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24 Mag
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Intervista all'autore - Roberto Zaoner

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È un mondo magico, irreale. Mi allontana dal quotidiano. Non a caso, quasi sempre, scrivo di notte, quando ritrovo pace e serenità e mi rinfranco nello spirito. Mi distacco dalla realtà, ma non ritengo di appartenere al surrealismo. I miei scritti non possono essere accostati al mondo misterico. L'iperrealismo, per contro, fa parte del mio sistema di concepire il contenuto dei miei scritti e della vita in genere. Parole come mondo iniziatico, esoterismo, alchimia, messaggi delle scienze occulte, inconscio e irrazionalità, conoscenza del trascendentale, non fanno parte della mia impronta filosofica.
Benché, in alcuni miei racconti si potrebbe pensare che vi è un'impronta marcatamente surreale, come: "Un’anima, una guida", "In un'altra dimensione", "E vedo gli angeli gioire". Non vi è più il presente quando scrivo e vorrei, contrariamente a tanti pseudo o veri scrittori, far conoscere i miei scritti a quanti più lettori possibili. E su questo aspetto, mi accorgo di peccare di egocentrismo. È' nella mia natura. Mi piace piacere, ma quello che scrivo non lo faccio per gli altri, ma scaturiscono realmente dal mio animo, forse irrequieto. Scrivo, innanzitutto, per me stesso, per stare in pace con la mia anima.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto e poco. Dipende dal racconto che scaturisce dalla mia mente, dal tipo d'ispirazione. Quando scrivo, non voglio rappresentare me stesso. Sono immagini che vedo davanti ai miei occhi, situazioni che prendono forma e ne traccio una trama. Cerco di immedesimarmi nella personalità dei personaggi che descrivo, ma ne rimango distaccato nella realtà. Inoltre, riesco a vederli con una lente di obiettività. Non confondo mai la personalità dei miei personaggi con la mia. Non sarebbe normale farmi coinvolgere o farmi influenzare dai loro modi d'essere.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Raccontare situazioni, descrivere avvenimenti più o meno veritieri. Cerco di creare piccole opere nelle quali il lettore possa essere coinvolto nella logicità delle mie trame, come fosse un ordito, un lavoro di insieme di fili intrecciati su un telaio e che hanno e danno un senso a quello che il racconto vuole rivelare.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Avevo deciso di intitolare questo libro: "I miei racconti", ma sicuramente questo titolo esiste già. Quindi, ho optato per il titolo: "Le mie novelle". Ma, a quanto pare, anche questo titolo non poteva essere scelto. Infine, mi è stato suggerito di intitolare il mio libro: "Queste sono le mie novelle". E così ho deciso per quest'ultimo titolo. Quindi, non ho combattuto con me stesso per la scelta del libro, ma sono stato costretto a sceglierne uno che potesse essere adeguato al mercato del libro.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Stendhal, per il suo spirito critico sugli accadimenti della sua epoca. Lo scrittore di Grenoble Marie-Henri Beyle era dotato di un sarcasmo invidiabile. Libero nel pensiero, dava sempre una lettura reale e ironica di ciò che rappresentava la sua epoca, nel tempo in cui l'imperatore Napoleone Bonaparte aveva conquistato l'Europa. E questo, a costo di pagarne le conseguenze a caro prezzo. Ma la libertà di pensiero per me è tutt'altro. Col suo spirito critico, l'incollerito scrittore francese non mancava di far notare che il potere assoluto, all'epoca rappresentato nella sua massima espansione imperiale, da Napoleone, voleva irreggimentare il popolo francese ed europeo in generale. Calarsi a quell'epoca, da osservatore esterno, dovrebbe essere un'esperienza da coltivare. Una storia, per certi versi, similare a quelle delle due guerre mondiali del XX secolo, se si deduce lo spirito di conquista del regime francese con quello austro-ungarico e quello ancora più scellerato del nazi-fascismo. Scellerati e crudeli come sono tutti i regimi autoritari. La storia ci insegna molto, ma per ragioni che evito di descrivere, non ne facciamo mai tesoro, se non in rari casi di crisi mondiali, ove vincono il bene e la pace, grazie all'opera di mediazione di statisti degni di lode e di imperituro ricordo.
 
6. Ebook o cartaceo?
Il contenuto non cambia. L'aspetto eccome... È come guardare una foto a colori o in bianco e nero in formato cartaceo, e vedere la stessa su un p/c o su una smart tv. Non é la stessa cosa. Ma, purtroppo, molto probabilmente il cartaceo scomparirà dal mercato, anche se non lo so con certezza e quando avverrà. Spero il più tardi possibile. Avete mai notato come profumano le pagine di un libro? Questo, già basterebbe a indurre l'acquirente a optare per l'acquisto del cartaceo. Il libro si tocca. Si accarezzano le pagine. Si odorano.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non mi ritengo uno scrittore, nel senso professionale del termine, anche se ho cominciato a scrivere in un'età piuttosto giovane, ma non conservo traccia dei miei scritti dell'epoca, per sfortuna. Se non altro per curiosità, per scorgere la forma di scrittura che adottavo.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Non esistono aneddoti. Sono state sensazioni, ispirazioni che non sai nemmeno come possano uscire dall'animo. Pagano, perché mi danno anche emozioni, e alcune volte, rileggendo i miei scritti mi commuovo da solo, se mi calo nel personaggio principale da me creato.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una piacevolissima sensazione. Una meta raggiunta che dà notevole soddisfazione e ti fa stare bene con te stesso. E anche con gli altri. Cosa non da poco.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Leggo periodicamente i miei racconti a mia moglie e ai miei figli, già prima dell'impaginazione delle mie piccole opere.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una bella cosa. Dal punto di vista della praticità è una cosa utile. Sarà il futuro sotto certi aspetti.
 

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Venerdì, 24 Maggio 2019 | di @BookSprint Edizioni

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