1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Carattere introverso e talvolta estroverso con coloro che vorrebbero conoscermi. Sono nato in un paese di collina, dove le stagioni, si susseguono al ritmo deciso dall'astronomia. Paese acculturato, pieno di inventive, poeti, artigiani eccelsi e molto acuti, intelligenti e ironici. Ho vissuto per alcuni anni, presiedo l'orfanotrofio del paese, sino dall'età di 16 anni. Il mio carattere si è forgiato, stando a contatto di altri bambini meno fortunati di me. Ho appreso tanto dalla vita comunitaria, soprattutto stando a contatto con persone adulte che avrebbero voluto biasimarti, ma ho temprato il mio spirito, quando capivo le problematiche di un compagno, senza genitori affetti, e ho agevolato in parte, non sostituendomi, le figure genitoriali, donando carezze, sorrisi e abbracci.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Tutte le ore sono buone: principalmente, le ore mattutine e quelle pomeridiane. Mentre dedico alla lettura, le ore serali e pre-notturne, purtroppo, in questi margini di tempo, il sonno prevale e perdo la "quantità'" letturale. Durante il sonno, spesso sogno e nobilito i ricordi di ciò che fu il tempo passato.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Milan Kundera, per la sua capacità di rendere facili, le cose difficili. Comunque, se per contemporaneità, volessimo intendere, il tempo presente, per me, gli autori più "contemporanei", sono: Dante, Manzoni, Petrarca, Leopardi, Ovidio, Platone, gli Evangelisti, Garcia Lorca, Plath, Dickinson, Moravia, Hemingway, Shakespeare, Freud, P. L. Cubeddu. Mi fermo qui, ma ce ne sarebbero altre migliaia, la storia ne è depositaria.
4. Perché è nata la sua opera?
Un’opera non nasce così per caso; ci sono tanti fattori che contribuiscono affinché la medesima, vada avanti. Nel mio stato d'animo, si sono create tante molecole "creative", per cui è stato facile, mettere nero su bianco, e dare a me e a tutti gli eventuali lettori, una immagine espressiva e coinvolgente. Inizialmente incominciai a scrivere poesie, aforismi e racconti brevi. Iniziai all'età di 12 anni. Rammento che io non ho fatto studi classici, ma scuole tecniche, per cui, lo studio della letteratura, era demandata a persone che avessero attitudini artistico-letterarie e poetiche. Il mio "presunto" romanzo “Gli Orfanelli”, è un insieme di fatti, di racconti e di situazioni reali, ma controverse, che hanno delimitato alcune cose, nell'ambito in cui si svolsero i fatti. É evidente che, il tutto è artificioso e romanzato, per creare suspense. Incominciai a scrivere pezzo per volta, nei momenti liberi dal lavoro e dalle altre incombenze quotidiane. Ho scritto oltre duemila poesie, saggi brevi, aforismi, dediche, articoli giornalistici, e altri scritti che ci vorrebbero dieci persone a mettere in ordine i faldoni. Come già sapete, ho pubblicato quattro libri di poesie, e partecipato a svariati premi letterari, ottenendo successi lusinghieri; ciò nonostante, non ho mai fatto pubblicità. Il mio scritto non sarà un italiano perfetto, ma raggiungerà, il cuore e i sentimenti degli eventuali lettori. Senza presunzione.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Come già accennato, essendo orfano di padre dall'età di tre anni, vivendo circa otto anni presso un orfanotrofio, i miei disagi affettivi, furono contrastanti. Però, soffrendo anche fisicamente, ma soprattutto moralmente, ha temprato il mio desiderio, esprimendo le carenze affettive, anche se mia madre, nonna e zia materna, mi sollecitarono affinché che io superassi, la situazione di bambino "solo", abbracciando l'unica cosa possibile per me: scrivere e scrivere.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Tutte e due le forme. Principalmente, fu un’evasione dalla vita reale, in un secondo momento, vidi che mettendo a nudo le situazioni vissute, queste creavano il modo di approfondire i problemi e le tematiche di ordine politico e sociale. Quando io scrivo, la penna va da sola e non si ferma mai, anche se, talvolta, le cose le ripeto sino alla noia. Per me è una situazione benefica e salutare per il lettore attento senza pregiudizi.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il novanta per cento delle cose scritte, rappresentano il mio carattere, non molto accomodante, soprattutto quando vengono discriminate le persone povere, ammalate, senza lavoro, abbandonate a se stesse, per l’indifferenza e l'incuria della classe politica e spesso anche di certe categorie di persone che parlano, ma non fanno nulla per aiutare i disadattati.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Lo spirito sempre presente, volitivo e propositivo, di mia madre. Persona tenace, buona d'animo, caricatevele, che ha intuito e rafforzato il mio pensiero. Debbo a lei, le risorse morali e quindi letterarie, dei miei scritti.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Nessuno può leggere ciò che uno scrive, se l'autore non proponesse egli stesso, l'approccio affinché un'altra persona, possa violare il tuo segreto. Mio figlio è stato il primo a leggerlo, anche se egli ne ha criticato la stesura; dice lui, che manca una trama ben definita. Sta proprio qui, la diversità del romanzo. Interrompo le varie fasi, interponendo opinioni su valori fondamentali, quali la libertà, la giustizia e così via.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sì. Si risparmierebbero milioni di tonnellate di carta e con esse spazi bibliotecari: volumi, pesi e spazi. Però, l'ebook, è qualcosa di tecnologico e quasi amorfo: senz'anima. Toccando la carta, assapori la natura; le nuove tecnologie, sono alquanto sostanze senza spirito. Ma, la scienza va avanti e le nuove forme, gradevoli o no, andranno avanti e perdureranno nel tempo, sino a quando l'uomo, non deciderà di ripristinare quel che fu.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Interessante e suggestivo.