1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è libertà, fermare emozioni per sempre. Liberare stati d'animo, lasciarli fluire, viverli pienamente, attimi e situazioni che spesso non si possono esprimere con le parole. Poterli rivedere dopo anche molto tempo, fermi lì, ritrovarli in maniera istantanea. Spesso nella memoria certi episodi tendono a perdersi nei suoi cassetti sempre affollati. La carta rende questo impossibile!
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il racconto rispecchia fedelmente un tratto della mia vita, è assolutamente autobiografico. Parlo in prima persona di eventi reali trascorsi che giocoforza rispecchiano la mia esistenza attuale. Situazioni che mi hanno trasformato, fatto soffrire, riflettere, rimettere in discussione e anche finalmente gioire. La mia vera vita "reale" doveva passare attraverso questo processo per essere finalmente vissuta a pieno, in un viaggio che comunque è sempre in evoluzione.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Lo scrivere quest'opera è stato come esorcizzare, liberare e comprendere una parte di me stesso che non conoscevo a fondo. Ha significato vivere al meglio il mio presente. Non avrei potuto farlo se prima non facevo "pace" con il mio "io" più profondo e interno che reclamava per venire alla luce. Scrivere è stato liberarmi di ombre ingombranti che mi opprimevano e ostacolavano il mio cammino di uomo. Ritrovare il mio bambino interiore trascurato, dargli la mano e guidarlo con sicurezza verso la sua dimensione adulta, senza tuttavia fargli perdere la gioia e l'allegria, tipiche di un ragazzino piccolo, semmai infondendogli maggiore sicurezza, prenderlo per mano e assicurargli che da ora in poi sarà diverso, non dovrà più avere paura o rimanere indietro.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Beh, il titolo è venuto spontaneo, subito, immediato!
Ho immaginato una strada che portava alla collina a simbolo del percorso che dovevo fare. Una volta arrivato, lasciare indietro tutte le fatiche, godermi il premio aspettando il sole nascente dietro al colle a rappresentare il superamento degli ostacoli che avevo trovato e superato, il sorgere anche di un uomo nuovo, profondamente abbagliato dalla sua luce rassicurante.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Nessun dubbio! Hermann Hesse: "Siddharta".
6. Ebook o cartaceo?
Pur rimanendo fedele sostenitore del cartaceo, credo che il formato Ebook sia una nuova bella frontiera per far avvicinare alla lettura.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Beh, quando ho visto che da una serie di appunti stava prendendo casualmente forma un "qualcosa" di senso compiuto, vari passaggi che avevano un filo logico e si legavano naturalmente tra di loro assomigliando sempre più ad un racconto.
Da qui l'idea di rimetterci le mani sopra e renderlo davvero tale.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di fondo era raccontare la mia esperienza, nel mio caso con gli attacchi di panico, per poterla condividere con chi ancora ne soffre. Dare loro un aiuto e sostegno morale. Spesso in questo tipo di eventi, ci ritroviamo soli, anche incompresi talvolta. Invece basterebbe anche una parola buona per sentirsi meno isolati. Sapere che altri hanno le tue stesse problematiche, stanno lottando per affrontarle, ognuno alla propria maniera e con i propri tempi ci fa sentire parte di qualcosa, ci dà forza! Infondere speranza a chi sta attraversando percorsi difficili di guarigione o si sta muovendo in questa direzione.
L'aneddoto che lego di più a quest'opera è qualcosa di molto strano e particolare. Una coincidenza davvero singolare.
Ricordo dopo avere stampato varie pagine sono andato a comprare una cartellina per raccoglierle e in un mucchio con vari immagini, è come se la mia mano si fosse mossa da sola e mi ha portato a scegliere una che stava nel mezzo al mucchio e che non potevo vedere coperta dalle altre sopra. Non ci crederete ma quando l'ho sfilata c'era stampato sopra un prato con delle colline davanti... Un segno! Lì ho capito che dovevo portare a termine il mio lavoro... ancora oggi se ci penso mi pare impossibile... ma io credo ai segnali dell'universo...
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una soddisfazione immensa!
Una parte di te, della tua storia, delle tue esperienze condivise con altri.
Quando ti rendi davvero conto di avere il "tuo" libro tra le mani, lo giri, rigiri, lo riguardi in ogni aspetto e pensi "è mio, l'ho scritto io, c'è dentro la mia essenza"... non ti sembra vero! Difficile spiegarlo...
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Sono stati i miei genitori.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia un buon modo per diffondere la lettura. Ormai siamo nell'era della tecnologia e se questa può dare un impulso a leggere o anche scrivere di più ben venga.