1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Sono sempre stata fin da piccola una assidua lettrice. Con il tempo,poi, ho iniziato anche a scrivere. Prima per gioco: creavo delle piccole recite che facevo con mia sorella e con le nostre cugine la domenica, dopo pranzo, per le nostre famiglie. Poi, la scrittura è diventata per me un canale per esprimere al meglio ciò che provo; quindi, ad esempio, amavo scrivere lettere per qualcuno o, per l’appunto, poesie. Per molto tempo ho anche avuto un diario personale e durante la mia adolescenza ho sognato di diventare una giornalista di cronaca nera; ho un tatuaggio con una penna a piuma d’oca proprio perché ho sempre creduto che la scrittura fosse uno strumento per combattere le ingiustizie e un mezzo che permettesse di vivere in eterno. Per me la scrittura, al di là della pubblicazione in sé, è un elemento essenziale per la mia quotidianità e per la mia crescita personale.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Praticamente tutto l’arco della mia adolescenza. Scrivo ancora oggi, ma questa è una raccolta che presenta delle poesie e delle riflessioni personali che ho di proposito riunito facendole rientrare in un dato tempo (dal 2007 al 2013), un tempo pieno di episodi e di persone che sono stati importanti, nel bene o nel male, e che ho voluto ricordare.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
In realtà non ho iniziato a scrivere poesie per una futura pubblicazione. Per la verità non facevo leggere nulla nemmeno alle persone a me più vicine. Nascevano e vivevano solo per me. Ogni poesia nasce da una carica di adrenalina che improvvisamente scaturisce nella mia mente dei pensieri che poi subito si tramutano in frasi ed io, per non perdere nulla, scrivo sul primo pezzo di carta che trovo. Una volta scrissi una poesia su di un tovagliolo in un bar! Nel tempo, accorgendomi che stava diventando una cosa abbastanza frequente, ho iniziato a tenere varie agende per raccoglierle.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stessa per deciderlo tra varie alternative?
Più che per una battaglia con me stessa, il titolo è stato il frutto, così come vale per i titoli di ogni poesia, dell’aiuto e delle riflessioni di Luciano Petriccione, un mio carissimo amico, molto più grande di me, che purtroppo è scomparso dieci anni fa ma che spero sia felice che anche il suo lavoro sia stato messo in luce. Lui è stato uno dei primi a leggere la mia penna e a credere nel suo valore.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Oddio, è una risposta molto difficile da dare. Porterei con me più di un’opera e più di un autore. Probabilmente mi costruirei un «salon littéraire» (stile Francia del ‘700) in cui ospiterei autori come Shakespeare o Victor Hugo, se parliamo di “vecchie conoscenze” o Rowling e Dan Brown se parliamo di autori più contemporanei che non mi stancherei mai di rileggere.
6. Ebook o cartaceo?
Sono sempre stata per la tradizione del libro cartaceo, anche se, lo devo confessare, mi sono convertita anch’io all’Ebook da febbraio scorso.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non la chiamerei assolutamente una carriera. Diciamo che sono stata convinta da chi mi ha letto in privato di mostrarmi ad un “pubblico” che andasse oltre la cerchia di chi mi conosce e mi vuole bene. Ho sempre apprezzato le case editrici coraggiose che davvero investono al 100% sui propri autori, e per questo approfitto per ringraziarvi per l’occasione che mi avete concesso.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questa raccolta di poesie?
Come ho detto prima, ho sempre scritto per me o al massimo per una persona in particolare . L’idea di raccolta come l’avete vista ora è stato il frutto di un confronto con persone come Luciano e poi come Lino Capuozzo che mi hanno aiutato a rivederle e a sistemarle per una ipotetica opera da stampare. Ringrazio anche il poeta Nazario Bruno per aver speso delle belle parole per me.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sicuramente una cosa bella. Al di là degli altri, se piacerà o non piacerà, comunque è una cosa che ho fatto io e che so che renderà orgogliosi coloro che mi vogliono bene.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona che ha letto il libro, come manoscritto, diciamo, vediamo… stiamo parlando di 10 anni fa! Penso la mia amica Silvia Tenuta, se non ricordo male….
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che qualsiasi mezzo che possa dare l’opportunità a tutti di accedere alla letteratura sia da considerare come un importante dono concesso al mondo intero.