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16 Ago
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Intervista all'autore - Manuel Bilardello

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me rappresenta un momento catartico, nel quale mettere a nudo le profondità più remote della mia anima, che altrimenti mi sarebbero precluse. La scrittura, per me, diventa dunque uno strumento di sfogo, ma anche di esposizione più razionale dei miei principi etici, sociali e anche politici. Ovviamente, il tutto seguendo principi estetici: non si può scrivere altrimenti, il libro diverrebbe soltanto un pamphlet.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
È presente buona parte della mia vita direi, non tutta. Alcune esperienze di cui parlo in realtà sono metafore, oppure esperienze che mi sono state raccontate e che rielaboro. Buber, nella post-fazione del 1957 al saggio “Io E Tu”, sosteneva che il filosofo dovesse partire dalla sua esperienza di vita reale. Io con questa concezione non mi trovo particolarmente d'accordo, è troppo restrittiva a mio parere, ma sicuramente per un poeta o un presunto tale la sua vita personale è uno spunto eccellente dal quale iniziare.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stata una bella avventura, molto lunga e travagliata, ma della quale mi trovo pienamente soddisfatto, in quanto credo di aver compiuto un passo importante di crescita, sicuramente non definitivo, ma L'Ape Regina E Le Schiave Operaie è personalmente un buon punto da cui partire in futuro e ne sono ampiamente soddisfatto.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo non è mai stato in dubbio, nemmeno dal principio, in quanto ho sempre creduto riassumesse bene l'intera opera: inoltre il titolo è lo stesso di una delle poesie presenti, una delle prime a dire il vero.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Forse risulterò banale e infantile, ma qualora mi ritrovassi su un'isola deserta mi piacerebbe avere con me “Il Piccolo Principe”: è un libro che insegna a sognare e noi grandi, noi adulti, assorbiti dalla monotonia della vita quotidiana, abbiamo ancora un disperato bisogno della sua eterna lezione.
 
6. Ebook o cartaceo?
Comprendo bene la diatriba che i lettori duri e puri, se mi posso permettere di chiamarli così, hanno nei confronti dell'ebook, sicuramente l'odore di un libro, specie se ''stagionato'', ha qualcosa di speciale. Ma, dal mio punto di vista, non pendo né a favore di uno, né dell'altro: le parole, che siano stampate o che siano dei minuscoli pixel, restano tali: certo, qualcuno storcerebbe il naso all'idea di leggersi digitalmente, non saprei, La Divina Commedia, ma che sia in pixel o su carta stampata, Dante continua a perdersi nella selva oscura, quindi tanto mi basta. È inutile accanirsi sul metodo di fruizione di un'opera.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho sempre avuto dentro di me la spinta, la pulsione a scrivere e più generalmente a ricercare un nuovo modo per esprimere i miei pensieri. Ho ricordi di me bambino già intento a scrivere: per me è qualcosa di naturale, come bere o mangiare.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro parte da lontano, quasi 5 anni fa, doveva essere il seguito diretto al mio debutto, La Coscienza Frammentata-Viaggio Attraverso Gli Incubi Dell'Uomo, che tanto mi aveva deluso, in quanto allora, appena diciassettenne, ero ancora troppo poco maturo per pubblicare. Poi, per via di vicissitudini o ritardi, ho concluso definitivamente l'opera soltanto nel 2018. Non saprei quale aneddoto raccontare, ma devo ringraziare mio fratello se oggi sto rispondendo a questa intervista, visto che ha recuperato lui il libro, che pensavo fosse perduto.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sicuramente una sensazione meravigliosa, il frutto di un lavoro lungo, il traguardo di una maratona. Una soddisfazione stupenda, che spero di rivivere altre volte.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Sono una persona molto riservata, pensi che ho inviato in anticipo il libro alla mia attuale fidanzata, salvo dirle subito dopo di non leggerlo poiché in quel momento mi imbarazzava, ma ora sicuramente lo leggerà in tutta libertà. La prima persona a leggerlo è stato mio fratello, se non ricordo male.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è sicuramente uno strumento molto utile per persone affette da disabilità, come i non vedenti o ipovedenti, ma anche per gli anziani. Però, a mio avviso, non si dovrebbe abusare da parte di chi non ne ha vera e propria necessità: mi sembra possa ridurre il valore dell'opera, poiché chi legge deve saper dare la giusta intonazione ed è complesso, inoltre leggendo si dà sicuramente più attenzione rispetto all'ascolto. In conclusione, uno strumento sì utile, ma che mai potrebbe pensare di sostituire il libro (o l'ebook, visto che ne abbiamo discusso poco fa).
 
 
 
 

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