1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me significa entrare in uno stato di intimità assoluta.
Spesso mi ritrovo quasi in una sorta di trance nella quale le emozioni trovano la propria dimensione naturale, un'alimentazione sana dello "spirito". Non so esattamente come potrei descriverlo meglio, ma una volta conclusa la sessione, mi sento meno "intasato".
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Beh, partendo dal presupposto che non comprendo ancora pienamente cosa significhi esattamente reale, posso dire che per logica deduzione ciò che scrivo è me! È il mio personalissimo punto di osservazione e di conseguenza credo di poter affermare che c'è moltissimo di me in ogni cosa che faccio, fra le quali, anche in ciò che scrivo. I fatti accaduti e riportati nel romanzo, hanno per origine molte delle esperienze che ho vissuto nel corso della mia esistenza, anche se, per ovvie ragioni, senza alcun riferimento né a persone né a situazioni realmente accadute.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo romanzo mi ha concesso il privilegio di poter essere libero. È la prima volta che scrivo un romanzo e in corso d'opera, ma fin da subito, ho sentito la possibilità di poter "essere" senza l'obbligo morale di dover "apparire". All'interno dello stesso ho potuto evidenziare il mio pensiero, il mio punto di vista e la mia visione sull'esistenza umana senza dovermi scontrare con dogmatiche visioni "imposte" dalla troppo limitante mutilazione di pensiero che attanaglia chiunque all'interno di un "noi" globale che per consuetudine chiamiamo "società".
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
In realtà, il titolo originariamente era un altro, ma no, non ho combattuto con me stesso per la decisione, doveva chiamarsi così come si chiama e credo che quasi inconsapevolmente il titolo scelto racchiuda esattamente il senso di tutta l'opera. Quando venni a conoscenza del significato della parola Adamah, capii subito che per sincronicità, dovevo venirne a conoscenza e decisi senza volontà apparente che quello fosse il titolo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un’isola deserta credo che vorrei un libro sulla sopravvivenza!
6. Ebook o cartaceo?
Non mi spaventano più i cambiamenti, anzi, credo che la mia missione di vita sia proprio quella di imparare ad accettare l'impermanenza generale delle cose. Certo, l'odore delle pagine di un libro sfogliato velocemente col pollice dall'inizio alla fine ad un centimetro dal naso, resta un piacere che difficilmente un e-book possa restituire, ma se si considera l'apprendere come fine ultimo, che ognuno sia libero di farlo come meglio crede!
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non l'ho mai deciso, non ho ancora scelto cosa farò da grande!
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea, come già accennato, nasce dal desiderio di poter offrire l'ennesimo e, soprattutto incontestabile punto di vista personale sul ciò che potrebbe essere la vita! Quando si parla "dell'oltre" si entra in una zona di supposizioni, nessuno può affermare con certezza chi siamo e perché siamo, malgrado le varie interpretazioni religiose. Per quanto mi riguarda, potremmo essere tutti figli di Paperino, why not!? Da lì, la voglia di raccontare in forma romanzesca, la mia teoria, il mio pensiero.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
A questa domanda, purtroppo, non posso ancora rispondere poiché non è ancora stato stampato il mio romanzo!
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Credo che la prima persona "estranea" che lo abbia letto, sia stata chi ha deciso di pubblicarlo, l'editore della BookSprint.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Trovo che sia un'eccellente alternativa. Ripeto, non è la forma che giustifica l'importanza, ma la libertà di essere se stessi, sempre e comunque e se vi sia la possibilità di scegliere il come apprendere, ad ognuno, la sua! Credo che nessuna forma citata debba in alcun modo creare fazioni fra le persone, fra gli amanti della carta, fra gli amanti della praticità che un e-book offre o fra la libertà di avere le mani "dis-occupate" mentre si ascolta un libro. Sostengo che in diverse situazioni durante la propria esistenza, una persona, possa scegliere di "leggere" un libro in tutte e tre le possibilità che attualmente vengono offerte senza, appunto, dove necessariamente far parte di un "noi" (fazione).