1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
La mia vita è scarnamente descritta nella biografia allegata al libro. Sono arrivato a Roma da Milano nel 1980 per responsabilità nella CGIL. Pur essendo autodidatta scrivo per lavoro dal 1963. Scrittore vero e proprio sono esordiente.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sono un diesel; di mattino non sono ancora carburato. Al buio non mi piace; non rimane che il pomeriggio.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Roberto Saviano.
4. Perché è nata la sua opera?
Per denuncia. L'attuale modo di intendere la politica e di gestire l'economia produce in me il massimo della nausea.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tutto.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per tentare di raccontare la realtà, in un mondo dove, avendo sotterrato il metodo dell'analisi critica e delle conseguenti decisioni oggettive, prevale il conformismo e molte volte la falsità; sia in televisione che sulla carta stampata. La mia è forse un'utopia, ma per sperare nell'ottimismo si deve ragionare nel pessimismo.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nulla, salvo la succinta biografia e la dedica significativa.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Il mio motto è: vivere degli altri, ma sbagliare responsabilmente da solo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai compagni del Centro Culturale Concetto Marchesi di Milano.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non conosco la risposta.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Bene.