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BookSprint Edizioni Blog

25 Ott
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Intervista all'autore - Vittorio Magliocchetti

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Ceccano, un piccolo paese in provincia di Frosinone. Dopo qualche anno i miei si trasferirono a Paternò una cittadina in provincia di Catania. Lì sono cresciuto, sotto lo sguardo dell’Etna tra agrumeti, muretti di pietra lavica e fichi d’india. Ho una grande passione per la musica, la composizione e la scrittura che coltivo tutt’ora. Non mi reputo assolutamente uno scrittore, questo termine mi mette al quanto in imbarazzo, piuttosto cerco nel mio piccolo di trasmettere emozioni lasciando qualcosa di me.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Senza ombra di dubbio consiglierei “Il piccolo principe”. Sebbene sia una favola per ragazzi, credo di poterla definire tra le opere letterarie più semplici e contemporaneamente più complesse che si potessero scrivere. Questo libro ti dà l’opportunità di riflettere su gran parte di quei valori che oggi si stanno spegnendo sotto le onde dell’egoismo. Questo libro ha il dono di far comprendere le cose reali di cui un uomo ha veramente bisogno.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Che il libro cartaceo abbia subito un forte calo è un dato di fatto ma non credo che l’eBook possa distruggere la bellezza e il romanticismo che produce l’azione materiale di sfogliare un libro, assaporando quell’odore caratteristico che fa già sognare prima ancora di iniziare la lettura.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Credo dipenda dal proprio percorso di vita. Personalmente è stato un amore costruito nel tempo. L’amore per la lettura e la scrittura è nato seriamente quando, da adolescente, ho compreso di poter gestire le mie emozioni “rinchiudendole” su di un foglio ma rendendole disponibili a chiunque avesse avuto la possibilità e la voglia di leggerle.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo romanzo è nato inconsapevolmente dentro di me al rientro dal Kosovo, a cavallo tra il ’99 e il 2000. Ogni angolo di quella terra raccontava qualcosa che sapeva di dolore, tradizione, amore, vita e morte. Sono certo che l’assenza di un’esperienza simile nella mia vita mi avrebbe reso, senza dubbio, una persona diversa, più povera. Solo nel 2008 sono riuscito mettere in ordine tutte le mie emozioni, riuscendo a ricamare la trama di questa storia tra fantasia e realtà.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
L’amore. So bene che dal titolo può sembrare scontato e leggendo il libro può sembrare un controsenso, eppure questo è il messaggio che desidero rimanga impresso su coloro che leggeranno questa storia. Non esiste nulla che possa fermare l’amore. L’amore è quella forza che ti spinge dove non saresti mai arrivato. L’amore è quella forza che ti spinge a non arrenderti mai, anche quando la realtà sembra ormai aver tracciato la fine di tutto. Credo che si possa dire che la chiave di questo romanzo è l’amore, nel senso immenso di ogni sua forma e che non esiste uomo così cattivo che in un determinato momento della sua vita non sia chiamato ad amare. A volte l’aiuto arriva proprio da chi meno te l’aspetti. Un altro aspetto che desidero rimanga nel lettore è la speranza. Un uomo senza speranza è certamente un uomo perso che vaga nei suoi giorni senza meta. Un vecchio proverbio arabo dice: “Non arrenderti mai, rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”. Vale la pena lottare per tutto, fino alla fine, anche se per assurdo, quella fine non è ciò che ci aspettiamo.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non credo si possa definire sogno, o almeno non lo era certamente fino a qualche anno fa, eppure se mi guardo indietro mi ritrovo amante del racconto. I miei amici spesso scherzano sul fatto che quando inizio un racconto lo inizio dall’età della pietra. Amo i dettagli di un racconto. Qualche anno fa mia madre mi fece rileggere alcuni racconti da me inventati quando avevo di circa 9 anni, e con mio immenso stupore mi sono riconosciuto in tutta quella fantasia. In fondo oggi siamo ciò che già da piccoli eravamo. Rimane il fatto che scrivere per me è un’esigenza dettata dal mio essere. Scrivere mi ha permesso di dire cose che altrimenti non avrei mai detto. Scrivere, anche piccoli pensieri, poesie, canzoni, mi ha permesso di salvarmi da un’implosione di emozioni.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
La prima cosa che mi viene in mente:
mi trovavo fuori casa per lavoro e decisi di scrivere una lettera a mia moglie. Dopo aver preso carta e penna rimasi fermo, bloccato e inspiegabilmente non sapevo cosa scrivere. Ad un tratto, senza alcun motivo apparente, fui sommerso dai ricordi legati al Kosovo e alla città di Kosovska Mitrovica. Quasi senza rendermene conto iniziai a scrivere quello che sarebbe stato il mio romanzo.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, sin dalle prime pagine era già tutto delineato dentro di me. Sapevo chiaramente cosa volevo e dovevo raccontare e soprattutto dove mi stava conducendo quella storia. I personaggi hanno preso vita e si sono delineati sempre più, mescolandosi con i personaggi reali. In alcuni momenti ho avuto la chiara percezione di aver conosciuto anche quei personaggi da me inventati. È stata davvero un’esperienza indimenticabile.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Senza dubbio Giacomo Leopardi. La sua poetica ha senza dubbio influito sul mio modo di scrivere, mi ha dato modo di riflettere sulla vita e devo certamente ringraziare il mio professore di italiano per avermi trasmesso parte del suo amore e della sua passione per questo grande autore. Ricordo ancora con quanta ardore spiegava le sue opere.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sopra ogni cosa mi piace pensare possa essere una valida alternativa per i non vedenti ma so già che non è così. Nell’era in cui viviamo dove tutto deve essere rapido, dove il tempo deve essere ottimizzato, l’audiolibro trova il suo posto nelle auto, sugli smartphone, divenendo così “leggibile” mentre si fa qualcosa che non avrebbe permesso la classica lettura. Di contro, credo si possa definire un fallimento se questo strumento venisse utilizzato solo per pigrizia. Forse sarò additato come antico ma credo fermamente che le emozioni, le immagini e le palpitazioni suscitate dalla lettura siano di gran lunga superiori a quelle create da una voce narrante.
 
 

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