1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono pavese, ho studiato al liceo classico Ugo Foscolo. Non ho deciso di diventare scrittore. Ho sempre amato raccontare alla carta pensieri e fantasie da condividere con me stesso o con un amico, diverso volta per volta secondo l’argomento. Col tempo, e per troppo poco tempo, fra chi ascoltava le mie storie ci sono stati soprattutto i figli.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Faccio, per mestiere, l’agente di commercio. Le attese spesso sono lunghe e noiose. È un buon momento per trascrivere, oggi che ci sono i tablet, i pensieri e le storie che invento; lo facevo anche con carta e penna, ma era scomodo e prendevo, fondamentalmente, appunti.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Fra i contemporanei amo i romanzi d’avventura W. Smith ad esempio o i fantasy come “Il Signore degli anelli” e gli eredi di Tolkien. Anche leggere è attività da macchina o da ferie: voglio letture “leggere”.
4. Perché è nata la sua opera?
“Le avventure di Cane Bill” sono nate in macchina quando i figli erano piccoli per tenerli tranquilli. Inizialmente cercavo di inventare nuovi personaggi ad ogni viaggio ma Cane Bill è piaciuto, raccontavo le sue storie facendo la voce da vecchietto. Dopo anni mi hanno chiesto di scrivere di Cane Bill per raccontare le sue storie a loro volta ai loro figli.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho già accennato al liceo. La definizione “contesto sociale” può essere interpretata in senso aulico (politica, immigrazione, ambiente) nel qual caso il mio scrivere e i miei scritti vogliono essere una fuga. Se interpretiamo in senso restrittivo (società familiare ed amici) l’avere una moglie artista ha sicuramente facilitato l’espressione delle mie fantasie che, nella famiglia d’origine, faticavo ad esprimere.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivo alcune cose per evasione, molti articoli già pubblicati anche su riviste nazionali spero possano essere uno stimolo a migliorare soprattutto la gestione della natura.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
È possibile scrivere senza metterci noi stessi o i nostri sogni?
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Già detto: i figli. Alcuni amici, leggendo i miei racconti mi hanno stimolato ad ordinarli poi un amico medico, il Dott. Genoni, molto bravo a disegnare mi ha illustrato i primi capitoli ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A due, tre amici fidati appassionati di natura e di libri.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Mia sorella negli ultimi anni sta leggendo Ebook, dice che è molto comodo e che è gradevole anche in spiaggia. A me piace il contatto con il libro cartaceo che trovo piacevole, come il suono di un tappo di sughero che esce dal collo della bottiglia.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non conosco gli audiolibri. C’è un libro serio di Pennac (“Come un romanzo” mi pare) che parla del piacere della lettura attiva o passiva (ascolto chi legge). Mi figlia piccola ama che le si legga: è leggermente dislessica e fa fatica a leggere da sola. Se uno legge per lei ne è felice! Gli audiolibri in questa situazione potrebbero essere una vera soluzione.