1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Molto avrei da raccontare ma credo che lei voglia la sintesi. Sona nata in un paesino della Campania (RIARDO) ma non sono vissuta lì. La mancanza di mia madre ha cambiato la rotta del mio destino, lasciandomi a solo diciotto mesi e per di più malata.
Vengo portata per cure in un sanatorio e vi resto per alcuni anni, ne esco guarita e come solo le mamme sanno fare mi affida alla sua sorella maggiore Anna che si prenderà cura di me quando può e come può. Mio padre resta vedovo per un po’ di anni e disorientato dall'accaduto non riesce a prendersi cura di me, da lì a poco si risposa. La zia Anna mi porta in collegio perché possa essere accudita e istruita, avevo solo tre anni e vi restai fino ai dodici. Famiglia zero, non conosco l'affetto né carezze, nulla, infatti non esisto per nessuno, le suore sono inadeguate e disattente. Poi prendo coscienza di me e a dodici anni mi faccio una promessa, "IRMA" sei sola e devi prenderti cura di te stessa e non permettere più a nessuno di farti del male… così è stato. Frequentavo ancora la scuola quando la nuova moglie di mio padre mi portò via dal collegio a casa con loro. L'unica via di scampo che mi rimaneva era il lavoro... e non chiedere niente a nessuno, ho accettato di fare qualunque lavoro per essere impegnata. Un bel giorno mio padre mi dice che in una struttura ospedaliera vicino casa cercano una giovane ragazza da assumere e restare lì fissa giorno e notte. Accetto e sono felice, ho finalmente trovato una famiglia composta da giovani ragazze e tutte insieme lavoravamo in armonia. Raggiunta la maggiore età mi diplomo e divento infermiera, nella struttura vi resto per cinque anni, è quello uno dei periodi più belli della mia vita. Le cose cambiano, non più convitto, lavoro sempre ma facendo i turni… Ahimè!! mi tocca tornare in famiglia che non mi vuole... così una sera scappo di casa, vado a stare presso uno zio ci resto poco e nel frattempo penso alla zia Anna. Le telefono e le chiedo di andare a stare con lei, mi accoglie senza chiedermi altro, ha mantenuto la promessa fatta alla sorella, ho venti anni e festeggio con lei il primo compleanno. La zia è accogliente ma rigida con lei resto cinque anni, nel frattempo conosco un ragazzo del posto, mi sposo, mi trasferisco al nord, ho tre figli, lavoro ancora… fino a quando decido di lasciare spontaneamente il lavoro. Mi scrivo all'università della terza età e coltivo le mie molteplici passioni per dieci anni, i figli sono cresciuti ed io attualmente vivo in una città di lago… con mio marito e continuo appassionatamente con la lettura e la scrittura.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Il libro che consiglierei di leggere ad un adolescente é: "Cose che nessuno sa" di Alessandro D'Avenia, un ottimo insegnante delle scuole superiori che sa ben trattare argomenti sugli adolescenti.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Il progresso va avanti e l'uso dell'ebook è inevitabile, io personalmente preferisco quello cartaceo. Ho bisogno di avere il libro tra le mani, sfogliare le pagine e fare le orecchiette per segnalibro e andare personalmente in biblioteca a scegliermi i libri che più mi aggradano.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
La scrittura è un grande amore ponderato nel tempo partendo dai tanti libri che ho letto e che leggo tutt'ora accentuata con la maturità. Prima avevo altre priorità verso me stessa e gli altri. Poi la passione è cresciuta ed io con lei, mi è di tanta compagnia non sono mai sola, un pensiero o una riflessione mi accompagnano sempre.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questa è una favola totalmente inventata da me l'idea è casuale. Frequentavo l'università della terza età nella città dove vivo, e partecipai ai corsi di teatro amatoriale che iniziavano sempre con esercizi vari; l'impostazione della voce, lettura di gruppo del copione e improvvisazione. Un giorno il regista ha voluto darci tre parole (Luna, fiore e pozzo) e ci spronò a improvvisare al momento, un pensiero o una citazione da commentare con il gruppo. Niente mi venne in mente in quella occasione, ma poi a casa ci pensai e scrissi la favola.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Le favole sono scritte per piccini, bambini e per i grandi che a loro volta le leggono ad altri, è un anello di congiunzione e di condivisione tra mamma e figli, papà e figli, nonni e nipoti. Il messaggio sta nel stimolare ed elaborare attraverso la favola l'immaginazione del bambino.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura dopo la lettura ha preso coscienza nel corso della mia vita in età matura, forse inconsapevolmente era già in me da sempre. Quando poi ho assolto tutti i doveri del lavoro della famiglia, avendo più tempo per me il tutto è avvenuto spontaneamente fuori e si è sviluppato.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Non c' è stato un vero e proprio episodio legato alla nascita della favola, il tutto è avvenuto spontaneamente dettato dalla mia fantasia e da tre parole magiche e dalla volontà di farla conoscere ai bambini e farli sognare. Ogni bambino ha il diritto a una infanzia felice, diversamente da quella che ho avuto io.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Mai ho pensato di non portarlo al temine, l'ho completato anche in fretta e con entusiasmo, fantasia e semplicità, vista anche la breve favola.
10. Il suo autore del passato preferito?
Il mio autore preferito è Alessandro Manzoni e spiego il perché; il tutto nasce dalla bellissima idea della mia maestra delle scuole elementari che negli ultimi dieci/quindici minuti finita la lezione ci leggeva i Promessi Sposi come fosse una sorta di favola e tra i vari personaggi (Renzo e Lucia, Don Abbondio, Don Rodrigo e i Bravi) con la fantasia viaggiavo attraverso questi racconti. La mia maestra è stata sicuramente quella che ha messo dentro di me il seme e l'amore per la lettura e scrittura sviluppatasi poi nel tempo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente preferisco essere io il lettore, o ascoltare dalla viva voce delle persone che leggono, per poi discutere e condividerne le impressioni. Ma l'audiolibro rappresenta comunque uno strumento capace di interagire con qualunque persona anche con quelle meno fortunate.