1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Mi chiamo Claudio, sono nato a Roma nel millenovecentosettantasette, negli anni Settanta, quelli di piombo, nel quartiere della Magliana, non il più semplice in quel periodo ma dopo pochi anni, otto per l'esattezza, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti poco distanti, in un quartiere chiamato Corviale, dove mi sono realmente "formato". Anche Corviale, il Serpentone (così conosciuto dai romani) non era esattamente un quartiere modello. All'epoca era un grosso palazzone lungo un chilometro, poggiato su un colle lungo la via Portuense ma era immerso nel verde, tanto che dall'ultimo piano si può ancora vedere il mare e le piste dell'aeroporto di Fiumicino. Comunque sono nato e cresciuto a Roma Sud.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non credo che potrei sceglierne soltanto uno.
Consiglierei Siddharta, Il gabbiano Johnatan Livingstone, La rivolta degli Angeli, Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, L'insostenibile leggerezza dell'essere, Il tao della fisica e L'ultima lezione.
Libri molto differenti fra loro ma che a me hanno lasciato tutti quanti un segno profondissimo.
Ne potrei consigliare altri cento comunque.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Questo mi rattrista molto e mi dà l'esatta idea di come si sta trasformando la nostra società.
Alcune cose le preferisco tradizionali, per non perdere il sapore che solo un classico può dare.
La differenza fra un cartaceo e un elettronico è la stessa che c'è fra un falò ed un termosifone... manca la magia.
Il canto della legna che crepita, le scintille che in alto danzano al ritmo di questa melodia e l'atmosfera senza tempo non sono ripetibili da un termosifone seppur caldo, pratico e assolutamente non pericoloso.
Ci si globalizza sempre di più ma il rischio è quello di veder perdere quello che c'è di famigliare a favore dello spazio (inteso come volume) e della comodità di non doversi portare dietro chili e chili di pagine ma solamente un cellulare o un tablet.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura per me è stato un amore adolescenziale che ho coltivato, praticato, conquistato e infine sposato. Si può dire che sia una crasi fra le due condizioni poste. L'ho amata da subito ma ci sono andato cauto.
Mi sono dato il tempo di crescere, di vivere e di capire il mondo che avevo dentro e soltanto in quel momento ho deciso di muovere il passo successivo.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La vita.
Nanadù in fondo è sempre vissuto nella mia anima ed è uscito una volta fatte le necessarie esperienze, alcune belle altre brutte, e vissuto le fondamentali avventure che voleva raccontare.
La più grossa spinta l'ho ricevuta dalla nascita di mio figlio, a cui ho dedicato il nome del galeone dove si imbarca Nanadù ma quella definitiva l'ho avuta da un abbandono che mi ha fatto capire che si era chiuso un capitolo della mia vita e che andava sigillato e suggellato con un racconto che si è mano mano trasformato in un romanzo.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il mio lettore dovrà chiudere il libro una volta finito di leggerlo e sentirsi poco più consapevole dei propri mezzi, della propria essenza e confidare in sé stesso.
Dovrà conoscere la differenza tra Fato e Destino, tra impegno e libertà.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
A questa domanda in un certo modo ho risposto prima dicendo che sin da piccolo ho amato la scrittura e quando poi ho preso coscienza delle mie capacità ne ho voluto fare un'opera.
Vengo già da un paio di pubblicazioni, una raccolta di piccoli racconti e una raccolta di poesie ma questo è il mio primo romanzo.
Posso dire a ragion veduta che quel cassetto l'ho aperto ed ho preso in mano il mio sogno.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ricordo con infinito piacere e tenerezza le lunghe passeggiate con Martina, la mia compagna (che è stata fondamentale per il risultato finale) a cui sottoponevo ogni giorno pagine e pagine di frasi e concetti scollegati fra loro.
Sì, quando scrivo non seguo assolutamente una linea logica e temporale ma lascio che la mente e la mano scorrazzino per tutta la storia che ho nel cervello e si fermino dove vogliono, poi ritorno lucido e razionale e lego tutto quanto.
Ma che fatica!
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Mai, nemmeno per un secondo.
Il racconto c'era, stava tutto dentro di me come un gomitolo di lana aggrovigliato che andava solamente sciolto e riordinato.
10. Il suo autore del passato preferito?
Hemingway, Allan Poe, Lovecraft, Kafka, Bukowski, Stephen King per citarne alcuni ma anche Milan Kundera, Frank Schatzing, Dean Koontz e George Orwell, Schopenhauer.
Non ho mai avuto un solo autore preferito.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia molto comodo ascoltare un audiolibro mentre si guida o si sta sulla metro anche se l'intonazione data dall'attore che legge possa differire con quella che si forma nella nostra testa.
Il racconto come le poesie appartengono a chi le legge, l'autore ha solamente avuto il privilegio di tradurre ciò che aveva in mente in parole scritte.