1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è esattamente donare una parte del proprio bagaglio culturale, acquisito nell'arco dell'intero vissuto.
L'emozione è la stessa di quando in prima elementare ci davano i primi elementi per imboccare la strada maestra della vita: il seme che, piantato, col tempo diventa sempre più quercia per dare rifugio al sapere.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sicuramente in alcuni aneddoti, oppure nelle disquisizioni di taluni lemma, vi è, non senza malcelato orgoglio, una parte delle mie reminiscenze di gioventù e oltre.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Una sfida nata almeno 17 - 20 anni or sono: iniziare a spalmare un progetto che non sai se è realtà oppure uno scherzo della mente che si invola tra idee e verità note.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È qualcosa che è nato quasi per gioco o scommessa con me stesso, ed il titolo del testo non ha avuto mai alternative di sorta.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Senz'altro la trilogia di Isaac Asimov. La scrittura scorrevole e fortemente innovativa per l'epoca, per molti aspetti mi ha sempre colpito e spinto a dimenarmi tra gli immaginari mondi che sono il bene dell'infinito.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo in primis, ma sicuramente anche ebook per la modernizzazione e globalizzazione della scienza.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Già dagli anni delle scuole superiori qualcosa mi spingeva a fare voli pindarici per cercare di mettere una dopo l'atra parole e significati che spingevano verso una emozione non controllata emotivamente, ma che volevo far emergere prima o poi ed allora...
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
stato un "coup de foudre": quando ti imbattevi con alcuni amici di vecchia data spesso ci si divertiva a trovare vocaboli alquanto desueti e ci si rideva sopra.... chissà fin quando ricorderemo queste parole...
Poi un bel giorno, senza se e senza ma, ho cominciato a registrare talune frasi o vocaboli sul telefonino, su esplicito invito di un carissimo amico che non è più con noi, e quindi da ho cominciato a trasporle nero su bianco. A volte mi telefonava per dirmi: "hai scritto questa parola? e poi quest'altra?". Così è nato il testo "la lingua procidana".
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
É quasi un brivido: io sono riuscito in ciò? Non sembra vero ma è come la prima volta in tutte le cose della vita.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Senz'altro la mia collaboratrice e co-estenditrice dell'opera Maria Grazia Cacciuttolo. A lei il merito di essermi stata a fianco in tutto l'arco della gestazione dell'opera e anche più.
A lei debbo quasi tutto se "la lingua procidana" vede la luce.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
É una conquista ulteriore della moderna scienza: forse da ora in poi non ne potremo più fare a meno.