1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
La mia vita è l’insieme di tre quarti di secolo passati e vissuti con le vicende del dopoguerra.
Ho dovuto costruirmi ogni cosa, partendo sempre da zero, come tutti gli italiani che si sono fatti il futuro con le proprie mani.
Ciò che nel mio vivere è bagaglio di conoscenza e di vita sociale, molto è dovuto alla praticità di gente comune.
Davanti al sacrificio dell’impegno quotidiano, ho sempre pensato che andare avanti è un proprio dovere.
La mia passione per l’arte, mi ha portato a ricercare nella natura, valori e concetti che sono alla base del proprio essere umano, nel senso logico e creativo.
Tutto ciò, seguendo sempre il primitivo principio del “Dio creatore”, per il quale è assoluto maestro di ogni espressione di vita e di opera buona.
Se qualcuno mi chiedesse se sono felice, risponderei no; però, sono orgoglioso di aver contribuito a essere ciò che sono.
“Vivere non è un piacere, ma un preciso dovere”.
Come ogni essere umano, mi aspetto che ciò che mi resta da vivere ancora, sia meglio di quanto ho vissuto finora.
Il “Mondo”, ormai non è più un luogo da scoprire, ma soltanto risorsa da valorizzare.
Sono nato a Zagarise, solare paese della Presila Catanzarese, ricco di tradizione e di vitalità umana.
Scrivere non l'ho deciso io, è stata una necessità della mia natura di meridionale, nostalgico e attaccato alle vicendevoli origine della propria terra.
La mia cultura è imbevuta dell'estro e del sacrificio della travagliata storia del Sud.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Per me ogni momento è buono, per rilevare gli imput che la quotidianità elargisce sotto forma di vita giornaliera.
In ciò che penso, immagino e scrivo, solitamente c'è sempre del ieri, oggi e domani.
"Per me la vita è una parentesi che si chiude quando si muore".
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Oggi come oggi, quelli che scrivono con sentimento sono tutti bravi scrittori, non è la popolarità che fa grande un letterato, sono i sentimenti che s'imprimono con parole scritte, che dicono la pregevolezza dell'intimità dell'anima.
Io scrivo non perché voglio essere scrittore, ma semplicemente per dire la mia in un mondo dove tanti si rassegnano a restare muti...
4. Perché è nata la sua opera?
IO CREDO IL TE MIO DIO, non è nato, è un bisogno che ho sempre avuto e oggi è maturato per renderlo noto a tutti.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
I sentimenti si formano attraverso il vivere degli eventi.
I tempi si distinguono a causa degli eventi.
Io mi ritengo prodotto del mio tempo.
Spero di non essere stato inutile con la mia presenza.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è partecipare ai valori per cui si è nati, il limite dell'importanza per come uno si esprime, lo decide il lettore e la storia attraverso il tempo.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Io ho scritto con dedita passione, naturalmente le frasi dette o scritte, sono tutte opere del proprio io, resta da vedere quanto valgono e se sono utili per considerarle.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì. Una tragedia che mi ha sconvolto e cambiato la vita. Mi è venuto a mancare un figlio di 29 anni inaspettatamente, e ha segnato la fine della serenità mia e della mia famiglia.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A me stesso e come tutte le cose che scrivo, non le trovo perfette mai.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo di sì ma non ne sono entusiasta, il cartaceo oltre che leggerlo con la mente lo tocchi anche con mano.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sarà una modernità ma perde di romanticismo. Sfogliare il libro leggendo, è come partecipare attivamente nella lettura.