1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ormai è diventato un bisogno che devo soddisfare costantemente, di cui non posso fare a meno, e che si completa con la mia vita attuale da pensionato, dopo aver passato 40 anni in palestra, come Insegnante di Educazione Fisica e Allenatore di Pallavolo femminile.
In qualsiasi scritto, proprio perché "viene da dentro", le emozioni che mi scuotono e mi avvolgono sono molteplici. Dalle prime parole... e poi nelle letture successive, quando alla fine, rileggendo tutto il testo finale, e anche a distanza di tempo, mi ritrovo ancora a emozionarmi e, talvolta, perfino a commuovermi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sebbene penso di essere riuscito a "costruire" in questo romanzo una bella storia d'amore, con tutte le sue sfaccettature, devo altresì confessare che in "Trattieni il respiro", la mia vita reale è abbastanza presente, non solo per un vissuto diretto, ma, anche per tutte quelle esperienze indirette che, comunque, hanno contribuito pesantemente alla mia formazione.
Mi risulterebbe difficile scrivere, senza che, ogni volta, io non torni a riassaporare quelle sensazioni tristi o gioiose, ma già provate in un lontano, vicino passato.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Un giusto riconoscimento alla mia terra, ai luoghi dove sono nato e cresciuto, alle tradizioni secolari che ancora oggi vengono ripetute e, con un po' di "nostalgia" alla mia gioventù... di un tempo che fu.
Lasciare in questo modo una testimonianza ai giovani Sulmonesi di oggi, di tutto quello che noi, con i capelli bianchi, abbiamo goduto, mentre ci preparavamo alla vita... e che loro "purtroppo" si sono persi.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Ma... diciamo che mi è venuto da subito, e questa volta non ho dovuto fare una scelta, anche perché poi, lo stesso titolo, mi è servito come filo conduttore in tutto l'evolversi del romanzo, dall'inizio alla fine.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Come già detto in una intervista precedente, per un altro mio libro, mi porterei "Cuore" di Edmondo De Amicis. Forse perché è stato il primo libro che ho letto, regalatomi alla Comunione, al quale sono legato con molto affetto, e che mi ha trasmesso le prime sensazioni, quelle stesse sensazioni che poi mi sono portato dietro fino all'età adulta e oltre.
6. Ebook o cartaceo?
Entriamo decisamente in un conflitto...!
Penso che ognuno poi, alla fine, trovi la giusta soluzione per leggere un libro, magari, e per diverse ragioni, passare indifferentemente dall'ebook al cartaceo e viceversa, a seconda della situazione.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Il tutto è incominciato anni fa, quando, in una notte d'inverno, mi sono svegliato di scatto, urlando, tutto sudato, sconvolto da un sogno che poi in effetti, mi ha riportato indietro nel lontano 3 aprile 1956, giorno in cui ho perso tragicamente un amico d'infanzia: Claudio.
In mezzora ho scritto il racconto "L'angelo dai riccioli d'oro", dedicato alla breve vita di questo bambino, divenuto poi, e senza ombra di dubbio il mio angelo custode.
Poi, in garage, ritrovai un vecchio diario, dove erano annotati alcuni scritti che risalivano addirittura al 1969. Dopo averne scritti altri di pensieri, riflessioni, ho pubblicato "In quei momenti", una silloge poetica che ne contiene ben 135.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Sono molto legato al periodo adolescenziale consumato nel mio paese natio, Sulmona, al quale ho voluto dedicare questo libro, per ricordarne la storia attraverso un percorso narrativo che intreccia e mette a confronto passato e presente, memorie personali e fatti di vita condivisa, passioni ed emozioni, romantiche nostalgie e riflessioni quotidiane.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Beh... lo definirei un parto bello e buono.
Dopo una lunga gestazione, non priva di complicazioni varie, poi finalmente... la gioia... nel vedere venire alla luce una nuova "creatura".
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Attualmente, solo un amico che sarà il moderatore alla prossima presentazione ufficiale del libro, e solo a pochi giorni prima dell'evento. Sarà sbagliato, ma io sono molto geloso delle mie cose, che condivido con altri, soltanto a ultimazione avvenuta, come nel caso di questo libro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sicuramente è il futuro... ma molti restano ancora legati a quel contatto fisico con il libro, a quell'odore particolare della carta, a quello sfogliare delle pagine avanti e indietro delle pagine, e alle variopinte sensazioni che di certo nessun audiolibro potrà mai darti.
Qui poi dovremmo fare altre considerazioni per quello che riguarda l'ascolto di un audiolibro, come può essere una poesia recitata o altro.
Mi sono sempre permesso di invitare gli intervenuti alle mie presentazioni, di chiudere gli occhi... di lasciarsi coinvolgere... travolgere... e, se fosse stato necessario, anche stravolgere durante l'intero ascolto della recitazione. Questo, per meglio assaporare il messaggio che si libera ad ogni lettura.