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BookSprint Edizioni Blog

13 Ago
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Intervista all'autore - Vincenzo Borzumati

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per me scrivere è fare ragionamenti, andare in profondità nei discorsi, fare introspezione, scavare dentro me stesso, farmi delle domande, le più complicate, e cercare la maniera di darmi le risposte. Provo emozione quando scopro cose nuove, quando riesco a darmi risposte che non mi aspettavo. Io non potrei mai scrivere come evasione, perché non vado ad inventare storie, ma cerco quegli aspetti di vita reale che sono alla base di tutte le storie che si raccontano.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Il libro non è un'autobiografia - perciò in esso non vi è alcuna traccia della mia vita - però riassume tutti quei risvolti psicologici che si riscontrano nei vissuti delle persone. Non riferisco quindi a me stesso una situazione particolare - e d'altra parte ciò non è rilevabile nel libro - perché il discorso è impersonale, ma sviluppa un mio pensiero e questo sì che è personale. Chi legge, può concordare con me o no, ma se non concorda, riesce ad individuare la sua via alternativa.
E ciò è positivo.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Il libro è un viaggio all'interno dell'uomo, iniziato mettendo su carta pensieri e riflessioni e man
mano sviluppando nuovi concetti e idee. Indagando sui comportamenti umani, mi sono reso conto che l'obbiettivo principale della mia ricerca era quello di indirizzare me stesso e i lettori su come operare per vivere bene il proprio tempo. Il libro è stato per me nella sua stesura un percorso di purificazione per elevarmi, in una scala dei valori, verso quelli che conducono ad una perfettibilità dell'individuo.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Come detto, sono partito facendo navigare il mio pensiero su ragionamenti che approfondivo, 
ma senza puntare a un fine prestabilito. Come dire: "Va dove ti porta il tuo pensiero."
Andavo avanti così e mi sono accorto che i discorsi mi portavano in una certa direzione in cui mi addentravo, trovando nuovo materiale su cui condurre la mia indagine. Parlavo di momenti della nostra vita e perciò mi venne spontaneo dare a quello che ancora non era un libro, il titolo "I nostri momenti".
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Indubbiamente in qualsiasi posto del mondo porterei il mio libro - che è un vademecum - 
come quando viaggio o sono in vacanza. Io leggo molto e spesso me stesso, lo apro a caso a qualsiasi pagina (cosa che consiglierei agli eventuali miei lettori) e leggo. Quali i vantaggi? Apprendo da me stesso, metto in moto il mio pensiero, sviluppo nuove idee, mi rilasso, leggo le parti più difficili, le rileggo, medito. Ovvio, porterei altri libri, ma soprattutto quelli che portano l'individuo a pensare.
 
6. Ebook o cartaceo?

L'ebook è più comodo perché puoi memorizzare più cose e più libri in un oggetto tascabile, ove 
tra l'altro puoi memorizzare tante altre cose. Il cartaceo richiede più spazio e peso, ma in  compenso puoi sfogliarlo, mettere segnalibri, note, rivedere in contempo più pagine, segnare quelle che interessano, stanca meno la vista, è meglio manovrabile, specie se il tomo è grosso.
A mio parere è preferibile, ma le abitazioni oggi hanno spazi ridotti per le biblioteche personali e spesso i primi ad essere sacrificati sono i libri.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

La mia attività professionale, principalmente a Milano, è stata quella di ingegnere. Ai tempi
del liceo classico eccellevo in latino e scrissi allora una poesia in esametri dattilici e un
racconto di vita vissuta. Durante l'attività lavorativa non mi sono dedicato alla scrittura, però frequentavo i circoli culturali lombardi, che mi hanno spianato un cammino di introspezione attraverso le discipline che venivano approfondite nelle riunioni di ascolto e di dialogo.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L'idea del libro nasce perciò, dalla elaborazione di concetti, di riflessioni, di intuizioni suffragate 
da profondità di pensiero e sostenute da esperienze di vita. Mi è sembrato durante la ricerca di essere guidato verso quello che scrivevo ed è questo il motivo per cui leggo spesso me stesso, per apprendere da me, per ritrovarmi in quella parte a cui il pensiero comune non mi porterebbe senza la concentrazione sul testo. L'attenzione, lo sforzo della lettura è quello di riuscire a far proprio quello che si legge.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Inizialmente erano degli appunti ai quali ho cercato di volta in volta di dare struttura e organicità arricchendoli di contenuti. Non pensavo ancora che il mio lavoro potesse diventare un libro. L'idea è venuta poco alla volta, allorché mi sono accorto che facevo considerazioni e ricerche che meritavano di essere portate alla conoscenza del vasto pubblico e a quel punto decisi che dovevo puntare alla pubblicazione del libro. Ci ho lavorato per cinque anni, sia pure con pause di riflessione...   

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

É un libro che può essere letto da qualsiasi pagina. Il primo impatto non è semplice, bisogna 
entrare nello spirito per capire cosa esso vuole comunicare. Anche il frasario non è semplice.
I concetti vanno letti, riletti e meditati, non è un libro che si esaurisce arrivando alla fine.
Di ciò tenuto conto, ho dato il libro per la presentazione a un critico letterario, il quale ne ha elogiato le qualità e me lo ha poi proposto per una premiazione in un pomeriggio letterario, in una cornice di numerosi esponenti di cultura.       
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L'audiolibro è interessante per diversi motivi e in diverse occasioni. Tiene occupata la mente, 
ma lascia liberi gli sguardi, i movimenti, le mani. É utile per i ripassi, per imparare a memoria, consente in contemporanea di dedicarsi ad altre occupazioni. Non tiene impegnata la vista ed è ottimo per chi ha problemi di vista. Astrae dalla realtà, va bene per viaggi, più o meno lunghi, è comodo per chi soffre d'insonnia, nei momenti di relax, per chi ama la lettura, ma vuole ascoltare più che leggere, ad esempio se si prende il sole a mare.

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Lunedì, 13 Agosto 2018 | di @BookSprint Edizioni

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