1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono di Roma, ho abitato al quartiere Parioli per gran parte della mia vita, sono rimasto orfano di padre all'età di 5 anni e mia madre mi ha allevato con molta severità. Mi sono diplomato in ragioneria e ho iniziato a lavorare con mio zio in un ufficio di rappresentanza di abbigliamento. Mio zio è stato per me più di un padre e oltre ad insegnarmi il mestiere mi ha affidato col tempo l'azienda che, unitamente a mio cugino e il genero ebbe un incremento favoloso fino a diventare una delle prime del Lazio.
Ho iniziato molto presto con la mia passione per la musica; senza una lira in tasca ho iniziato a suonare sui fustini del dash e con una chitarra vecchia poi piano piano ho avuto i primi complessini e qualche soddisfazione. Coltivavo altresì una grossa passione per la arti marziali e da ragazzo raccoglievo qualsiasi cosa, poi ho iniziato a praticarle e, in età adulta, a perfezionarle, tanto che vorrei mettere in piedi un corso di difesa antistupro. Ho anche accarezzato l'idea di scrivere un manuale con foto e spiegazioni su come reagire, ma per ora non c'è niente di concreto perché ritengo che solo con l'addestramento si riesce ad interpretare certe azioni nel giusto modo. Il mio maestro di Karate diceva sempre che per imparare un colpo bisogna ripeterlo almeno 1000 volte.
A 25 anni mi sono sposato e abbiamo avuto due figli e oggi a 72 anni ho una splendida nipote.
Come ho imparato a leggere mi sono divorato tutto quello che mi capitava, dai giornaletti ai classici di avventura e poi libri gialli e specialmente di fantascienza. Di questi ne avevo circa 2000 in cantina da 30 anni e a malincuore li ho venduti. In tutto io avrò letto non meno di 5000 libri.
In gioventù ho avuto qualche piccola esperienza giornalistica e nel 2011 Il Messaggero mi ha pubblicato un articolo su una ipotetica intervista ad un alieno. Poi un giorno è capitato che qualcuno si era perso una federa e ho buttato giù due righe scherzose e da quello ho iniziato a scrivere…..
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento specifico per iniziare a scrivere; mi capita invece la notte quando spengo la luce di cominciare a pensare alle trame dei libri e dove andare a cercare i dati che mi servono, per non scrivere stupidaggini. Sto scrivendo un altro libro, molto complicato e la paura di plagiare o essere troppo prolisso mi spinge sempre a cercare dati certi di quello che scrivo. Oltre a questo ne sto elaborando un altro e tra poco inizierò a buttare giù i primi capitoli e su altri due o tre sto pensando. Quando ho la testa piena faccio ordine e inizio a scrivere, ma posso stare anche settimane o mesi senza fare niente, o stare ore a scrivere.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
È sicuramente Clive Cussler.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata per dare corpo alle mie fantasie e sicuramente non avevo nessuna intenzione di pubblicarla.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Fin da ragazzo ho avuto molta facilità ad esprimermi e uno dei miei insegnanti di Italiano che leggeva e correggeva i miei temi un giorno mi disse che io avevo "il dono dell'Italiano" e non ho mai dimenticato quella frase. Avrò avuto 11 o 12 anni.
In seguito ho avuto sempre degli ottimi insegnanti di lettere, soprattutto l'ultimo, quello di ragioneria, sicuramente un vecchio giornalista che ci parlava per ore in classe delle cose della vita e ha contribuito a formare la mia cultura umanistica.
Un giorno da una questione sorta in classe, di cui ci diede una spiegazione di "percorso amministrativo" io ci scrissi un articolo sul Paese Sera e vinsi il concorso per studenti con un premio di ben 15.000 lire. Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo .
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Io nella mia realtà mi trovo molto bene; ho molta fantasia e quindi scrivo quello che mi viene in mente. Certamente cerco di trovare sempre dei riscontri nella realtà.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In questo racconto non ci sono, in quello che sto scrivendo ci sono in prima persona con la mia vita. È un racconto di fantascienza.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, ma in modo molto marginale e non fondamentale per la stesura del romanzo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Una volta finita la prima stesura ho contattato per caso una casa editrice offrendo il mio romanzo; mi ha risposto la signora responsabile delle pubblicazioni che mi ha spiegato che questo editore si occupava di viaggi e avventure di viaggi, quindi non adatto al mio romanzo, ma si è offerta molto gentilmente di leggerlo e farmi poi conoscere la sua opinione. Dopo qualche settimana mi rispondeva via e mail che il mio libro gli era piaciuto e mi spronava a contattare l'editore giusto per la pubblicazione. Sono andato nella mia biblioteca zeppa di libri di avventure, ho preso il nominativo di quattro editori, tra cui il vostro e tutti mi hanno risposto in modo positivo. Ho poi fatto leggere la bozza al mio vicino, docente universitario e autore di numerosi testi scientifici, che mi ha dato uno sprone a rivedere ed ampliare il racconto, cosa che ho fatto.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io spero di no, non c'è più soddisfazione che leggere un bel libro la sera a letto, o sotto l'ombrellone al mare o in piscina
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia utile per chi ne ha bisogno, ma non riesco a immaginare come potrebbe essere. Mi ricordo che quando non esisteva ancora le televisione, la radio era piena di romanzi raccontati e non mi piaceva.