1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
In effetti non mi sono mai posto questa domanda. Vado e basta, come un treno sul binario.
Mi è capitato spesso di avere solo una minima idea di come avrei svolto un paragrafo, una scena o anche un intero capitolo. Poi mi siedo e le mani e i pensieri vanno un po’ da sé, quasi animati di vita propria.
Francamente è stata una scoperta un po’ strana per un ragioniere come me.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
L’ambientazione, sicuramente. Sono i luoghi dove vivo e lavoro, la campagna della bassa veronese. Anche se, ovviamente, un Borgo Fracassi non esiste.
E poi i personaggi, a partire dal Fulgenzio, con quel suo nome particolarissimo, di un altro tempo. Ce ne sono moltissimi così, da noi.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Sicuramente il coronamento di un sogno, è quasi scontato da dire. Per la verità non mi ero mai immaginato al di là della barricata, io che da sempre sono un accanito lettore. Avevo una storia da raccontare e i personaggi secondo me giusti per realizzarla.
Semplicemente mi dispiaceva lasciarla solo nella mia testa.
Certo che vederla e, soprattutto, toccarla, è un’emozione senza pari.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
No, è venuta da sé, forse anche prima che avessi chiara in mente tutta la storia. Volevo questa ambientazione, con qualche personaggio che parlasse in dialetto, il mio. Il titolo è stato la naturale conseguenza.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Parlando di isola viene facile da dire “L’isola del Tesoro” di Stevenson, uno dei primi libri che ho letto da ragazzo, trovandolo in casa tra gli acquisti di mio papà.
Peraltro, non riuscirei a rinunciare alla saga di Harry Potter, che ho letto più e più volte, pur essendo decisamente grandicello. Ha un fascino irresistibile.
Tra gli autori italiani, però, senza alcun dubbio Marco Malvaldi che è semplicemente fantastico.
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita. Non riesco ad immaginarmi con un tablet in mano a leggere un libro. Semplicemente non mi interessa.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Mamma mia! “Scrittore”. Che parola… fa impressione solo a sentirla.
Ma, in verità, dietro a ciò non c’è alcuna decisione. Solo l’impulso del momento che mi ha indotto fare una cosa fuori dagli schemi consueti e a misurarmi soprattutto con me stesso, se ne ero capace. Non volevo rinunciare a priori a provare, insomma.
Poi, se il lavoro sia riuscito bene o meno, saranno i lettori a giudicarlo. Lettori come me.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
La storia è nata come testo teatrale, per una commedia da mettere in scena con “Il dono del sorriso”, la compagnia teatrale amatoriale di cui faccio parte, anche se poi non se ne è fatto più nulla.
Tuttavia, mi dispiaceva lasciar morire questi personaggi prima ancora che avessero visto la luce. Lì sentivo così veri. Per cui ho pensato di trasporli in un romanzo e la storia è spuntata da sé, decisamente diversa da come era nata.
Poi, come racconto nei “ringraziamenti” del libro, mi sono ricordato che mio figlio maggiore non aveva mai letto uno dei miei testi, dicendomi semplicemente “… ma se scrivi un libro allora lo leggo!”. Per cui la sfida era lanciata e non potevo tirarmi indietro.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ancora faccio fatica a crederlo, in effetti.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Marco, mio figlio minore, che ha condiviso con me il momento della realizzazione e ha letto le bozze (e anche corretto in qualche caso). Il resto della famiglia, mia moglie e mio figlio maggiore, sono rimasti all'oscuro di tutto, fino a quando la BookSprint Edizioni non mi ha mandato a casa per corriere il plico con la prima bozza: avreste dovuto vedere le loro facce!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Favorevolissimo. Tutta un’altra cosa rispetto all'ebook. Oltre che rappresentare un vantaggio per chi non può leggere, mette in campo un’altra figura artistica, quella dell’attore, dal quale, come detto in precedenza, mi sento decisamente attratto.