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13 Set
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Intervista all'autore - Antonio Salvatore De Biasio

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Provengo dal pittoresco Gargano, terra di sogni ed evasioni: ricchezza per ogni artista che riesce a trovare nella natura e nel paesaggio prettamente paesano motivi di ispirazione. Propriamente Foggia è la mia città natale. Non so se dire di essere legato ad essa perché ho sempre avvertito che a guidarmi fosse il mio spirito libero e itinerante. Il mio interesse verso la narrazione in prosa o poesia l'ho avuta appena finito il Liceo, spingendo le mie analisi introspettive alla ricerca della risposta alla fatidica domanda: Cosa fare da grande?
Nel senso di non chiedermi solo di capire la realtà e il possibile futuro, ma PERCHÉ si giunge a "quel" punto della vita e quali fossero le vere aspirazioni contrariamente alle prospettive convenzionali.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Prevalentemente dalle 04:30 alle 07:30 del mattino.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
A dire il vero, un po' per ignoranza sul panorama letterario di pertinenza, ma soprattutto per non aver mai voluto riferirmi ad alcun autore in particolare dico nessuno. Ma mi corre l'obbligo anche precisare che la non scelta è dovuta in particolare all'indirizzo di guardare a tutti i generi poetici in modo simile.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per una particolare sensibilità verso il sentimento dell'amore visto non solo come un fenomeno o per meglio dire una attitudine sociale, non parlo di filantropia per intenderci, ma quell'amore poliedrico su cui si basano le relazioni di innamoramento, di maturazione affettiva, di attuazione di una connotazione dell'amore stesso: quel tipo di amore che non teme l'amore, ma è affrancato da tutti i tabù, le tradizioni, le inibizioni, i veti. Uomini e donne liberate dall'amore e ridonate all'amore per dimostrare che l'assenza dell'amore, non quello dei telegiornali, è l'unica causa del degrado etico sociale.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Direi molto, in quanto mi sono sempre rapportato con ogni genere di persona senza coltivare alcuna forma di selezione o prevenzione. Il contesto sociale dentro il quale ho vissuto, è stato variegato. La vera peculiarità tuttavia non è stata la diversità dei profili umani nella loro estrazione sociale, ma la modalità con cui mi sono rapportato a loro, immergendomi nelle vicende umane e poter dare il mio contributo per l'insegnamento e il recupero dei valori. Non a caso sono stato pastore evangelico per diversi anni.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Mi sento di affermare con lucida consapevolezza che lo scrivere per me è sempre stato "il modo" per comunicare. Cosa molto difficile al mondo è l'arte del comunicare in modo semplice e senza asservimenti ai poteri, quelli esterni alle tue potenzialità. Quando si riesce a trasmettere la verità in modo che essa attecchisca alle coscienze e orientano il vivere è il massimo. Ho dato alla poesia questo potere, per raccontare la vita (e la mia) e farlo senza che alcuno si possa sentire tagliato fuori. C'è stato senza dubbio lo scopo che ha sempre caratterizzato la vita raccontata nelle mie poesie. É in sintesi, vedere nella vita che le storie raccontate dalle azioni esteriori degli individui non è la vera realtà, ma ciò che si fa credere di se stessi. La vera storia da raccontare è dentro o dietro, ma rimane celata in coerenza al significato d'origine dell'appellativo con cui ci caratterizziamo, vale a dire "persona", ossia "maschera".
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Poco in modo autobiografico diretto, ma molto in modo nascosto. Ho trovato poco corretto impostare le mie poesie sul piano autobiografico per non snaturare la connotazione principale di comunicare a tutti facendo leva su eventi e sentimenti potenzialmente "vivibili" sia da me che da altri. Va da sé, pertanto, che alcune poesie parlano di storie altrui presentate in una chiave personale.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Alcuna figura in particolare. Ci sono state persone che hanno certamente giocato un ruolo chiave che mi ha portato a sentirmi ispirato a scrivere certe poesie. Come anche personaggi di pura immaginazione, protagonisti di non poche poesie sull'amore dei cuori innamorati. Tuttavia devo dire che c'è una persona che mi ha dato l'"urto" positivo, ma è nel mio intimo posto segreto.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ancora devo ricevere il mio primo romanzo. E comunque rimane una scelta molto personale.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Devo ammettere quello che in molti pensano e cioè che l'ebook ha nettamente scalato la graduatoria del gradimento. Ma non declasserei così facilmente il classico libro di carta, espressione di un gusto intramontabile che vede nella "carta" ciò che porta le tue "note", il fascino del "tuo" disponibile in ogni momento e non schiavo della tecnologia.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che siamo agli albori e che comunque già capace di evidenziare i vantaggi che possiede. Forse rimarrà di nicchia, ma certamente uno strumento di supporto più che di prassi consueta.
 
 

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