1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata sulla punta dello stivale italico, per la precisione a Reggio Calabria, in uno dei mesi più freddi dell’anno, gennaio, cuspide acquario-capricorno per il nostro oroscopo. Nata sul mare d’inverno, scherzando dico che ho acqua di mare nelle vene. Un anno dopo la mia nascita, più o meno, mio padre fu trasferito a Roma così sono stata adottata dalla Capitale che mi ospita tuttora. Sono cresciuta nella città che mi ha accolta, nel quartiere appio - tuscolano, lo stesso nel quale ho frequentato la scuola fino al diploma di maturità scientifica.
Tornavo nella mia città natale durante le canoniche vacanze scolastiche. Io e la mia famiglia, siamo tre fratelli, trascorrevamo quei periodi nella casa dei nonni e della zia alla quale ho dedicato il mio libro. È in quella casa, durante i pomeriggi annoiati che ho coltivato le mie passioni artistiche, disegno, musica, lettura e scrittura. Ed è proprio durante quelle vacanze, ai tempi del liceo, che è nato questo romanzo.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Penso che il divario generazionale non mi permetta di consigliare un libro che riesca ad incontrare il gusto degli adolescenti di oggi. Però, posso consigliare di leggere. Tutto quello che incontra il gusto, la voglia, il momento. Credo che, indipendentemente da ciò che si legge, l’importante sia farlo. Leggere ci permette di entrare in contatto con mondi diversi, pensieri lontani da noi oppure idee che ci rispecchiano.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Personalmente sono a favore della carta. Un libro mi piace guardarlo, sentirlo, entrarne in contatto diretto. Non c’è niente di paragonabile al perdersi nel dedalo di una libreria, fra i titoli, le copertine. La carta mi fa pensare a tutti gli sforzi nel corso della storia per trasmettere la parola, la diffusione delle idee. Mi rendo conto di essere un po’ anacronistica in un tempo ormai “digitalizzato”.
L’eBook ha innegabili vantaggi nella facilità di lettura, di accesso. E, come ho già detto, l’importante è leggere.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Da che ricordo ho sempre scritto. Racconti pieni di creature immaginarie, favole, uno sfogo alla mia fantasia. In realtà mi trovo a mio agio più con la parola scritta che con il “parlato”. Come con la comunicazione non verbale. Non mi riferisco ai messaggi nei quali trionfano le contrazioni e le faccine. Parlo del mettere su carta le emozioni, i pensieri. È un modo per comprendere meglio ciò che provo, mi aiuta a metabolizzare. Con il tempo, poi, ho imparato ad apprezzare il potere terapeutico della scrittura. Negli ultimi anni ho dedicato parte della mia attività lavorativa alla medicina narrativa.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questa storia è il classico libro nel cassetto. Quando l’ho scritta non pensavo di farla leggere ad altri. Il liceo per me è stato un periodo di principi assoluti, di lotte idealiste, di cineforum. I Queen erano la colonna sonora delle nostre assemblee. L’omosessualità, allora, non era un argomento da sbandierare, non si parlava di famiglie che non fossero “tradizionali” come stato di diritto. Anzi, si parlava di malattia, di genitori che segregavano figli e figlie in casa per il loro bene. A me sembrava un’ingiustizia assoluta, non capivo come un genitore, la persona che dovrebbe amarti più di ogni altra, potesse arrivare a tanto. Così, lavorando di fantasia, ho intessuto la storia di due ragazze, ormai donne, che si confrontano con il loro passato. Un passato nel quale l’amicizia di una delle due era stata rinnegata dall’altra a causa del suo orientamento sessuale. L’argomento oggi potrebbe sembrare “datato” anche se credo che, nonostante la nostra ostentata modernità, ci sia ancora una buona dose di pregiudizio sommerso.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Non ho la pretesa di inviare alcun messaggio. Semmai spero che la storia da me raccontata possa regalare a chi vorrà leggerla, qualche momento di evasione e, magari, uno spunto di riflessione.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Un sogno nel cassetto che ha preso forma con gli anni, rendendosi più nitido.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ricordo con nostalgia le estati trascorse nella casa dei nonni con la costante attenzione di mia zia. Essendo sotto la sua responsabilità non avevo troppa libertà di movimento. Così passavo il tempo disegnando, scrivendo, guardando in tv vecchi film in bianco e nero. Consideravo ciò che scrivevo troppo personale e mi imbarazzava mostrarlo anche a chi mi stava vicino. Così riponevo i miei quaderni in uno scomparto del mobile in salone. Zia, che era assolutamente di parte pensando facessi tutto bene, li leggeva di nascosto per non urtare la mia suscettibilità. Poi mi faceva domande apparentemente distratte per convincermi a parlarne. Anni dopo mia sorella mi ha rivelato questo piccolo segreto di cui avevo sempre sospettato.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Quello che scrivo nasce dal bisogno di esteriorizzare il mio pensiero, di getto. In un secondo tempo aggiusto il tiro, do un senso logico alle parole. In questo caso non era una mia priorità terminare il libro nella sua forma definitiva. Volevo soltanto raccontare una storia che finisse a modo mio.
10. Il suo autore del passato preferito?
Dostoevskij. Ho letto ed acquistato, in forma cartacea, l’intera produzione letteraria. Mi affascinano i personaggi tormentati dei suoi romanzi, il compiersi del fato, le descrizioni che rendono la città protagonista.
Ma anche il genio visionario di Allan Poe ha catturato diverse ore del mio tempo di lettura.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Assolutamente favorevole. Un audiolibro concede a chi non è in grado di farlo da solo la possibilità di scoprire i fantastici mondi racchiusi nei libri. Inoltre la voce accompagna, abbraccia, coccola regalando emozioni.