1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e cresciuto a Rieti, una piccola cittadina vicino Roma, nel suo ristretto, seppur accogliente ambiente, mi sono sempre sentito limitato. Questa sensazione, mi ha spinto spesso a spostarmi alla ricerca di altre realtà. Credo che in parte, sia stato proprio questo mio desiderio di movimento a far nascere in me la passione per la scrittura. Ad essere sincero, ho sempre messo parole su carta, anche prima di tale periodo, lo facevo però senza scopo, senza creare storie, solo per il gusto di scrivere i miei pensieri.
Poi, nel 2011, ho cominciato a scrivere con continuità, ho dato vita alla mia prima storia e ai miei personaggi, sempre ispirati a fatti ed eventi che avevo realmente vissuto. Da quel momento in avanti, scrivere è diventato indispensabile. Gli eventi, le trame, prendevano vita nella mia mente ed era per me impossibile non trascriverli. Allo stesso tempo, scrivere mi portava e, mi porta ancora oggi, nel mio mondo segreto, un luogo nel quale torno quando la vita si fa dura e le giornate sembrano non finire mai. Nel tempo poi, ho tenuto nascoste gran parte delle mie opere, fin quando, non ho deciso di rendere pubblico uno dei miei testi. Visti i riscontri positivi avuti dai primi lettori, ho deciso di espandere a tutti quello che prima tenevo solo per me.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
I momenti che dedico alla scrittura sono vari, potrei dire che è la scrittura a dedicare momenti a me. Infatti, scrivo solo quando sento la spinta a farlo, una sensazione che nasce nella mia mente e che mi spinge a trascrivere i miei pensieri. Questo, può accadere in ogni momento della giornata, per tale motivo, non fisso mai orari per scrivere. Preferisco che tutto avvenga in modo naturale, così che io possa seguire liberamente il filo della mia fantasia senza vincoli.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo libri di ogni genere, per questo motivo, ci sono molti autori che mi appassionano, molti che sanno trasmettermi le sensazioni che ricerco in un libro. Indipendentemente dal genere infatti, personalmente ricerco in un testo, qualcosa che possa darmi la misura della visione di chi lo scrive. Che sia un fantasy, un giallo, un libro d'inchiesta, non conta, amo lasciarmi trasportare dalla fantasia di qualcun'altro, seguire i suoi pensieri, ascoltare le sue parole. Questo, mi succede con una grande quantità di libri scritti, come è logico, da una lunga serie di autori. Per questo, non mi sento di indicarne uno in particolare, per la semplice ragione che potrei entrare oggi stesso in libreria e trovare un testo che amo di un autore mai letto prima.
4. Perché è nata la sua opera?
Parlando di "Radio Felicità", posso dire che è stata una serie di eventi a dar vita a questa storia. Inizialmente, avevo un personaggio, un uomo su di una bicicletta, un girovago, con un cucciolo nel cestino portaoggetti. Incontrai quest'uomo durante una passeggiata e da quel momento, decisi che sarebbe divenuto protagonista di un mio libro, non avevo però ancora una storia in cui inserirlo. Tornando a casa, inaspettatamente, mi trovai davanti ad un servizio del telegiornale: riportava la crisi di una nota azienda italiana e mostrava i lavoratori in sciopero. Subito, qualcosa si mosse, collegando l'uomo in bicicletta a quella vicenda e dando vita agli eventi che potete leggere nel testo. Tutto, è nato dal reale, come spesso accade nei miei scritti. Se mi chiede il motivo per cui è nato "Radio Felicità", la risposta più naturale che mi viene da dare è che è stato il vivere stesso a suggerirlo e a rendere possibile la sua nascita.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Faccio parte di una generazione che si è trovata a dover combattere contro una serie di difficoltà e cambiamenti inediti. Il mondo veloce della tecnologia, il progresso costante, la necessità di muoversi. Tutto questo, unito ad una privativa situazione economica e lavorativa. Anche io, come i miei coetanei, mi sono visto alla ricerca di modi per sopravvivere, a individuare una strada in una realtà difficile da interpretare. Il progresso, oggi, sembra contrapposto al sopravvivere di vecchi modi di comportarsi e usanze che non permettono di delineare con precisione percorsi e obiettivi. Posso dire di essere stato influenzato positivamente da questa situazione, prendendo spunto sia dalla mia generazione che da quelle precedenti, mi sono sempre tenuto in bilico tra reale e fantasia, in una maniera che mi permette di rimanere legato al presente anche quando vivo nelle mie storie.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe, per larga parte, come ho già detto prendo spunto da eventi e personaggi reali, le mie storie nascono nel vivere di tutti i giorni, i miei personaggi in qualche modo esistono veramente. Mi piace pensare che da qualche parte nel mondo ci sia qualcuno che vive la situazione di Roberto Terra (protagonista di Radio Felicità) o dei miei altri soggetti. Detto questo però, la scrittura, mi permette di allontanarmi dal crudo vivere, è per me come una boccata d'aria fuori dall'acqua, un momento nel quale respiro forte riempiendomi i polmoni per poi gettarmi ancora sul fondo del reale, dove nuoto tra i miei simili seguendo null'altro che il moto della vita.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ciò che scrivo c'è molto della persona dietro le parole. Ci sono le mie idee, la mia fantasia, il mio modo di vedere i paesaggi, le città, gli uomini e le donne che le vivono. Ho sempre la volontà di trasmettere a chi legge le mie emozioni, quello che provo osservando una situazione, quello che penso di quanto si para davanti ai miei occhi. Allo stesso tempo però, desidero portare il lettore quanto più possibile dentro la storia. Svelo un piccolo dettaglio: spesso, non indico i nomi delle città in cui si svolgono gli eventi, questo, per far sì che il lettore possa liberamente immaginare il luogo, unendo la sua visione mentale, alla mia descrizione in un concerto che spero possa creare, un luogo immaginario a metà tra la mia concezione e quella di chi sta leggendo.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per tutti noi, io credo, ci sia qualcuno senza il quale non avremmo la forza di fare molte delle cose che facciamo. Qualcuno che non solo ci aiuta laddove abbiamo difficoltà ma che ci critica, ci consiglia e ci aiuta a risolvere problemi, nei quali la nostra mente si blocca senza riuscire ad andare avanti. Durante la stesura di Radio Felicità, posso dire di aver ricevuto consigli utili, incoraggiamenti preziosi e aiuto dalla mia più fidata collaboratrice e lettrice, la mia fidanzata Francesca. A lei, va il merito di essere stata vicina alle mie opere e di averci creduto sempre, anche molto più di me. Per questo, sono felice che la vita mia abbia donato qualcuno come lei. Vi sembrerà esagerato, forse ma avere accanto persone speciali, rende speciale quello che si fa, in ogni contesto.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Come già detto, la mia fidanzata è spesso la mia prima lettrice, la più critica di tutti oserei dire, anche in questo caso, è stato così. Farle leggere Radio Felicità, è stata un'occasione per migliorarlo ed avere un punto di vista esterno su quanto avevo scritto. A volte, quando si scrive, anche se sembrerà strano, non si è sicuri di quello che si sta facendo, per questo, avere qualcuno che è in grado di criticare, anche pesantemente, aiuta non solo ad andare avanti ma a anche a riflettere e a cambiare punti di vista. Una menzione speciale va a mia madre, appassionata lettrice che mi ha tramesso la passione per i libri fin da bambino, anche lei, è stata tra i miei primi lettori ed anche da lei, ho ricevuto domande e consigli che mi hanno portato ad essere sempre migliore.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
É la stessa tecnologia a rispondere, sempre più lettori, leggono oramai attraverso lo schermo e questo, in larga parte, testimonia il fantastico mondo del progresso in cui viviamo. Che io sia o meno d'accordo è pressoché irrilevante, è lo stesso scorrere dei tempi che sta cambiando il modo di fare molte cose, leggere compreso. Devo però testimoniare una mia nota di tristezza in questo senso, credo che avere tra le mani un testo, abbia qualche differenza rispetto al leggerlo su uno schermo, qualcosa che non si spiega a parole ma attraverso le sensazioni: il tocco della carta, il profumo delle pagine, quel senso di presenza che ci permette di sentire tra le mani il peso delle parole.
Per questo, amo ancor acquistare libri "alla vecchia maniera" anche se il futuro, a mio avviso è già segnato.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che sia un'ottima strada per diffondere la lettura anche a persone che non possono, per il loro stato fisico, tenere tra le mani un testo e carpirne le parole con gli occhi. Può essere e sicuramente lo è già, una via per far entrare la storia nei cuori dei lettori anche attraverso le parole di qualcun'altro, in modo da dare a tutti, la possibilità di vivere l'amore e la passione, la lotta e la sofferenza dei racconti, indipendentemente dalla loro condizione.