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14 Ago
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Intervista all'autore - Giorgio Sciuto

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Alla storia della mia vita, associo sempre la parola predestinazione, quella del viaggiatore. Sono nato a Casablanca, figlio di emigranti siciliani e, prima di raggiungere l’età di 19 anni, avevo già vissuto in tre diversi paesi e 4 diverse città. Sono poi sono diventato un giramondo prima per motivi famigliari e per motivi di lavoro. Ho trascorso oltre il 70% della mia intera vita fuori dall'Italia, quasi sempre con la famiglia.
Sono sempre stato curioso, desideroso di incontrare gente nuova e culture diverse, ho sempre vissuto nella multiculturalità e la diversità etnica e questo mi ha permesso di cumulare un bagaglio di esperienze straordinario. Penso sia naturale avere voglia di condividere queste emozioni con gli altri. La scrittura è sempre stata presente nella mia vita, ho sempre scritto, sin da bambino. La mia lingua madre è il francese e ho già pubblicato due romanzi gialli in Francia.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando lavoravo, la sera e nei weekend. Adesso sono in pensione, il tempo mi appartiene e scrivo quando ne ho voglia o quando mi viene l'ispirazione.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono un divoratore di Legal Thrillers e thrillers in generale, possiedo quasi tutta la produzione letteraria di Grisham, Connelly e Follett.
Sono ovviamente appassionato dei classici francesi.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Ho avuto una bella adolescenza, poi diventata difficile, dopo quello che chiamo il mio "sradicamento", ovvero la partenza da Casablanca a 16 anni. Ho realizzato allora che il tempo dei giochi, delle amicizie e della spensieratezza erano finiti. Lo definisco un evento traumatico. In questo libro racconto una storia di formazione travagliata e dolorosa.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Come detto prima, il contesto nel quale ho vissuto ha consentito un arricchimento intellettuale, è stato per me una scuola di vita. Non ho compiuto solo viaggi brevi ma ho vissuto per anni, con la mia famiglia, a contatto diretto con gente di altri paesi e di altre culture. Bisogna cogliere queste situazioni come opportunità, direi un privilegio e ampliare le proprie conoscenze ed aprire la propria mentalità.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Mi piace raccontare storie, il mio scopo è l'evasione ma, pur evadendo dalla realtà, il tuo vissuto e la tua propria storia, lasciano di sicuro un'impronta in quello che scrivi, in modo conscio od inconscio.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Sei quello che scrivi, da questo non si scappa.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi tutti quelli che ho incontrato nella mia vita.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alle mie figlie.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Prevedo un futuro radioso, ma io non lo utilizzo, rimango molto legato al meraviglioso volume di carta, lo tocchi, lo odori: esiste.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come sopra.
 
 

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Martedì, 14 Agosto 2018 | di @BookSprint Edizioni

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