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27 Nov
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Intervista all'autore - Mirella Salonia

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Firenze ma da sempre vivo a Ragusa, in Sicilia, la parte più a sud e più vicina all'Africa. È una città la cui parte antica è prettamente barocca e dove si vive veramente bene. La definisco "un'isola felice dentro l'isola".
Ho sempre scritto dei pensieri su di me, su chi mi circonda, su degli affetti cari, sul mondo, ma già da piccola avevo avuto in mente di scrivere una storia tra il vero e la fantasia e mi capitava di riempire il mio diario di frasi che potessero servirmi per la stesura del libro. Poi ho cominciato a studiare e a insegnare alla primaria e mi è risultato più difficile ritagliarmi del tempo per i miei scritti...... Fin quando, nel giro di pochi mesi, ho cominciato a scrivere una storia per bambini che servisse da spunto per riflettere, immaginare, emozionare.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Generalmente i miei momenti "UP" sono dopo pranzo. Spesso dalle 14.30 alle 16.30 mi chiudo nel mio studio e scrivo, leggo, canto.... insomma dedico del tempo a me.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ho letto tutti i libri di Clara Sanchez, in passato leggevo molto Paulo Coehlo, Susanna Tamara e qualcosa di Nicholas Sparks.
Amo leggere molto libri che mi tengono in suspense fino all'ultimo, che mi portino in mondi sconosciuti e lontani, che alla fine risultino essere ricchi di morale e di spunti per la vita.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Lavorando in una scuola primaria ho avuto modo di leggere molti libri e racconti per bambini. Molti veramente belli, ma forse più per me, adulta, che per i piccoli. Noto come sia importante che un racconto per bambini catturi subito l'attenzione e la curiosità, che sia immediato, anche grazie a delle immagini colorate e semplici, come sono loro. Spesso, ormai, vediamo questi cuccioli come esserini più grandi e smaliziati, ma, alla fine, sono sempre bambini piagetiani con le loro tappe evolutive e, tra queste, una che sta scomparendo, è proprio l'immaginazione.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Come ho già detto, tantissimo. Adesso leggo tanto, ma a dir la verità, quando ero piccola, se mi regalavano un libro, un po' me la prendevo: preferivo una bella bambola, da adolescente qualche orecchino in più, piuttosto che una "noiosa lettura"!
Quando mi sono affacciata al mondo della scuola elementare e i miei alunni dovevano leggere (un po' obbligati, a dire il vero!) i libri che si trovavano in biblioteca, ho avuto modo di vedere che alcuni erano bellissimi per i colori, i disegni e la scrittura. Ne ho letto anche qualcuno e così, pian piano ho capito che se quei libri catturavano me, 25enne, immaginiamo loro. Non era la quantità di pagine che li bloccava, quanto, invece, la veste grafica, nonché il contenuto.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un po' l'uno e un po' l'altro. Quando scrivo, io sono i personaggi, mi trovo in quel contesto e divento parte integrante del libro, quindi, sì, evado. Ma se scrivo un libro c'è anche molto del mio io, del mio vissuto, dei miei travagli e delle mie gioie, quindi, più o meno inconsciamente, racconto la mia realtà.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è molto. Non riesco mai a separarmi del tutto dal personaggio o dalla storia che racconto.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
In questo caso specifico i miei alunni, i bambini in generale. Li amo molto e mi piacerebbe che amassero di più leggere un buon libro, piuttosto che passare ore e ore davanti ai video giochi. Insegno dia 27 anni e posso dire, senza ombra di dubbio, che i bambini di 25 anni fa erano più creativi, inventavano modi sempre nuovi per divertirsi e stare insieme. Oggi li trovo più asociali, più individuali, più violenti. È bellissimo potere passare due ore della giornata raccontandosi i testi che hanno letto, esprimere le emozioni che hanno suscitato i racconti, consigliare, e spiegare perché, il proprio libro ad altri, rappresentarlo graficamente, o con il corpo o con i suoni.... Il libro non isola ma rende sociali.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mio marito. E poi a mia mamma che ha 92 anni. Era insegnante di lettere e, ancora oggi, ama leggere testi storici. Quando scrivo qualcosa, sia esso una canzone, una storia, un pensiero, sento il bisogno di condividerli con i miei due amori della vita, che mi incoraggiano, mi danno consigli, mi supportano nelle mie scelte.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Allora, premettendo il fatto che amo molto il libro cartaceo, che posso toccare, segnare con la matita, ecc., devo dire che ho cominciato ad apprezzare l'ebook quando stavo ore e ore ad aspettare in una sala di attesa un dottore. Vien da ridere, lo so, ma l'aver scaricato dei libri e avendo l'ebook sempre con me, quell'attesa non era più attesa, era un ulteriore regalo che facevo a me stessa: evadere dalla realtà e continuare a sognare immergendomi nei racconti. Adesso, quasi quasi, spero che i dottori non siano troppo puntuali negli appuntamenti.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una risorsa eccezionale non solo per chi ha problemi visivi, ma per chi, ad esempio ha un lavoro che lo tiene fuori casa tutto il giorno, possibilmente con tante ore in macchina, oppure per le casalinghe che, mentre puliscono assaporano il gusto di ascoltare il libro che non hanno mai tempo di leggere e, perché no, anche per quei bambini con problematiche di apprendimento (vedi dislessico) la cui lettura è talmente difficile che non consente loro di comprendere un racconto leggendolo loro, non ultimo per gli anziani che non riescono più ad applicarsi tanto. L'Audiolibro aiuta a stare tutti nella società del qui ed ora, è una rivoluzione per tutte le difficoltà del quotidiano.
 
 

 

 

 

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Mercoledì, 27 Novembre 2019 | di @BookSprint Edizioni

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