1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato ad Aversa, in provincia di Caserta, ma oggi vivo a Bologna. Dopo il diploma artistico e vari corsi mi sono trasferito per motivi di lavoro, dove mi sono specializzato in vetrate artistiche, restauro del vetro e tessere mosaici, ma poi ho perso il lavoro per la crisi così ho svolto altri lavori di diverso genere che mi han costretto a continui cambiamenti di residenza. Nel frattempo ho comunque avuto la possibilità di fare molti viaggi in vari Paesi attratto da costumi e culture diverse dalla nostra dove ho appreso molte cose che oggi mi han portato a quello che sono. Poi con l'ultimo licenziamento, mi sono ritrovato senza lavoro e così un mio amico mi ha detto: "ma perché non ti prendi una laurea in antropologia? così puoi sfruttare tutte le tue conoscenze ed esperienze di viaggio e perché no diventare un antropologo o ricercatore!!! Così mi sono iscritto ad una triennale in Antropologia, religioni e Civiltà Orientali e poi alla Magistrale.
In realtà non avevo mai pensato di scrivere un libro, mi sono sempre limitato alle piccole tesine o relazioni che mi chiedevano nei seminari etc. e in un secondo momento quando ho iniziato a collaborare per una testata giornalistica per cui scrivevo articoli di tipo antropologico in quanto in quel periodo mi occupavo di un "mondo altro" ossia quello delle carceri. Ho scritto vari articoli e poi un piccolo saggio sulla modificazione sensoriale del corpo incarcerato presentato in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, è stata una soddisfazione leggere un estratto del saggio in presenza di rappresentanti della provincia di Bologna, delle varie organizzazioni, associazioni, eccetera oltre che dell'attore Salvatore Striano, protagonista di "Gomorra" e "Cesare deve morire" che ha presentato il docufilm "Il riscatto di Salvatore Striano dal carcere al palcoscenico" di Giovanna Taviani.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In verità non ho un momento preciso, dipende da quanto ho da fare, comunque preferisco nelle fresche mattinate.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
In realtà non ho un autore preferito, sto ancora leggendo varie monografie di antropologi famosi e ultimamente ho letto qualche libro di Maurizio De Giovanni, Andrea Camilleri, Lami Tylor, Paolo Giordano e Glenn Cooper.
4. Perché è nata la sua opera?
Per far conoscere questo culto particolare o meglio questo Santo anche se non ufficiale, cioè non riconosciuto dalla Chiesa cattolica romana ma oggi abbastanza tollerato, del resto Papa Francesco e il Gauchito sono Argentini.
Il Gauchito rappresenta una speranza per la gente in questo momento di crisi mondiale che coinvolge anche noi italiani, e attraverso la conoscenza del Gauchito, del suo culto e dei suoi devoti possiamo trovare tante risposte anche noi.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Certo ha influito molto il contesto sociale dove ho vissuto da ragazzo visto che provengo da un paese della Campania dove la tradizione cristiana è molto radicata ma affiancata da credenze popolari che ancora oggi sopravvivono e che mi hanno sempre affascinato, ma ho trovato altre credenze particolari anche nelle varie regioni italiane dove ho vissuto e all'estero ma sicuramente la Campania è stata la regione che ha influito di più e spesso ho ritrovato quella Campania di quando ero bambino proprio nei Paesi del cosiddetto Sud America.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che scrivere è un buon mezzo per "viaggiare" nelle varie realtà che esistono, sia dentro di noi che attorno a noi e quindi lo si può fare per evadere da questa realtà e visitarne e raccontare un'altra.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Credo che ci sia abbastanza di mio nel libro in quanto osservatore partecipante a questa ricerca condotta tra Argentina, Uruguay, Brasile e Paraguay anche se ho cercato, non sempre riuscendoci, di essere un osservatore distaccato, ma sia il calore della gente che il contatto con il "sacro" mi hanno coinvolto più di quanto pensassi.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Certamente devo ringraziare varie persone, prima di tutti la cara amica antropologa dott. Stefania Taddia che ha lavorato a mio fianco, leggendo e rileggendo il testo e aiutandomi nella battitura, il prof. Davide Domenici, archeologo e antropologo nonché relatore per la prefazione al libro, al mio amico M.B. per aver finanziato il progetto, a Mario Salomone e al prof. Giorgio Basevi per avermi sempre sostenuto, naturalmente la mia famiglia.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il libro è stato letto dai miei amici o colleghi
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Certamente è un ottimo supporto anche se io sono affezionato al cartaceo, ma credo che sia un ottimo mezzo e credo che sia anche più economico.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Interessante questa idea dell'audio libro, non avevo mai provato, per questioni di stanchezza, dopo aver passato tante ore vicino un pc o sui libri a studiare. Un giorno volevo leggere "Il cacciatore di aquiloni" così per caso mi sono imbattuto in un audiolibro ed è stato... rilassante.