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07 Dic
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Intervista all'autore - Gianadolfo Trivellato

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Fin da piccolo ho avuto la passione per lo scrivere. Già alle medie mi servivo dei fogli protocolli per i temi scolastici per proporre ai miei compagni di classe dei piccoli notiziari. Poi al liceo ho fondato un vero e proprio periodico, "Il Pesino", pagato in tipografia con i soldini della paghetta settimanale che avevo messo da parte per realizzare la mia iniziativa. I miei genitori volevano che io diventassi un ingegnere, ma all’università io scelsi una facoltà più umanistica, come giurisprudenza. A poco più di vent'anni realizzai il mio grande sogno entrando come collaboratore nella redazione di Padova del Resto del Carlino, dove diventati in un paio d'anni pubblicista e dove ebbe inizio la mia carriera di giornalista professionista, prima al Piccolo di Trieste e poi al Mattino di Padova. Negli anni Novanta cominciai a collaborare con la Rai 3, a Venezia.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Qualsiasi momento è buono, mi può succedere di scrivere anche di notte. Dipende dall'ispirazione.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non posso dire di avere un autore contemporaneo preferito. Come giornalista ho letto tutto di Gianni Brera e credo di poter dire di aver imparato molto da lui.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Il mio è un modesto "trattato" umoristico sul mondo femminile. Con il tempo, e una volta andato in pensione (per quasi 50 anni ho scritto e parlato di calcio e di ciclismo) ho potuto dare sfogo a quella che ritengo la mia naturale qualità, e cioè la vena umoristica e la satira.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La risposta è semplice: lavorando nei giornali a contatto con colleghi ben più esperti e titolati di me ho potuto affinare le mie doti. Oltre che con Brera, ho potuto lavorare al fianco di Giovanni Valentini quando lui era direttore del Mattino di Padova.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo sia un modo per proporre la realtà. Devo purtroppo dire, con non poca amarezza, che gli italiani dedicano ben poco tempo alla lettura, se non addirittura nulla.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Credo molto, sia come carattere che come esperienze di vita.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nel caso specifico del mio modesto "trattato" ho preso ispirazione dall'altra parte della mela, e cioè il mondo femminile.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ripeto, il mio non è un romanzo ma un divertente (almeno così credo) exscursus sul mondo femminile. Le prime lettrici sono state le... donne di casa, sorella, figlia e consorti. (Mi sono sposato due volte conservando un ottimo rapporto con la prima moglie).
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Senza dubbio. Da anni vado dicendo che i quotidiani sono destinati a scomparire lasciando sempre maggiore spazio alla comunicazione in internet.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una nuova frontiera maggiormente apprezzata dai giovani, difficile da capire e interpretare dai più anziani.
 

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