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18 Gen
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Intervista all'autore - Paolo Ranalli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono di origine modesta, ma dignitosa (figlio di contadini). Ho vissuto in provincia (in un Paese di appena 4.000 anime), dove arrivava un solo quotidiano, non c'erano biblioteche, né circoli culturali.
Ho frequentato l'Istituto Tecnico Agrario nel quale ho ricevuto nozioni tecniche, ma non un insegnamento serio delle materie umanistiche (Italiano, Storia e Geografia).
La mia vita culturale e i miei interessi li ho scoperti a 18 anni, allorché mi sono trasferito in città (Bologna) per frequentare l'Università. Questo trapasso è stato scioccante, però entusiasmante. Ho dovuto lavorare molto per colmare le lacune che avevo accumulato, principalmente per migliorare le nozioni di base di grammatica, di analisi del periodo e di sintassi; ciò, per il desiderio di esprimermi in modo corretto. Ho scoperto l'amore per la lettura e il piacere di scrivere bene: come si dice adesso, sono un self-made man.
Nella mia vita successiva, oltre alla carriera di scienziato, ho sempre coltivato l'amore per la buona lettura e per l'eleganza nella comunicazione (scritta e verbale).
Di seguito, un mio breve profilo.
Paolo Ranalli si è laureato in Scienze Agrarie nella Università di Bologna, con lode. Ha conseguito il PhD in Genetica Applicata nella Facoltà di Biologia dell’Università di Milano ed è stato Visiting Fellow alla Cornell University (N.Y., USA). È stato ricercatore dell’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali di Bologna, successivamente direttore della Sezione di Miglioramento genetico e direttore dell’Istituto medesimo. È stato docente alla Facoltà di Agraria dell’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore di Dipartimento del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA). È stato membro del Comitato Scientifico EAPR (European Association Potato Research) e di Società scientifiche (SIGA, SOI), nonché presidente di SIBA (Società Italiana per le Bioenergie e l’Agroindustria).
È accademico dell’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna e dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.
Ha pubblicato oltre 400 lavori scientifici su qualificate riviste italiane e internazionali. È costitutore, da solo o in collaborazione, di 22 nuove varietà vegetali (patata, fagiolo, pisello, canapa), di cui 14 protette da brevetto vegetale europeo. Molte di queste varietà sono state inserite nelle liste di raccomandazione varietale per gli agricoltori e sono diffusamente coltivate.
Ha pubblicato 2 Volumi internazionali e 18 Volumi/Saggi nazionali. Ha coordinato diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali su temi inerenti la genetica, il miglioramento genetico, le biotecnologie, la biologia, l’agronomia e le tecnologie alimentari.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Le ore della mattina.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Eugenio Scalfari.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per il desiderio di divulgare a studenti, tecnici, agricoltori evoluti, operatori del settore dell'agricoltura le conoscenze/competenze che ho accumulato nel mio percorso di studioso.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito molto, come spiegato al Punto 1.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un modo per raccontare la realtà.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non essendo uno scrittore di narrativa, ma un saggista, il contenuto del saggio fotografa le conoscenze acclarate sul tema affrontato. Perciò, non c'è spazio per la creazione, fantasia o interpretazione: la trattazione deve tenere conto soldi cui si parla.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia famiglia.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla redazione di Booksprint.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse sì. Personalmente, però, preferisco sfogliare un libro cartaceo, sentire il contatto delle dita con le pagine e avere il piacere di custodire materialmente il libro nella mia libreria fisica, non in quella virtuale/digitale.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che si diffonderà. Anche in questo caso, sono "controcorrente".
Più che sentirlo, non mi priverei del piacere di tenere incollati gli occhi alla pagina che sto leggendo, per fermarmi o rileggerla quando voglio riflettere.
 
 
 
 
 

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Sabato, 18 Gennaio 2020 | di @BookSprint Edizioni

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