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BookSprint Edizioni Blog

19 Mar
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Intervista all'autore - Francesco Giugliano

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Il mio nome è Giugliano Francesco, vengo da Scafati, città in provincia di Salerno, vicino Pompei. Sono laureato in Scienze Infermieristiche, Laurea conseguita nel 2004 all'Università Federico II di Napoli. Amo lo sport e cerco di seguirlo in quasi tutte le discipline. Proprio tale passione per lo sport e in particolare per l'atletica leggera, mi ha spinto a scrivere questo romanzo. Sin da piccolo, il mio grande sogno è sempre stato quello di vincere i 100 metri alle Olimpiadi.
Circa dieci anni fa, in un periodo in cui mi allenavo con costanza proprio in questa disciplina, dovetti sottopormi ad un intervento chirurgico al polso che mi tenne fermo per diversi mesi, così un po' per gioco, mi misi davanti al computer e aprendo la pagina Word, cominciai ad immaginare la storia. Pian piano i pensieri diventarono parole, le parole frasi e le frasi pagine. Dopo aver scritto una trentina di pagine, contattando la FIDAL e documentandomi sul loro sito, tornai alla vita di tutti giorni accantonando il libro in una cartella del mio PC. Solo dopo diverso tempo, esattamente poco più di un anno fa, ho ripreso da dove ero rimasto, questa volta però portando a termine il romanzo con enorme soddisfazione.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sinceramente, avendo una vita lavorativa abbastanza dinamica, sia da un punto di vista temporale che logistico, non ho un momento preciso da dedicare alla scrittura. Mi è capitato di scrivere di giorno o di notte, per due giorni consecutivi e abbandonare per settimane. L'importante, secondo me, è che nel momento in cui hai un' idea o un determinato pensiero, devi subito buttarlo giù, trasformandolo in scrittura, per poi passare alla correzione in un secondo momento, prima che l'immaginazione scompaia.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ce ne sono diversi, in base al genere di libro che si ha voglia di leggere in quel periodo. Però devo dire che ogni qual volta mi capita davanti un romanzo di Ken Follett, non vedo l'ora di leggerlo, perché ho la certezza di immergermi in una storia avvincente. Per me Follett è una sicurezza, sia nella sua scrittura, sia nei contenuti dei suoi manoscritti, così ben curati e facili da leggere tutti d'un fiato.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Un po' per voglia di mettermi in discussione e un po' per amore dello sport, nel senso romantico del termine. Oggi purtroppo, il dio denaro sta ammazzando la ragione essenziale di tutto ciò che è disciplina sportiva : IL RISPETTO. Io da bambino ho imparato ad amare l'atletica grazie a Carl Lewis, il più grande atleta di tutti i tempi, ma soprattutto grande esempio di uomo di sport. Nella sua immensa classe e nella meravigliosa persona che è stata sia dentro che fuori la pista di atletica, vedo l'essenza della sana competizione. Il mio romanticismo sportivo è rivolto proprio ai valori che solo lo sport sa trasmettere, o almeno dovrebbe, sia ai praticanti che agli spettatori.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Pochissimo direi, in quanto credo che stiamo vivendo in una società di decadenza culturale, dove si investe troppo sull'immagine e troppo poco sull'essenzialità della persona. Potrei sembrare ripetitivo ed anche un po' antiquato, ma è la realtà dei fatti. Arte, scuola, ricerca, teatro, musica, rappresentano la base imprescindibile, per una società intellettualmente avanzata. Una politica, come quella attuale, tendente alla riduzione dei fondi per tali nobili discipline, credo sia un suicidio sociale, che non potrà mai condurre ad una miglioria dei programmi futuri.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi. Decisamente entrambi a pari merito.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sono uno scrittore emergente e come tutti coloro che si accingono a scrivere i primi romanzi, ho avuto la tendenza ad inserire alcuni fatti ed eventi autobiografici a cominciare proprio dal nome del protagonista: Frankie. Sinceramente sono felice della scelta, perché scrivere qualcosa di me, mi è stato di enorme aiuto per rendere scorrevole la stesura del testo, donando leggerezza e semplicità al romanzo.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia madre sicuramente. L'ho ringraziata nel libro, nell'intervista fatta a Sanremo e non posso esimermi dal ringraziarla anche adesso, perché è una donna eccezionale. Sin da bambino mi ha cresciuto ed educato trasmettendomi la cultura del sapere, il desiderio di lettura, e l'istruzione di non fermarmi alla superficie delle cose, ma approfondire sempre la conoscenza dell'ignoto.
Ci tengo a ringraziare anche la mia amica e grande artista Elena Barosio, per la realizzazione delle illustrazioni disegnate. Sono immagini inserite appositamente per donare al lettore poco ferrato sull'atletica, attraverso la visione diretta del disegno, un' immaginazione più vicina possibile alla realtà, riguardante il personaggio o l'evento citato.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ovviamente a lei: mia madre.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Spero proprio di no, anche se i sondaggi dicono il contrario. A prescindere che sono favorevole a tutto ciò che incentivi la lettura e il sapere; quindi ben venga l'aiuto di una nuova tecnologia come l'ebook; per quanto riguarda il sottoscritto però, il tifo resta sempre per il libro stampato. Credo che finché vivrò, saranno sempre quelli cartacei i libri che leggero di più, perché l'odore e la sensazione del tocco sotto le dita che ti dà un foglio di stampa, non te lo regalerà mai nessun touchscreen
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ottima e interessante iniziativa.
 

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Martedì, 19 Marzo 2019 | di @BookSprint Edizioni

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