1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere equivale ad attribuire sensi perpetui alle Emozioni che ti hanno spinto a farlo: le risenti, le rivedi, ne percepisci nuovamente la fragranza; potrai toccarle a vita!
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ogni verso costituisce l’esito, spesso immediato, talvolta estemporaneo, di tasti emotivi premuti dalla realtà.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Sentirmi e donarmi.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stato un combattimento: molti titoli prescelti, poi difficili da abbandonare, esaltavano sublimemente taluni aspetti di quanto ho scritto. Quello che ne è uscito vincitore ne è una vivida sintesi.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Non si può stare al deserto delle Emozioni: porterei raccolte poetiche di Patrizia Cavalli.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo “tutta la vita”! :)
Sebbene riconosca - e apprezzi - la portata diffusiva del formato e-book!
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Una volta data forma scritta a ciò che sentivo: ho partorito il prodotto prima ancora di decidere di dargli vita.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Da un “guarda che lo pubblico” rivolto a me stessa!
I guanti bianchi lanciati a sé sono i più fruttuosi (e, talvolta, lungimiranti).
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
La stessa percezione che si prova dopo aver vissuto profondamente ciò che ti ha ispirato: ciò che è stato è tutt’ora e lo hai davanti!
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Persone che avevano ispirato quei versi e la voglia di darli alla luce.
E persone che, oggi, mi sono accanto e che possono vederne i complessivi esiti.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Nulla è paragonabile al perdersi con i propri occhi e intelletto sulla “carta scritta”, ma è senz’altro un modo efficace, pur diverso, di arrivare all’altro e di comunicare.