1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Beh, ho vent'anni, sono nata e vivo tuttora a Cosenza in Calabria. I miei genitori sono divorziati da anni e ho una sorella di cinque anni più grande, ora vive a Napoli e frequenta lì l'università. Sono una ragazza molto introversa, non mi espongo molto e capirmi è difficile. Se lo faccio è perché sono in compagnia di persone speciali, oppure quando scrivo. Chi legge i miei libri impara a conoscere chi è veramente Alessia.
Ho frequentato il liceo scientifico, dopo il diploma mi sono iscritta alla facoltà di Lettere. Il mio obbiettivo nella vita è quella di diventare giornalista o lavorare in una casa editrice. Anche se mi piacerebbe fare esperienze di ogni tipo, ad esempio la traduttrice o l'hostess d'aereo (me la cavo parecchio in inglese).
Tuttavia dopo qualche mese ho lasciato l'università, avevo problemi coi corsi e coi professori e ho voluto provare a prendere un'altra strada (scelta decisamente stupida a ripensarci ora).
Ho lavorato in un ristorante orientale in cui mi sono trovata benissimo e coi soldi dello stipendio mi pagavo la scuola estetica.
Ora come ora sto terminando il mio primo anno in questa scuola ma ho intenzione di studiare per entrare alla facoltà di lingue. Il mio obbiettivo rimane sempre il giornalismo!
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Decisamente la sera, intorno alle sei/sette. È un momento rilassante in cui la mia mente viaggia nei racconti e le mie mani trasferiscono tutto su foglio. Non riuscirei a scrivere nulla di sensato la mattina, ahaha.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Averne solo uno è impossibile!!
Ci sono così tanti libri che ho letto e così tanti autori che mi hanno colpito, in una mia ipotetica classifica al primo posto starebbero Jennifer Armentrout e Federica Bosco.
4. Perché è nata la sua opera?
L'ho sognata!
So che può essere comica questa storia ma giuro di averla sognata. Era luglio, avevo sedici anni e feci questo sogno bizzarro dove lui aveva degli occhi luminosi e blu e tentava di proteggere lei. E poi sognai creature ossute, luci accese e una guerra all'ultimo sangue. Immaginate la mia faccia quando mi sono svegliata…
Due giorni dopo mi misi a scrivere et voilà ne uscì quello che ora è “Over Light”.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
In realtà non molto. Essendo adolescente vivo strettamente con persone della mia età, o al massimo di uno o due anni più grandi o più piccoli. È estremamente difficile trovare ragazzi della mia età a cui piaccia leggere e non credo che in Italia ci sia questa grande pubblicità per i libri.
Io ho iniziato dal nulla, ho visto un libro e ho iniziato a leggerlo solo per passare il tempo. E guardatemi ora! Ho scritto 5 libri, sono una patita di letteratura italiana e inglese e aspiro a diventare giornalista.
Nessuno può sapere cosa ci appassiona veramente, il mio consiglio è quello di sperimentare, proprio come io ho fatto coi libri. Se aspettate di essere influenzati da qualcuno o dalla società siete perduti.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Decisamente entrambi!
Quando scrivo mi catapulto completamente nella storia e dimentico tutto ciò che è la mia vita. Vivo attraverso gli occhi e i gesti dei miei personaggi e mi sembra di aver vissuto decine di vite diverse. Allo stesso tempo quando scrivo cerco di evidenziate alcuni aspetti sociali che viviamo ogni giorno, giusto per non evadere troppo dalla realtà e rimanere coi piedi per terra.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Praticamente tutto, ogni parte di me è stata descritta come caratteristica principale di un personaggio. Per esempio, la mia parte timida e introversa? Ecco che nasce il personaggio di Evelyn; il mio lato saggio e autoritario? Nasce Lily; quello comico e divertente? Vi presento James.
È per questo che non amo identificarmi in un singolo personaggio, c'è un lato di me in ognuno di loro, forse perché effettivamente, da autrice, li amo tutti.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Può sembrare strano o banale, ma è la mia prof di letteratura italiana del liceo. Se non fosse stato per lei io non sarei dove sono ora, non avrei scritto i miei libri e magari non avrei le ambizioni che oggi ho. Ha scoperto questa mia piccola dote, mi ha spinta a partecipare a corsi pomeridiani di scrittura creativa e mi ha incoraggiata sempre a continuare. Le sono molto grata.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia ex migliore amica. Glielo feci leggere e mi riempì di complimenti. Poi col passare del tempo ha abbandonato la lettura e non gliene è più importato delle cose che scrivevo. Successivamente l'ho fatto leggere ad altre amiche che tutt'ora mi supportano. Va decisamente meglio!
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Purtroppo sì. Non che sia una cosa malvagia anzi, per quanto io ami il cartaceo devo ammettere che avere l'ebook è una comodità assoluta e di anno in anno si diffonde sempre più. Credo che arriverà il giorno in cui si utilizzerà solo l'ebook per scrivere, però a parer mio è meglio il cartaceo, parlando soprattutto da scrittrice.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che non farà molta strada, e lo spero vivamente. Non c'è cosa più bella di poter leggere con la propria voce, la propria intonazione, la propria mente che elabora le frasi e ti spinge ad avere una reazione. E questo l'audiolibro non lo permette. Come ho già detto, non c'è paragone con il cartaceo: l'odore della stampa fresca, sottolineare le frasi più belle, piegare il margine della pagina per non dover mettere il segnalibro, spero che queste non muoiano mai.