1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Provengo da dove si incrociano tante correnti della cultura sia orientale che occidentale. Una civilizzazione antica e sacra, dalla quale proviene Alessandro Macedone, uno tra i più conosciuti e allo stesso tempo magnifici personaggi, che conquistò una grande parte del mondo. Dalla Macedonia è arrivato fino in Pakistan. Non era principalmente solo un conquistatore; innanzitutto era creatore, unificatore e promotore di culture varie istituendo delle città nuove e moderne, dove fioriva il meglio della civilizzazione umana.
Era figlio del sole come lo è ancora oggi la Macedonia.
Provengo da un paese nominato molte volte nella Bibbia, dove San Paolo apostolo ha professato e promosso l’insegnamento divino nella cornice del Cristianesimo, continuando l’insegnamento di Gesù Cristo: l’insegnamento dell’amore.
Forse per tutto questo la Macedonia d’oggi vive il karma della via crucis, quella del grande Alessandro, che ha conquistato mezzo mondo. Oggi il mondo, vuole conquistare la Macedonia, soprattutto i paesi confinanti e appropriarsi della nostra antica eredità svolta attraverso la storia, e tradizione culturale particolare, che “grazie” all’accordo di Bucarest nel 1913, hanno diviso il mio paese in varie parti. Ma il fulcro sacro è rimasto, la memoria è rimasta, il genio è rimasto. La grande e impressionante tradizione, e genetica nobile, insita nel mio popolo, è più viva che mai, pur vivendo un momento presente-storico, nel quale per entrare nell’unione Europea, la Grecia le ha fatto una proposta, brillantemente vergognosa: quella di cambiare il proprio nome. Questo voleva dire che i macedoni dovevano toccare la costituzione e cancellare i punti cruciali che costituiscono lo stato federale. Il popolo ha votato un referendum e ha battuto il referendum, ma il sinedrio di politici con l’anima venduta a forze esterne, lotta contro questa decisione. Lasciando per motivi vari il mio paese, ho capito che il mio dovere è con la coscienza, consapevolezza e la penna, di agire e difendere l’integrità del paese e dei macedoni assieme ai mie colleghi scrittori e intellettuali.
Per me era di cruciale importanza raccontarvi tutto questo, perché il DNA, in tutti i sensi e i contesti, decide la natura degli esseri umani. E il DNA macedone è fatto di tutti gli avvenimenti già nominati.
Personalmente, sono nata a Veles, una città molto particolare, dove sono nati noti artisti, scrittori e intellettuali. Le casette dall’alto assomigliano a grandi stelle disperse sulle colline della città.
Sono cresciuta in una famiglia, dove profondamente nella notte si raccoglievano artisti che facevano parte di talenti vari. Mi addormentavo con i loro discorsi e provavo a viaggiare nelle visioni che loro dipingevano parlando della vita, del senso di esistere, dell’aldilà. Mio padre bardo della satira macedone. Mi ricordo che ogni sera la sua testa era inclinata sopra la macchina da scrivere di colore grigio, e la sua testa, forse inconsciamente, perennemente inclinata su di essa, mentre con le dita della mano sinistra stimolava i pensieri, che man mano prendevano la loro forma inconfondibile. Sì, ridevo molto con mio padre. Lo facciamo anche adesso, nonostante la sua età e le gambe che lo sostengono sempre meno. Ma la testa ha sempre tanti capelli, forse grazie ai massaggi dedicati al pensiero e i pensieri stessi hanno ancora un ottimo nido nella sua testa, nella sua mente unica e adorabile. Tante volte ha sfidato la vita, e ne è uscito vivo per un miracolo ma mai con la paura. Questo libro, “L’affittuaria” è un libro nella sua base autobiografico, dove descrivo una scena molto intima, delicata e particolare, di una massima sfida di lui che confina quasi con il surrealismo: non quello letterario, ma questo reale.
”La morte non esiste” mi dice sempre, perché viviamo in una cultura che ci insegna che la “morte” è un fatto che esiste e che mette fine per sempre a ogni vita. Il grande grande Socrate ha detto: “Quando la morte verrà io non ci sarò”.
Da mia madre ho imparato l’intenso stoicismo femminile, ecco perché alla fine si sono lasciati. In ogni caso, mi ritengo una figlia dell’amore.
Anche lei è presente in questo libro dove faccio una vivisezione psicologica del momento della sua morte clinica, dove mio padre chiamò in aiuto tutti gli dei conosciuti e sconosciuti per salvarle la vita così preziosa per lui. C’è ancora molto da scrivere, ma è sempre bene lasciare qualcosa per noi stessi, un segreto che ci faccia andare avanti.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Dare dei consigli ai giovani di oggi per me, è un delitto spirituale. I giovani d’oggi, secondo le nuove teorie spirituali, sono nominati come cristali e generazioni stellari. La mia generazione è chiamata indaco.
Che cosa vuol dire questo?
Che i giovani d’oggi sanno da dove vengono come sanno benissimo dove se ne andranno. Per loro queste nostre ricerche in questi campi, sono una cosa già pronta, già finita nel contesto della loro consapevolezza. Certo, leggere deve continuare ad essere sempre una bella abitudine, leggermente e attentamente suggerita dai genitori. Ma, bisogna stare attenti. Loro sono molto più consapevoli e già spiritualmente addestrati verso l’esistenza umana e tutti i volti dell’essenzialità degli individui, e a loro serve molto meno tempo che a noi per arrivare verso certe scoperte. Non penso che i nostri figli vengano rovinati dalla tecnologia odierna, da tutte le informazioni che arrivano al loro indirizzo. Semplicemente, questa nuova epoca è spiritualmente molto eccitante, e viene vissuta come tale. Perciò, il loro viaggio verso certe scritture deve essere naturale, e soprattutto, deve essere visto nell’ambiente in cui vivono. Se i genitori hanno un’ampia biblioteca, se parlano tra loro di certe idee scritte da certi autori, state sicuri che un giorno loro arriveranno a leggere autori prescelti. Per esempio, sono scrittrice da tanto tempo, e mio figlio da piccolo mi diceva che lui non avrebbe letto le belle lettere, proprio perché sua madre è una scrittrice. Poi col tempo, un po’ alla volta, questa reazione che serve a formare il loro carattere, si scioglie e arrivano dei momenti bellissimi nei quali assieme parlate, in modo non forzato, per il senso dell’universo, per la sensibilità del cosmo, il modo come funziona etc. etc. Io e mio marito sempre abbiamo cercato di dare piena libertà ai nostri figli. Di arrivare da soli sul loro viaggio, alle loro venture… Senza tabù, e lasciare sempre le porte aperte quando arriva il tempo della loro curiosità che tocca regioni di esistenza più profondi. In merito alla sua domanda, arrivare da soli, ascoltando in modo “occulto”, i nostri discorsi, verso un attore, pensatore, semplicemente verso la parola risvegliatrice della coscienza umana.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Toccare un libro è come fare l’amore con la persona che ami, tastare tutti i punti erogeni, che sono coerenti delle proprie zone. Vedere la bella copertina è come vedere un bell’uomo o una bella donna che sottilmente ti sta seducendo, aprire le sue porte, i suoi segreti, il suo tempio e la sua anima. È una sacra dedizione, è un divino “lasciarsi perdere” attratti da tutta la fertilità che si possiede.
Così è l’incontro con un libro. Tramite il suo autore, da tutto ciò che ha, in una maniera classica, insuperabile. Ti regala tutti gli attributi della sua saggezza, dei suoi segreti, e cerca di farti una rara iniziazione. E non ti tradisce mai. A meno che tu non lo perda o non lo apra. Lo puoi portare in tasca, in borsa, come compagno nei tuoi momenti più fragili, più forti, più lieti, più importanti o più noiosi. Ma da te chiede di essere trattato con una forma ed un’essenza rituale. Un rapporto, un bolero perenne.
Pensiamo che questi momenti sono finiti in una epoca del genere?
No, non credo.
L’Individuo fa sempre le sue scelte.
L’eBook è un diverso contatto. Non ha niente a che fare con l’approccio già descritto, ma è tutta un’altra cosa.
La Disponibilità immediata dell’articolo libro in questo tipo di forma è in coerenza con il mondo d’oggi. Non conseguenza, ma coerenza. Anzi, l’esistenza di e-book aiuta gli esseri che vivono una vita frenetica, a far funzionare e arricchire il proprio cervello mentre viaggiano in treno, da casa al lavoro, mentre aspettano lunghe code da un dottore, agli sportelli. Sì, non è lo stesso, ma è un diverso amore verso la scrittura/lettura. Un cyber amore. Una nuova realtà virtuale, per tante cose molto eccitanti. I Grandi scientifici di oggi dicono che a questa epoca la sopravvivranno non i più coraggiosi, ma coloro che si adegueranno ai cambiamenti.
Uno tra i più grandi personaggi del xx secolo, secondo me il più grande scientifico, innovatore, il serbo Nikola Tesla, una volta, rappresentando uno dei suoi progetti innovativi, ai viziati borghesi ha detto: “Guardate, io posso grazie alla mia scoperta della corrente alternata, potrei tagliare in due la terra, ma non lo faccio, perché voglio bene agli esseri e tutto che ciò sto facendo lo faccio per loro.”
Grazie a lui oggi abbiamo la corrente alternata e possiamo comunicare da una parte all’altra del mondo via virtuale, comunichiamo, scambiamo i nostri pensieri, possiamo vederci a distanza con i nostri più vicini, più cari…
Così, perché no; possiamo avere anche gli e-book e scaricare i libri a vanvera, ad una condizione: che devono essere letti. Certo, non è la stessa forma, ma l’essenza è sempre l’essenza anche nelle sue forme varie.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore onderato?
Colpo di fulmine può essere un altro sintagma per un dono, per un talento celeste, divino. Così tanto festeggiato in cielo e sempre così poco sulla terra, riguardo le epoche passate. Ma vero è che i veri scrittori, non quelli cuochi bestseller, sono sottilissimi catalizzatori della saggezza universale che fa parte del cosmo. Le persone dotate, che hanno questa capacità, hanno delle antenne così invisibili, ma tanto presenti in loro. E pagano un prezzo molto alto. Esiste un disco cosmico dove è scritta tutta l’esperienza degli umani e non solo. Lo Scrittore che ha un tale udito mistico è in un collegamento speciale. È un dialogo tra lui e le forze sovrumane e anche quelle che provengono dall’aldilà, che si svolge nel puro silenzio, mentre dorme il resto del mondo, e solitario scrive tutto ciò che gli viene dettato. Certo è, che gli autentici scrittori sono prescelti per poter raccontare la verità sul senso sia della esistenza, sia dell’assenza dalla terra. E descrivere tutti i colori tra la nascita e la morte, e la resurrezione stessa, l’incarnazione di nuovo nella samsara, oppure descrivere un viandante che sulla terra non ritorna più. Lo Scrittore è il trasmettitore tra il divino e l’umano come è stato Gesù, trasmettitore tra suo padre e gli esseri umani, avendo un compito così nobile: appiccicarsi addosso tutti gli errori e i peccati degli esseri umani. A parte la mia opinione che il peccato non esiste, ma esiste solo una fragilità molto umana che non può fare diversamente nei momenti cruciali di ciò che ha fatto, ma ammettere la propria impotenza davanti alla faccia del cielo è un vero eroismo.
La scrittura è un amore ponderato, lo è anche quello. Ma può essere anche un amore istintivo. Non esiste una regola. Come non esiste un’ispirazione da fuori esclusivamente. Tutto proviene da dentro e va verso fuori e si abbina con una totale esperienza umana.
Personalmente, io scrivo quando decido di scrivere. Scrivo veloce, quasi freneticamente, tutta annebbiata da un timore perché non mi svanisse tutto l’insegnamento che decise di rivelarmisi. E curo un grande rispetto verso esso. Non così tanto tempo fa, ho dovuto finire un poema apocrifo per il mio editore macedone. Scrivevo quasi in agonia. Quando finii, nello stesso momento mio marito entrò in casa. Schiacciai un tasto per concludere e tutto il poema sparì. Si perse per sempre. Ho versato lacrime di una profonda sofferenza mai provata fino a quel momento. Mio marito solo mi ha detto: “Calmati, riscriverai tutto questa notte. So che ci riuscirai”. Con le lacrime sono rimasta tutta la notte, e verso il risveglio della giornata, e l’apparizione dell’alba ho finito il libro. Tutto ciò che ci serve, è già dentro di noi. Bisogna trovare quell’attrezzo astratto, per riuscire a tirarlo fuori.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Un celebre scrittore serbo che adesso vive in Canada, David Albahari una volta ha detto: Alla fine, tutto ciò che scriviamo, sia che si tratti della patria, o di tutti i temi vari dell’esistenza, in fine di tutti i fini, quando facciamo tutti i conti, noi scrittori scriviamo sempre di noi stessi. Perché? Perché la scrittura è un campo così profondamente intimo e sottile, dove devi decidere se svestirti o no. Se non ti svesti, se non ti sveli, il lettore sente le barriere che un attore crea. Sente l’inganno. Sente la paura.
Questo libro è un atto parecchio coraggioso (adesso, pianamente consapevole riesco ad affermare questa verità), di confessare in forma autobiografica, avvenimenti drammatici della mia vita, dipinti nella cornice psicologica, dove sto scavando un pozzo della mia esistenza interiore, dove rivelo una introspezione che non mi risparmia, ma grazie alla quale non sarei riuscita ad uscire dalle crisi esistenzialistiche. Dipinge tutte le Scilla e Cariddi di un’odissea personale, dove l’eroe non è maschio, ma è femmina. Dove non c’è l’eroina classica, ma “l’eroe” e scrittrice in persona. Non c’è trama classica da raccontare, esistono le onde della coscienza, dove appaiono quelli che mi hanno dato la vita, con tutte le loro vicende che hanno segnato la mia strada. Sono grata per questo, se anche i rimorsi sempre restano. Qualche volta ti visitano all’ improvviso, qualche volta riesci a chiuderli la finestra o calmarli. Sì, la scrittura è terapeutica, se anche quel ruolo non è cruciale come attributo di un libro di qualità, ma sono sicura che accompagnato da uno stilismo consapevole, può portare alle qualità letterarie.
Questo libro è anche una metafora polivalente del nostro status di affittuari sulla terra, ma anche in molti altri sensi. Più consapevoli siamo, più succederà un grande risveglio dentro di noi.
Soprattutto è dedicato a quelle persone che non riescono ad adattarsi sulla terra, che soffrono per questo di una angoscia bianca, vivendo fuori dei canoni imposti da ogni società, da ogni autorità. Si riconoscono tra loro e creano una grande famiglia dove nasce e rinasce un’alta e impressionante comprensività e tolleranza dell’individualismo.
Questi “membri” della bianca angoscia hanno rifiutato il robot-sistema dell’esistenza. E ne soffrono per questo. Ma sicuramente verranno appagate per gli altri valori che li stanno inaugurando.
Amore, empatia, tolleranza, gentilezza.
Alla fine, ogni lettore di questo libro può riconoscere se stesso nelle sue varie fasi, o stati vari. È un libro raro anche come genere, che promuove una poetica con il manifesto letterario che dice che non è che conta il nostro curriculum, che cosa abbiamo fatto, o la nostra biografia, fattografica biografia dell’esteriore. Qui l’unica cosa che conta è la biografia interiore, le date astratte della nostra metamorfosi e il viaggio verso noi stessi sulla strada rara della verità che non può essere plagiata.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Un messaggio può essere una freccia sbagliata che può indurre il viaggiatore\lettore verso una strada sbagliata, intendo verso una strada che non può essere sua. Leggendo, il lettore deve trovare una strada tutta sua, attraverso varie possibilità del viaggio esposto in questo libro. Unica cosa che mi piacerebbe succedesse tra me e il lettore, è di incontrarsi per un momento in un punto dove si incrociano le nostre strade con tutte le nostre esperienze, e dire grazie uno ad uno, perché, lo devo ai miei lettori, perché mi sto rivolgendo perennemente a loro. Senza essi sarei molto sola e triste. Sinceramente. Non credo agli scrittori che dicono che scrivono esclusivamente per se stessi perché se fosse così, allora non ci sarebbe bisogno neanche di scrivere, tanto meno di pubblicare i libri. Altra cosa è se sono interessata a quanti leggeranno il mio libro o i miei libri. La quantità tocca un argomento materiale, la qualità svolta è indirizzata attraverso la domanda: "Chi e come legge i miei libri?”, è una cosa che veramente mi tocca e di vitale importanza per me.
In questo momento, mentre rispondo alle sue domande, sto immaginando, sto fantasticando un incontro con dei lettori, che almeno una sentenza del libro li potrà far pensare e riflettere verso il punto di questa scrittura: che tutti noi siamo ospiti su questa terra e dobbiamo vivere e comportarci così. Tale quotidiano pensiero può fare di noi degli esseri pienamente consapevoli, liberi, buoni, radianti, gioiosi, meno avidi, meno competitivi, meno materialisti che dimenticano che sono in un grande albergo dove la luce una volta si spegnerà di sicuro e il portiere di quella notte viene rispettato, perché ascolterà il nostro ultimo respiro e ci accompagnerà o verso il nostro Eden o verso un buio totale dell’anima. Dipende con quale esperienza e consapevolezza si andrà via, e si esiste eternamente. Certo, con tutto quello che abbiamo meritato e guadagnato.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Il sogno è un desiderio comune e si sogna quando una cosa non la si può conquistare o acquisire. Nel cassetto non ci sta una cosa talmente grande, una rivelazione del genere come la scrittura, perché in questo caso, la realtà di un sogno divino è venuto da te ed ha chiesto di dare una forma di fonte celeste della verità. Lo Scrittore non sceglie di essere scrittore, lo scrittore è prescelto ed è scelto.
D’altra parte, la coscienza si rivela se c’è consapevolezza, nel nostro “insito” esiste un profondo bisogno, un dovere senza il quale non si può vivere, come non si può restare senza acqua, o senza pane. Almeno la storia dell’arte e degli artisti rivela questa verità. C’è un nostro genio della scrittura poetica, che ha fatto il rinascimento nell’ambito sociale dell’individuo. Era tra i primi dei Balcani che ha tradotto il filosofo Hegel, lavorando al buio, aiutato da una piccola luce di quelle piccole lampade che andavano a gasolio. Perché doveva così faticare? Perché sentiva che era chiamato a svolgere questa missione. La donna che platonicamente e infelicemente amava e adorava, non la aveva mai vista, perché lei era intelligenza botgesiana, si chiamava Raca. Le dedicò bellissimi versi poetici firmandosi col sangue alla fine di ogni suo poema. Si chiamava Kosta Solev Racin.
La scrittura viene vissuta con tutto il nostro sangue, con i tutti gli organi visibili e invisibili, è un compito e missione che non viene disdetto. Semplicemente, non è possibile.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
“Era pieno di vari fiori profumati, semplicemente meravigliosi. Non volevo ritornare, amore” disse mia mamma. Il Gardino non finiva più. I Fiori non appassivano mai. Sbocciavano nuovi e nuovi. Ad ogni mio sguardo, si apriva un nuovo fiore. Non avevano spine. Cercavano le mie carezze. Almeno mi sembrava così. Non camminavo, ma volavo leggermente sopra, e non so esattamente chi o che cosa mi facesse volare. Nessun dolore, nessun ricordo doloroso, nessun rimorso. Solo io e i fiori. Mi sono detta che questo senz’altro è un vero volto del paradiso. Sai, in vita mia non riuscivo mai a far vivere un fiore, nonostante tutti i miei tentativi. Semplicemente, non avevo ,"un pollice” giusto. Forse perché sono nata a settembre, e dicono che la stagione nella quale siamo nati conta sulla capacità di coltivare fiori. “Figlia mia, forse Dio ha ascoltato questi miei pensieri, tutti i miei dispiaceri che non riuscivo a far fertile il mio giardino e per questo mi ha regalato un giardino immenso e mi ha portato lì” ha finito la mia mamma. Era un momento da brividi, dove non sai se piangere o ridere gioiosamente. L’avevo abbracciata, pensando ai miei fratelli che aveva perduto da molto giovane. Chissà quanto belli cominciavano ad essere… ma uno cresceva dentro l’utero, l’altro fuori. Casi rarissimi in medicina.
“Così godevo e assaporavo questa gioia paradisiaca, che quando ho aperto gli occhi e ho riconosciuto il mio dottore che passava sulle mie labbra con un limone” ero quasi disperata,…
L’ho accarezzata. “Mamma ma eri pronta a lasciarmi per i fiori?”
“Ma hai visto che sono ritornata amore, per te e per il tuo papà.”
È stato in questo momento che ho deciso di scrivere il libro.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non ho mai questo problema perché i libri non possono non essere finiti. La Fine di un libro, una fine ,”fine” è morte del libro stesso ed è un egoismo immenso, perché non si lascia la possibilità a un lettore per fantasticare o per continuare quella storia a modo suo… con tutte queste immense possibilità che le parole stesse hanno. Per questo motivo, una vera fine per un libro non esiste, perché il libro è la vita, e la vita non ha fine. Come la scrittura, come il libro stesso. Deve lasciare quello spazio sottilmente bianco… Un’invisibile pagina bianca o di più mentre si sta finendo un libro.
10. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro è collegato ad uno dei sensi principali nel nostro corpo. L’udito viaggia tramite quelle vie mistiche dei neuroni e racconta tutti i segreti a loro. E a contatto molto diretto e molto intenso. Un libro del genere diventa nostro amico. Entra sotto la pelle, conquista questa regione nel cervello cosiddetta ,,amigdala,, che è responsabile per il nostro temperamento, e per tutte le nostre emozioni. L’Audiolibro illumina regioni occultamente importanti del cervello. Illumina. È il nostro interlocutore migliore. E talvolta non ci serve nessun’altra compagnia. Sì per gli audiolibri.