1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me vuol dire soddisfare la mia fantasia, vuol dire vivere in prima persona ciò che vive il mio personaggio o la mia storia, fino al punto di provare veramente gli stati d'animo e le emozioni della storia, scrivendo "Speranza" non sono state poche le volte che mi sono ritrovato a commuovermi. Per chi scrive narrativa, come me, la cosa più bella è di non dover rispettare regole e crismi, ciò che esce dalle nostre menti è tutto frutto della sola nostra immaginazione, liberi così di decidere il nome di un personaggio o i luoghi in cui si svolge la storia. Una cosa per me straordinaria.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
I personaggi. Almeno quelli principali, Monique, Alen e i figli… la mia vera famiglia. Ma nulla di quanto accade però riguarda noi. A parte il mio carattere deciso che ho riversato completamente su Alen. Mi sono divertito, anche se stranamente non ho mai visto Alen con il mio volto, nello scrivere non l’ho mai immaginato fisicamente come me, mentre il resto della famiglia sì.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha significato vivere, concedetemi il termine, una bella brutta avventura. Una sfumatura serena in un tempo orribile.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Diciamo che, piacevolmente, non ho avuto alternative. La Speranza è presente lungo tutto il racconto, per cui è stata semplice, difficile sarebbe stato trovare un altro titolo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“Un luogo chiamato libertà” di Ken Follet, credo mi farebbe piacere leggere di chi stava peggio di me, salvarsi.
6. Ebook o cartaceo?
Credo che niente ti possa dare quanto ti dà un cartaceo. Capisco però che, per i divoratori di parole, l’Ebook può essere una gran cosa
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non credo di avere intrapreso una carriera, ho semplicemente mantenuto una parola data a mio nipote Antonio. Avevo promesso che se rimaneva promosso in quinta elementare, gli avrei fatto una sorpresa strepitosa. E non so come, per gioco ho scritto il mio primo libro. L’ho proiettato nel mondo dei video giochi dove per rientrare alla sua vita normale doveva superare tre “muri” sulle spalle di Super Mario Bross, Nella finale mondiale in campo con Maldini, Baresi e co, e alla guida di uno schuttle … mi sono divertito molto e ne è uscito qualcosa di bello.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Non ricordo esattamente come è nato “Speranza”. Devo dire che è anche fuori dai miei temi, mi piace scrivere storie corte e con finali a volte inverosimili. “Speranza” è l’unico romanzo che ho scritto oltre a “Gallow Nightmare” per certi versi.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Oltre alla grande soddisfazione personale, è molto profondo sapere che qualcuno potrebbe emozionarsi leggendo qualcosa di tuo.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Ovviamente Monica, mia moglie, la mia prima fan …..
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia una gran cosa. Oltre ad essere un rapido metodo di divulgazione , apre nuove opportunità soprattutto per chi, per vari motivi a volte anche tristi, non può leggere o non può passare le pagine, ho un fratello tetraplegico e so cosa può voler dire. Nonostante tutto forza cartaceo.