1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono un fortunato, ho lavorato dall'età di 13 anni, e ho fatto lavori che mi piacevano, diplomato e successivamente laureato alle serali, soltanto in tarda età ho deciso a mettermi alla prova scrivendo una fantasia giovanile.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Solo alla notte, nel silenzio. Il mio gatto come consulente.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Tanti: da Wilbur Smith a Jean M. Auel a Andrea Camilleri, Oriana Fallaci, ma tanti altri che adesso non mi ricordo soprattutto tascabili.
4. Perché è nata la sua opera?
Dopo aver letto “La valle dei cavalli” di Auel volevo sapere cosa riuscivo a fare.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho sempre letto tanto, mi affascinava il linguaggio, la capacità di attrarre il lettore.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Una evasione dalla realtà, di sognare un mondo dove mi sarebbe piaciuto vivere.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tantissimo, non si può scrivere una emozione se non l'hai già vissuta.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Una ragazza che dopo averlo letto mi disse: “Perché non lo pubblichi?”
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai miei figli.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sì, è troppo comodo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Inizialmente ero scettico, ma poi approfondendo comincio a capirlo e credere nel suo futuro.