1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata ad Aosta e sono cresciuta tra la città di Aosta ed Étroubles, un paese nella Valle del Gran San Bernardo, dove ha radici il mio ramo materno. Sono molto legata a queste montagne ed in qualche modo ritornano sempre nei miei scritti. Infatti non ho ancora mai scritto niente sul mare: mi piace molto quando ci vado in vacanza, ma non ne sono intrisa come lo sono di boschi, di cime innevate e di lupi!
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
"Il signore degli anelli" di J.R.R. Tolkien.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Ci penso molto. Senza dubbio è più veloce acquistare e leggere un eBook ed anche più comodo, avendolo sempre a portata di mano senza dover occupare spazio, e trasferibile da un dispositivo all'altro con facilità. Personalmente, però, a fronte di queste facilitazioni, trovo che leggere un libro non abbia paragoni: tenerlo in mano, annusarlo, ammirarne la fattura, magari anche poterlo scarabocchiare con qualche sottolineatura o appunto. Un libro per me è senza dubbio più reale e più intimo.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
I miei scritti nascono sempre all'improvviso: tra un romanzo e l'altro c'è un tempo di silenzio interiore, di ascolto di me stessa e di ciò che mi circonda, di osservazione, di attesa. E poi, di colpo, arriva l'idea. Di solito contiene già la trama definitiva, da ritoccare e rivedere in certe parti, ma non mi è mai capitato di scostarmi di molto dai colpi di fulmine! Certo a seguire c'è un lavoro molto metodico e ponderato di stesura e rilettura, ma tutto parte sempre da un colpo di fantasia!
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il desiderio di esprimere ciò che avevo dentro. Non sono mai stata brava ad esprimermi a voce, preferendo sempre il canale della scrittura, più silenzioso e più lento, dal momento che quando si scrive si ha il tempo di pensare a cosa e come scrivere, correggere, rileggere, cancellare. Avevo un gran bisogno di comunicare e la scrittura è sempre stato il mio mezzo preferito, così come il farlo sotto forma di fiabe e romanzi, immaginando personaggi e situazioni attingendo però dalla vita reale. In particolare questo libro è nato in un momento molto particolare della mia vita: ero ad un bivio molto importante e sapevo che, se avessi preso la strada sbagliata, sarebbe stato per sempre. Così ho immaginato il peggio, senza però mai togliere a nessuno la speranza.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Questo romanzo è un po' il mio testamento di vita, nel senso che attraverso le sue pagine vorrei cercare di trasmettere al lettore cosa penso della vita e della morte e cosa secondo me rende una vita davvero degna di essere vissuta. Non importa quanto uno abbia sbagliato e quanto in basso sia affondato: se si lascia spazio all'amore, tutto può essere guarito e perdonato. Partendo da un atteggiamento passivo, il lasciarsi amare, si potrà perfino imparare ad amare ed a perdonarsi.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Ho sempre amato scrivere. Ho iniziato a scrivere il diario personale pochi mesi dopo aver imparato a scrivere. Carta e penna mi hanno accompagnato da sempre nella vita e nella crescita, così come i libri e le loro storie.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Quando inizio a scrivere un libro, la prima cosa che faccio è scegliere i nomi dei personaggi. Sono la chiave di tutto e racchiudono nel loro significato l'essenza del personaggio. Per la protagonista ho scelto il nome di Roxane Épévaux: il cognome è l'unione di due parole francesi, épée (spada) e chevaux (cavalli), dal momento che è figlia di un cavaliere. André De Bruiner, invece, trova radici nel verbo francese bruiner, che significa piovigginare, dato che l'ambiente dove sorge il suo castello è molto simile alle giornate di pioggia, così come il suo animo tormentato. Attingo molto dal francese, lingua e me molto cara.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, anche perché quando inizio a scrivere non mi do pace finché non arrivo alla fine, come un fiume in piena. Piuttosto dopo la prima stesura di solito lascio passare un po' di tempo prima della rilettura, ma non mi è mai capitato di lasciare una storia a metà.
10. Il suo autore del passato preferito?
Sono molto affascinata dal mondo di Tolkien e mi piace molto il suo modo di scrivere, di far vedere e di usare ovunque simbolismi e simbologie. Direi quindi che il mio autore preferito sia lui, mentre sono più indecisa sulla mia autrice preferita. Citerei a pari merito Charlotte Brontë, della quale ho molto apprezzato "Jane Eyre", e Jane Austen, della quale ho letto diversi romanzi.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Allora, per come sono abituata a concepire la mia lettura personale, ovvero nel silenzio e nella tranquillità di me stessa, non sono per nulla attratta dagli audiolibri. Sarebbe come se qualcuno leggesse al mio posto: a quel punto preferirei di gran lunga farmi leggere un libro da una voce familiare, amica, a me cara, come mi piaceva tanto farmi leggere le fiabe dai miei genitori quando era piccola. C'è da dire, però, che il mio lettore per eccellenza, ovvero l'amico che ha letto per primo questo libro, è un non vedente, quindi l'ha ascoltato dalla sintesi vocale del suo computer. Non proprio un audiolibro, ma un audio. Pensando a lui ho rivalutato molto gli audiolibri e mi piacerebbe che anche il mio libro diventasse un giorno un audiolibro: saprei senza dubbio a chi regalarlo!