1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è specchiarsi cogliendo molti più dettagli di quanti se ne potevano scorgere prima d'aver preso la penna.
È uno strumento potente per poter esprimere se stessi, capirsi e farsi capire.
Non so esattamente cosa provo quando scrivo... di certo provo un gran senso di soddisfazione nel riuscire a comporre frasi utilizzando parole precise, adatte, dal significato e dal suono coerente con il concetto che si vuole esprimere.
Per me non esistono i sinonimi.
L'emozione più gradevole penso sia quel senso di compiutezza che si prova nel porre quell'ultimo punto conclusivo di un testo. Quello che sancisce la fine del lavoro, la completezza di quanto iniziato.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il libro parla esclusivamente della mia vita.
Infatti è la narrazione in stile epico-cavalleresco dell'esame di Maturità mio e della mia classe.
Appena finivo un esame, tornavo a casa e scrivevo quanto era accaduto.
Certamente vi sono degli abbellimenti artistici come la storia d'amore un po' inventata e il senso di unità fra i miei compagni, che c'era, ma chiaramente non è mai stato potente come la storia lascia pensare.
Ad ogni modo, quanto narrato è vero sebbene avvolto tra le pieghe della fantasia.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera è stato per me una grande sfida. Lo scopo era rendere questo faticoso esame memorabile, qualcosa da ricordare con piacere anche a tanti anni di distanza, un simulacro vivente di un glorioso passato.
Pensavo che sarebbe stato davvero piacevole poter tenere un momento così importante della mia vita, letteralmente fra le mani, poterlo sfogliare, poterlo leggere e raccontare.
È stato inoltre, come dicevo, "specchiarsi". Ho potuto ripensare a quando iniziai il liceo e alle idee che avevo a quel tempo, vedendo così come queste fossero cambiate in cinque anni.
Ho potuto considerare, di quanto imparato, cosa mi sarebbe realmente rimasto e cosa avrebbe avuto senso valorizzare tramite questa storia.
Infine è stato un buon esercizio di memoria: ricordare d'aver passato questa ardua prova, m'aiuterà sicuramente nell'affrontare le successive.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Inizialmente il titolo cui avevo pensato era "Maturità 2017". Ma poi ho pensato che indicare l'anno avrebbe reso il libro di scarso interesse per diplomati in altri anni.
Così l'ho cambiato in quello attuale, rendendolo così "eterno".
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
La risposta è semplice: la Bibbia.
Questo perché io credo che sia davvero la Parola di Dio e quindi fonte di vita per chiunque si fidi di essa.
Sono Cristiano Evangelico battezzato da due anni. Medito la Parola di Dio ogni giorno ed essa è davvero: "...ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia..." (2 Timoteo 3:16).
In un'ipotetica isola deserta che libro porterei? Certamente questo, avrei tutto il tempo che voglio da passare in compagnia del mio Signore Gesù che amo e da cui mi sento amato.
Inoltre, di certo, non mi mancherebbe nulla.
6. Ebook o cartaceo?
Certamente l'ebook presenta vantaggi logistici non indifferenti: è meno costoso, meno ingombrante e più accessibile grazie alla possibilità di modificare il carattere a piacere.
Tuttavia, sebbene il libro non presenti tali caratteristiche, vi sono alcuni aspetti della "carta", che l'ebook non presenterà mai. Parlo del profumo delle pagine, della possibilità di farne un regalo e della possibilità di poterlo chiudere in un colpo quando il brano che si sta leggendo è troppo pauroso o imbarazzante.
Un lettore sa che queste cose contano.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non è stata una scelta. Semplicemente mi è sempre piaciuto scrivere e quindi ho sempre scritto, covando nel cuore il desiderio di poter, un giorno, pubblicare qualcosa.
Oggi ciò è successo e ne sono molto felice. Spero che seguiranno altre pubblicazioni, magari anche più corpose.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea è nata un giorno mentre studiavo per l'esame di Maturità. Pensavo già a come sarebbe andato e come sarebbe stato poter raccontare di questa avventura.
Così pensai: "Ma perché non tenere un piccolo diario di quanto accade, così da essere certo, un giorno, di poter ricordare cosa è accaduto senza che il tempo influisca sulla memoria".
E da allora iniziai già a pensare a come avrei iniziato il racconto.
Non mi viene in mente alcun aneddoto da poter raccontare.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una splendida sensazione di compiutezza e di realizzazione personale.
Per quanto il libro sia semplice e poco corposo, comunque ha richiesto impegno e lavoro da parte mia. Per questo, vender la propria speranza diventare plastica, reale, sfogliabile, è qualcosa che non ha prezzo.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona ad aver letto il libro è un mio carissimo amico d'infanzia di nome Mattia.
In realtà glielo ho letto io mentre lo stavo correggendo e migliorando stilisticamente.
Gli piacque molto, anche se era decisamente di parte: essendo mio amico e appassionato di questo genere letterario.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia un'ottima opportunità per chi non può, fisicamente, leggere.
In quanto tutti devono poter conoscere il contenuto delle pagine di un libro che suscita il loro interesse.
Tuttavia, credo che senza difficoltà che richiedano l'udito per leggere, allora gli occhi debbano essere usati dalla prima riga all'ultima.
Questo perché chi scrive non usa le parole a caso. Ma le pensa, le medita, le prova e infine decide. L'utilizzo delle figure retoriche di posizione è sempre pensato, come anche la posizione delle parole nella pagina, lo spazio fra queste o il carattere scelto.
Perdere tutte queste informazioni per pigrizia significa perdere buona parte del senso del libro.