1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho passato la mia giovinezza a Bologna, tra il salone di bellezza di mia mamma e la casa della nonna dove essendo la più piccola ero coccolata da tutti, pur subendo i normali dispettucci di uno zio geloso e poco incline a farmi giocare con i suoi soldatini. In casa si sono accorti subito del mio talento per la lettura e la scrittura tanto che ancora piccola mi regalarono una macchina da scrivere. Ero al settimo cielo, perché avevo visto segretarie scrivere così velocemente che pensavo sarebbe stato davvero incredibile mettere istantaneamente sulla carta tutto ciò che mi solleticava l'immaginazione... peccato che le mie manine erano troppo piccole e deboli per spingere quei tasti meccanici e così, delusa, ripresi la mia amata matita per scrivere in quinta elementare il mio primo romanzo su di un block-notes gigante, con l'immagine di Snoopy sulla copertina, prendendo i nomi dei protagonisti da un cartellone pubblicitario di Via col vento che aveva in camera una mia zia.
Durante le vacanze con i miei genitori si andava per almeno un mese in campeggio e lì, avevo sempre un gruppo di bambini piccoli che mi seguivano per ascoltare le storie più strampalate che raccontavo loro con enfasi incredibile per una ragazzina, che invece di cercare la compagnia dei coetanei si divertiva a vedere i cambi di espressioni del suo piccolo pubblico. Quindi si può dire che non ho deciso di diventare scrittrice, ma è qualcosa che sento dentro di me.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Come per la Rowling, la scrittrice della famosa saga di Harry Potter, anche un tovagliolino del ristorante può essere utile quando arriva l'ispirazione. Sono una donna che lavora, impegnata in diversi campi e con poco tempo a disposizione, ma ogni momento può essere buono, tra una lavatrice e la preparazione di un pasto. La notte poi, quando tutti dormono e la casa è finalmente tranquilla, abituata per lavoro ad alzarmi presto diventa una cosa normale vedere l'alba dalla mia scrivania anche quando sono di riposo. La cosa peggiore è staccarsi per fare altro.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi sono innamorata di Elena Ferrante, del suo modo di scrivere, che emoziona parola dopo parola. Racconta la vita, la vita reale, le donne, lei stessa è donna e si sente. Questo mi piace di lei.
4. Perché è nata la sua opera?
Poco più che ventenne ho sentito l'ispirazione di fare dei disegni, consapevole del fatto che ognuno di essi aveva una storia. Ho iniziato a scriverne alcune poi mi sono fermata. Ora sono passati altrettanti anni e di nuovo ho provato quella scossa che arriva fino alla punta delle dita e non puoi fare a meno di scrivere. Tra l'altro questi disegni sono diventati quadri che ho in casa e questo in particolare mi dava delle emozioni fortissime, sapevo che era giunto il momento di scriverne la storia e così è iniziata.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tantissimo. Le mie molteplici attività mi hanno portato a fare anche pellegrinaggi. Durante i quali ho avuto modo di parlare con tante donne che vivono la difficoltà della vita religiosa con quella reale di tutti i giorni. Come se vi fosse una divisione tra l'una e l'altra, invalicabile. Ebbene attraverso questo libro voglio mostrare a tutte le donne che si sentono come la protagonista, delle leonesse, che quindi lottano per i loro valori, per la loro famiglia e per se stesse, che al di là di quello che la società ci mostra come normale, in realtà siamo noi che dobbiamo capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. É comunque un percorso personale, fatto di errori, di tentazioni, di riflessioni che dobbiamo affrontare in prima persona. Nessuno può comprendere meglio di noi cosa si prova a credere in qualcosa e subito dopo trovarci in conflitto con le nostre convinzioni. Quindi al di là di quello che gli altri possono consigliarci o rimproverarci siamo noi che dobbiamo crescere e fare quel passo verso una consapevolezza che ci porti al di là di quel muro che ci siamo creati intorno. Proprio per questo il libro è nato con la necessità di non usare nomi propri. In questo modo è il lettore stesso che si creerà il proprio personaggio, e il racconto si svilupperà realmente intorno a lui.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Direi una coesione di entrambe, anche se in questo caso particolare, è l'evasione che diventa realtà. Qui la protagonista sognatrice, si rifugia in un mondo irreale per scappare momentaneamente dalle difficoltà e dai traumi di una vita più che mai difficile. Vive di fianco ad un uomo che non è in grado di capirla quanto lei vorrebbe e che non le sa dare ciò di cui ha bisogno. A questo punto, all'improvviso vede realizzarsi il suo immaginario. Peccato che entrambe le realtà non solo non possano coesistere insieme, ma richiedano una decisione drastica, in grado di stravolgere completamente il suo equilibrio. Quindi possiamo immaginarci un futuro migliore, ma può davvero essere conciliabile con quello che siamo realmente?
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Almeno un 50%. Io sono in ogni personaggio come ogni persona che ho incontrato e frequento nella mia vita si trova nei medesimi personaggi. Perché uno scrittore è ciò che scrive e ciò che vive. La sua vita come la sua anima si stampano nelle parole e nel cuore di chi legge. Se questo avviene leggendo provi gioia, rabbia, tristezza, dolore, commozione... Quando si scrive qualcosa per pubblicarlo è come un invito ad aprire il proprio cuore, il proprio essere, al di là della storia, sono le emozioni che parlano di te.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, una persona che ha vissuto realmente una situazione analoga e mi ha dato la possibilità di condividerla. Questo credo sia importante sottolinearlo, perché a volte ciò che desideriamo con tutto il cuore può realizzarsi, ma spetta a noi capire quanto ciò possa essere la scelta giusta nella vita reale.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ero così entusiasta di ciò che avevo scritto, che ho tentato l'impossibile. Farne partecipe mio marito. Un uomo che al di là dei titoli di un quotidiano o di un articolo sportivo, difficilmente prosegue la lettura. Quindi ho pensato di leggerglielo poco per volta ed è accaduto l'incredibile. L'ho visto assai coinvolto, quanto non avrei mai immaginato. Poi sono seguite alcune persone di fiducia le cui critiche mi hanno emozionato. Per questo ho pensato fosse giunto il momento di pubblicarlo.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente la società di oggi, i giovani in particolare, più abituati al computer che ai testi pesanti ed ingombranti ci porteranno ad avere sempre meno carta stampata. Sono comunque convinta forse per la mia età, che la lettura sia anche una esperienza tattile oltre che visiva. Ogni volta che volti una pagina e fai un sospiro è una sensazione che rischi di perdere se ti trovi davanti ad un tablet o ad un computer. In particolare io quando leggo, ho sempre una matita a portata di mano, perché amo fermarmi a sottolineare i passaggi che mi entusiasmano di più, per poi cercarli quando mi ritornano alla mente..
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Dopo aver letto il libro a mio marito mi sono convinta che è davvero una frontiera importante. Ci sono come lui tante persone che non amano leggere semplicemente perché fanno fatica a dare le giuste intonazioni, quindi a comprendere il testo. Sono perciò convinta che sia davvero una grande iniziativa che con la giusta informazione potrà dare grandi soddisfazioni nel campo editoriale.