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28 Set
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Intervista all'autore - Pasquale Barbalace

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Nicotera, Calabria, dove tutt'ora risiedo. Dopo gli studi universitari e gli anni dell'insegnamento, mi sono dedicato alla ricerca e all'approfondimento di temi riguardanti la storia e la politica locale, l'etnologia e il folklore tramandati dalla tradizione orale.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ho sempre preferito scrivere nelle prime ore del mattino, consultando il mio diario di appunti, che è stato il mio compagno di lavoro inseparabile. Invece nelle ore vespertine sono abituato a rileggere e correggere quanto ho scritto.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Tra i tanti scrittori di oggi, preferisco rileggere gli scritti di Saverio Strati ma anche di Vito Teti e Gangemi.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Il libro nasce dal completamento di una ricerca nata nel passato sulla vita della nostra comunità nelle varie epoche, e, in particolare, per tentare di riportare fuori dal sommerso della memoria, le varie attività umane che hanno caratterizzato il '900 nicoterese.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nicotera è stata sede di studi umanistici sin dall'antichità, attraverso cui si sono formati uomini illustri che hanno dato fama e caratterizzazione culturale al paese. In quel clima sono stato attratto dalle belle lettere e dalla passione di scrivere e raccontare gli avvenimenti che hanno interessato la comunità nicoterese.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere è innanzitutto un bisogno spirituale ed intellettuale. Narrare, descrivere la realtà in cui si è immersi e coglierne i lati oscuri, vuol dire far conoscere agli altri gli aspetti peculiari della nostra storia e anche far scoprire le nostre radici.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nel testo c'è tanto di me: primo l' "amor locii", una immedesimazione con l'ambiente di appartenenza, ma anche il rivedere la vita quotidiana del passato con i suoi personaggi e le varie vicende storiche.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno in particolare, ma tanti cittadini, che mi hanno sollecitato a scrivere un'opera completa sulla storia del paese.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il primo a leggerlo è stato il prefattore, l'On. Domenico Romano Carratelli.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Se le nuove tecnologie digitali promuoveranno e amplieranno l'amore verso la lettura, ritengo che anche gli ebook possano essere una cosa importante per lo sviluppo del pensiero critico ed autonomo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Può andare bene, a patto che rimanga importante la scrittura manuale che ne è la base.
 

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Venerdì, 28 Settembre 2018 | di @BookSprint Edizioni

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