conseguentemente mi piace molto leggere e anche scrivere: fin da quando ero piccina, a quanto ricordo.
Ho, pertanto, deciso di scrivere la mia biografia, appena pubblicata, perché da anni raccolgo in un diario ricordi e pensieri legati alla mia infanzia e non solo... Ricordi che per anni ho conservato chiusi in un cassetto...
Ricordi che, poi, un giorno, ho deciso di rendere pubblici, perché raccontano una storia a dir poco particolare e che non avrei più potuto far restare chiusa in quel cassetto.
Così è nata la mia opera-prima, che, a tutti gli effetti, mi ha reso una scrittrice...
Un sogno meraviglioso divenuto realtà per chi, come me, ama così tanto leggere e anche scrivere...
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non vi sono momenti particolari della giornata che dedico alla scrittura.
Certamente, frequentando l’ultimo anno del Liceo, mi dedico allo svolgimento di compiti e, pertanto, alla scrittura, soprattutto nelle ore pomeridiane.
Tuttavia, per quel che concerne altre scritture, non prettamente scolastiche, non vi sono orari particolari. Anzi! Qualsiasi orario va più che bene...
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Vi sono diversi autori contemporanei che preferisco.
Ma, in assoluto, tra tutti ve ne è uno: si tratta di Kazuo Ishiguro, Nobel della letteratura.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera nasce dall’esigenza di metabolizzare un vissuto a dir poco triste.
Non intendo entrare nel merito del racconto - lascio al lettore la curiosità di conoscere la mia storia -.
Di contro, intendo trasmettere ad ognuno un messaggio positivo.
Del resto, nella vita accadono, nostro malgrado, eventi spiacevoli.
Ma io sono e resto convinta che, nonostante tante e tali tragedie, la vita di ognuno resti un gran dono, al di là di quel che possa averla inevitabilmente “segnata”.
Perciò, se è vero che il passato resta e condiziona, è ancor più vero che il futuro si può scegliere e rendere migliore, proprio tenendo conto di quegli stessi eventi che hanno “inciso” il nostro passato.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Certamente i miei studi classici, come pure l’educazione ricevuta da mia madre e dai miei nonni materni, hanno influito non poco sulla mia formazione letteraria.
Non dimentico, inoltre, la dedizione dei miei insegnanti: mi hanno trasmesso un vero e proprio amore per lo studio della letteratura e non solo.
Posso, quindi, concludere affermando che il contesto sociale in cui ho vissuto e tuttora vivo, sia - e, forse, prima ancora - interessi personali, hanno, parimenti, influito sulla mia formazione letteraria.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non ritengo che scrivere rappresenti un’evasione dalla realtà.
Anzi! Scrivere non è altro che il racconto del reale, sebbene romanzato e arricchito di personali sfumature che, perciò, rendono unico ciascun racconto.
Di certo, si può utilizzare la scrittura anche per evadere dalla realtà...
Sta allo scrittore decidere quale strada intraprendere.
Nel mio particolare caso, tuttavia, posso dire di avere sempre scelto la scrittura per raccontare il vero.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Avendo scelto di raccontare la realtà - invero, in ogni mio scritto - quel che racconto nel mio libro altro non è se non il... O meglio, ciò che ha caratterizzato la mia intera infanzia, fin dai quattro anni ad oggi.
Oltretutto, quel che racconto e, al tempo stesso, fin troppo documentato - ma... Mi ripeto, evito di entrare nel merito, per mantenere viva la curiosità di ciascun lettore -.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia madre, senza ombra di dubbio.
Quando ero piccina, ho evitato di far leggere il mio “diario segreto” a chiunque.
Poi, un giorno, ho deciso di confidarmi con lei.
Mia madre ne è rimasta davvero molto entusiasta.
E, a quel punto, mi ha consigliato di farne un libro.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Come ho chiarito, mia madre è stata la prima a leggere la bozza del mio diario.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Di certo, gli e-books sono ormai molto usati. Anche nella mia scuola.
Tuttavia, pur essendo nata in un’epoca così altamente tecnologica, mi trovo d’accordo con i miei insegnanti: l’odore del cartaceo, il rumore di una pagina che si sfoglia, sono sensazioni che non saranno mai in grado di donarci gli e-books.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi piacciono molto gli audio-libro.
Mi è capitato di leggere libri che, poi, ho nuovamente avuto modo di ascoltare e che, invero, non sono solamente letti ma altresì “rappresentati” dall’autore...
Si tratta, quindi, di qualcosa “in più”, che non può non generare ulteriori emozioni, donateci proprio da chi tanti e tali pensieri ho messo per iscritto.