1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono napoletana, cresciuta ai piedi del monte Somma, ho vissuto a Napoli fino a 3 anni fa quando mi sono trasferita in Salento. Scrivo da sempre, la scrittura per me è catartica, ho diari e foglietti sparsi ovunque, appunti, note, scritti, poesie, racconti, paragrafi di vissuto emotivo romanzati nell'esperienza quotidiana...
Ad un certo punto della mia vita, ancor più forse in seguito al trasloco e alla necessità di mettere ordine, ho cominciato a raccogliere tutto e a metterlo insieme in file, parallelamente ho cominciato a mettere su carta quei paragrafi già ben delineati ma ancora intrappolati nella mia mente. In realtà potrei dire che sempre e mai ho pensato di fare della scrittura un lavoro tutto è in divenire e il percorso che sto facendo è una strada che mi si apre continuamente dinnanzi, io semplicemente la percorro.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Da mamma homeschooler di un ottenne super impegnativo, le mie giornate non hanno dei tempi ben delineati, per cui qualsiasi momento è quello giusto. La scrittura per me è come una necessità quasi fisiologica, quando incombe non posso trattenerla, lascio tutto e scrivo per non perdere il flusso di pensieri che si accalcano nella mente e trovano il loro naturale ordine solo quando diventano solchi di inchiostro su un foglio non più bianco.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Amo leggere un po' di tutto, apprezzo le opere più dei loro autori, ma dovendo sceglierne uno su tutti, anche grazie alle letture condivise che spesso facciamo con mio figlio, ho apprezzato tantissimo Roald Dahal, mi piace il suo estro, la semplicità con la quale ti trascina nelle sue storie sempre un po' surreali e piene di magia, ti trascina letteralmente in un'altra dimensione. Mi piace tantissimo Gabriel Garcìa Màrquez, adoro la poesia Neruda, amo letteralmente Pavese... rientrano tra i contemporanei costoro?
4. Perché è nata la sua opera?
Praticamente ho già risposto nelle domande precedenti. "Storie diverse" è una raccolta di brevi racconti che ho scritto negli anni e a cui ho semplicemente dato corpo. Storie che da sempre nel mio intento pensavo di scrivere e mettere insieme, storie scritte anche in tempi e momenti differenti della mia vita che si sono caricate di vissuto e che da sempre progettavo di accorpare. Come dei figli che pensi sempre che un giorno metterai al mondo, che esistono prima come idee e che poi prendono forma e corpo e li partorisci, li cresci e quando sono pronti lascerai che cammineranno da soli perché vengono da te ma non ti appartengono.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Vengo da una famiglia semplice, mio padre leggeva e ci regalava libri e noi ci giocavamo, li sfogliavamo e poi abbiamo cominciato a leggerli, ad immergerci nelle storie che vivevamo. Potrei dire che la lettura mi ha tenuta lontana dal contesto sociale nel quale sono cresciuta. I libri sono stati i migliori amici dell'adolescenza, mi hanno permesso di crescere e di entrare in altri contesti sociali e culturali. In sintesi, direi piuttosto che la mia formazione ha influito sul contesto e non viceversa.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Né l'una, né l'altra. Scrivere è un modo per rielaborare la realtà, non per evaderla ma neanche per raccontarla nella sua crudezza. Quando io scrivo voglio semplicemente comunicare quello che sento e renderlo fruibile a tutti, chiunque può identificarsi, riconoscersi, rivedersi, di mio c'è l'emozione, il vissuto, ma non la storia nella sua immediatezza, la storia fa solo da cornice.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è tutto di me, perché c'è anzitutto il mio sentire, le mie emozioni che sono la parte più intima di me. C'è tutto quello che rimane di un vissuto una volta svestito, una volta svuotato del suo cotesto e messo al servizio di chiunque sia capace di indossarlo. Come un paio di scarpe usurate, una volta tolte anche se hanno camminato con me ai miei piedi, non mi appartengono più, sono di chi le indossa, di mio resta l'impronta, il percorso fatto, la suola assottigliata ma non più le scarpe.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Il mio contesto familiare sicuramente ha il suo valore, mi ha dato l'imprinting ma la consapevolezza e la determinazione me l'hanno data mio figlio, la dedica è per lui.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mio marito, lui è la mia prova del 9, se riesce ad arrivare alla fine senza perdersi è fatta, è lui che, volente o nolente, si sorbisce la lettura delle cose che scrivo.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ne è una frontiera, anche se credo che il libro cartaceo abbia sempre il suo fascino.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che abbia una sua utilità sociale, soprattutto credo sia un ottimo supporto laddove ci sono difficoltà all'approccio classico con la lettura.