1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ho iniziato a provare interesse per la scrittura per dare sfogo ai miei sentimenti più profondi. Prediligo racconti autobiografici perché attraverso il vissuto personale ho l'opportunità di riannodare ricordi della mia infanzia e adolescenza che costituiscono il tessuto della mia formazione personale e culturale. Non di minore importanza, la scrittura mi offre la possibilità di osservare il passato in modo più critico e riesco ad analizzare meglio alcuni aspetti del mio carattere.
Poi, sicuramente, c'è il piacere di scrivere, di raccontarsi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
È il racconto della mia vita e rispecchia la mia vita reale, quella vissuta all'interno della mia famiglia. I protagonisti sono veri, reali.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere la mia "opera" ha per me un significato importante: un omaggio all'amore verso la mia famiglia. Ripercorrere momenti salienti ha significato tenere vivi i legami familiari e affettivi. A volte ricordare eventi dolorosi generava sconforto, ma più grande era ed è il sentimento che mi unisce ai miei genitori che purtroppo non ho più. Raccontarli è stato come averli vicino.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo iniziale era "A mia madre". Poi, però, il racconto si snodava anche su tutti i protagonisti della mia famiglia e così la decisione di modificare in "La scatola di latta... Ricordi". Mia madre conservava le fotografie in una vecchia scatola dei biscotti Plasmon, così da lì l'idea.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Tra i tanti autori prediligo Ken Follett, sicuramente porterei un suo libro anche se già letto, ad esempio "Il terzo gemello".
6. Ebook o cartaceo?
Non ho l'abitudine di leggere libri in formato digitale e ad ogni modo preferisco il fascino della carta, il piacere di sfogliare le pagine e sentirne il profumo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non si può dire che si tratti di intraprendere la carriera di scrittore, quanto piuttosto il desiderio di provare, di cimentarsi in qualcosa di pensato, ma mai concretizzato. La motivazione è data da un momento particolare della mia vita in cui ho trovato terapeutico raccontare o meglio raccontarmi.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Non c'è un aneddoto in particolare, ho iniziato a scrivere di getto e via via i miei ricordi prendevano forma, trovavo lì su quelle pagine la mia vita, i miei affetti più cari.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Non nascondo che è una soddisfazione immensa, perché mai avrei creduto potesse realizzarsi. Sono seguiti momenti in cui mi sono chiesta se davvero il mio manoscritto fosse degno di nota; poi sicuramente subentra una buona dose di fiducia nelle proprie capacità ed è davvero una forte emozione.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona a cui ho fatto leggere il libro è stata mia sorella, sicuramente avrebbe potuto darmi ulteriori consigli su eventuali dettagli degli eventi raccontati. Poi ho inoltrato il manoscritto ai miei figli.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Nella vita svolgo la professione di insegnante in una scuola secondaria di primo grado e nella didattica inclusiva l'audiolibro riveste un'importante innovazione tecnologica a favore di coloro che presentano disturbi specifici di apprendimento e non solo, ragion per cui non posso che essere favorevole.